Editoriali
Buon segnale contro le inchieste show
Un sì alla Camera alla direttiva Ue sulla presunzione di innocenza. Bene
Dopo le divisioni registrate nella maggioranza la scorsa settimana, la commissione Giustizia della Camera ha dato parere positivo (non vincolante) al decreto legislativo del governo che recepisce la direttiva europea sulla presunzione di innocenza, chiedendo di introdurvi una modifica relativa alle conferenze stampa da parte dei pubblici ministeri. Nel parere formulato da Enrico Costa (Azione) e Andrea Ostellari (Lega), e votato da tutta la maggioranza, si stabilisce che le comunicazioni con la stampa facciano capo al procuratore della Repubblica che ricorre “esclusivamente a comunicati ufficiali oppure, nei casi di particolare rilevanza pubblica dei fatti, tramite conferenze stampa”. Tuttavia, si specifica, la decisione del procuratore “deve essere assunta con atto motivato in ordine alle specifiche ragioni di pubblico interesse che lo giustificano”.
L’intento è quello di porre un freno alla prassi delle conferenze stampa show da parte dei pm durante la fase delle indagini, in cui le persone indagate finiscono per essere rappresentate come colpevoli ancor prima di essere processate. Se dalla commissione Giustizia è giunto un importante segnale contro la spettacolarizzazione delle inchieste e la gogna mediatico-giudiziaria, decisamente sconfortanti risultano essere i dati relativi alla valutazione della professionalità dei magistrati.
Rispondendo a un’interrogazione presentata sempre da Costa, la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha infatti riferito che dal 2017 a oggi le valutazioni di professionalità delle toghe da parte del Csm sono risultate essere positive in addirittura il 99,2 per cento dei casi (pari a 7.394). I numeri confermano, se mai ce ne fosse stato bisogno, la sostanziale inesistenza di procedure di valutazione dell’operato dei magistrati, nonostante i continui casi di inchieste flop e arresti ingiusti. Una volta rafforzate le misure a tutela della presunzione di innocenza, non sarebbe male se il Parlamento finalmente decidesse di occuparsi anche di questo.
L'editoriale del direttore