Andrea Giorgianni (foto Ansa)

Il caso Giorgianni e il colpevole ritardo di Csm e Cartabia

Luciano Capone

Alla fine il magistrato è stato sospeso, dopo il comizio alla manifestazione "no Green pass" sfociata con l'assalto alla Cgil. Ma bisognava intervenire molto prima, già con la pubblicazione del delirante libro complottista con prefazione di Gratteri

Alla fine il Csm ha sospeso in via cautelare dalle funzioni e dallo stipendio il giudice Angelo Giorgianni. Il consigliere alla Corte d'appello di Messina lo scorso 9 ottobre si era messo ad arringare in piazza del Popolo a Roma i “No green pass”, lanciando accuse dal sapore eversivo contro le istituzioni, affiancato al fascista Giuliano Castellino che dallo stesso palco guiderà l’assalto squadrista alla Cgil. Nel suo comizietto, Giorgianni ha sbraitato che “il Green Pass è abrogato”, perché “il popolo sovrano ha dato il preavviso di sfratto a coloro che occupano abusivamente i palazzi del potere”, invocando “un processo, una nuova Norimberga” contro dei presunti crimini contro l’umanità prodotti dalle istituzioni nel contrasto alla pandemia. Oltre ogni misura. 

 

Angelo Giorganni, dalle tesi no vax alla sospensione da magistrato

Il Csm deve aver ritenuto che un magistrato così evidentemente squilibrato non può proseguire nel suo ruolo e così la sezione disciplinare ha accolto la richiesta del procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, che si è mosso insieme al ministro della Giustizia Marta Cartabia che aveva incaricato i suoi ispettori di fare degli accertamenti urgenti sul magistrato messinese. E così in breve tempo, meno di tre settimane, dopo che è stata avviata l’azione disciplinare, il Csm ha sospeso il giudice. Finalmente un caso di efficienza del sistema di autogoverno della magistratura? Non proprio.

 

Giorgianni espone i suoi deliri complottisti da oltre un anno, nelle piazze reali e virtuali, attraverso associazioni e pubblicazioni. Persino in Parlamento: “Abbiamo avuto una strage di stato e omicidi di stato – diceva alla Camera in una conferenza stampa a luglio 2020 –. Li accuso di strage, di sequestro di persona, di violenza privata. Credo che ci voglia una nuova Norimberga, in cui il mandante di questa operazione o i mandanti avallata dall’Oms insieme ai killer nei vari paesi siano chiamati a rispondere dei grandi crimini contro l’umanità”. Lo scorso marzo, quindi otto mesi fa, sul Foglio denunciammo l’indencenza del libro di Giorgianni, scritto insieme al medico antisemita Pasquale Bacco, dal titolo “Strage di Stato – Le verità nascoste della Covid-19”, che propagandava falsità antivacciniste e cospirazioniste sulla pandemia. E denunciammo il fatto che il libro di Giorgianni vantava la prefazione elogiativa di un altro magistrato, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che così definiva quel testo paranoide: “un libro-inchiesta che ricostruisce la successione degli eventi, la fonte dei provvedimenti, le correlazioni talvolta insospettabili tra fatti e antefatti, sollevando angosciosi interrogativi – degni di approfondimento nelle sedi competenti – sulla gestione dell’emergenza pandemica. Nell’attenta esegesi del libro, affiora un mosaico in cui ogni tassello trova la propria collocazione”.

 

Quando firmò il libro "Strage di stato - Le Verità nascoste della Covid-19"

Tra le molte reazioni ci fu chi, in continuità con lo stile complottista del libro, affermò che la denuncia del Foglio era una manovra per impedire a Gratteri la nomina alla procura di Milano o, comunque, una “polemica strumentale” per “per attaccare un magistrato che da trenta anni lotta contro la Ndrangheta e i poteri forti che la sostengono” (così il co-autore di Gratteri, Antonio Nicaso, sul Fatto). E nonostante i ripetuti inviti del Foglio a ristabilire un minimo criterio di decenza istituzionale, il Csm e il ministero della Giustizia non hanno fatto nulla. E’ prevalso, come scrisse all’epoca Giuliano Ferrara, “la naturale propensione all’omertoso silenzio, quando si tratta di questioni serie, di una coterie giornalistica e istituzionale capace di ogni pudore in nome della distrazione dell’opinione pubblica dalle cose che contano”.

 

Se ora Giorgianni viene sospeso non è perché abbia detto cose nuove o più gravi, ma perché c’è stata la devastazione, senza precedenti, della sede del sindacato. Ma bisognava aspettare che si arrivasse a tanto? A un magistrato che arringa la folla contro le leggi dello stato da un palco insieme agli squadristi? Nella sospensione di Giorgianni da parte di Csm, procura generale della Cassazione e ministero della Giustizia non c’è stata alcuna tempestività, ma solo colpevole ritardo.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali