lo stadio della roma
Tor di Valle, l'ultima delibera di Raggi potrebbe costare 265 milioni al Campidoglio
Eurnova e Cpi depositano due ricorsi contro la revoca dell'interesse pubblico sullo stadio della Roma, approvata a luglio dal consiglio capitolino. Il Comune potrebbe dover sborsare tra 67 a 265 milioni di euro
Alla fine il ricorso è arrivato. Anzi, i ricorsi. Perché a rivolgersi al Tribunale amministrativo per chiedere di annullare la delibera che revoca il pubblico interesse alla costruzione dello Stadio della Roma a Tor di Valle sono in due: la Eurnova di Luca Parnasi e la Cpi Tor di Valle dell’immobiliarista ceco Radovan Vitek. Le cifre dei possibili risarcimenti sono davvero monstre: da 67 a 265 milioni di euro.
Oggetto del ricorso è una delle ultime delibere approvate dal consiglio capitolino sotto l’Amministrazione di Virginia Raggi (la 75/2021). Una delibera complessa nel suo iter, contestata e approvata con un risicatissima maggioranza ottenuta aggiungendo ai pochi voti grillini rimasti alla Raggi quelli di una parte del Pd dopo consistenti emendamenti presentati proprio dall’allora capogruppo dem, Giulio Pelonzi.
A fine febbraio la Roma aveva deciso di rinunciare a proseguire l’iter di Tor di Valle giunto oramai alle firme finali. Ne era nato un lungo contenzioso con la società di Luca Parnasi con tanto di diffide ai consiglieri. Contenzioso che si era trascinato per mesi, fino a luglio, quando, all’approssimarsi delle elezioni, la Raggi ha puntato forte sulla revoca nella speranza di incassare poi un ritorno politico-elettorale: il 21 luglio l’Aula aveva dato il via libera alla revoca, andando in seconda convocazione, con soli 17 voti favorevoli, Raggi compresa, su 49 aventi diritto: 3 dei 17 frutto della mediazione Pelonzi.
Ora, dopo le diffide di Eurnova e della Cpi di Vitek, arrivano i ricorsi al Tar. A spiccare sono le cifre del danno. Qualora il Tar decidesse per la illegittimità della delibera di revoca, Vitek chiede 234 milioni di danni ed Eurnova 31. Qualora, invece, il Tribunale sentenziasse che la revoca è legittima, Vitek ed Euronova chiedono comunque il riconoscimento di un’indennità per il danno, pari rispettivamente a 47 e 20 milioni di euro. I due ricorsi si basano essenzialmente sulla illegittimità della revoca, in quanto disposta con un’azione di autotutela al di fuori della legge e viziata da irregolarità nelle sedute delle Commissioni Urbanistica e Sport.
Non è stata richiesta né da Eurnova né da Vitek la sospensione cautelare della delibera: non esiste alcun rischio di subire un danno grave e irreparabile che la giustifichi. Per cui, si andrà direttamente alla discussone del merito.
In Campidoglio l’arrivo dei ricorsi era stato messo in conto e l’Avvocatura ha iniziato a studiare le carte. Lato As Roma, non ci sono commenti ufficiali, ma l’assenza di una richiesta di sospensiva, lascia un clima di serenità perché consentirà alla nuova Amministrazione Gualtieri di avere il tempo per lavorare a un nuovo dossier Stadio.
Se il Tar accogliesse il ricorso, dichiarando l’illegittimità della revoca, Tor di Valle tornerebbe nuovamente “in vita” anche se, ovviamente, nulla impedirebbe alla nuova Giunta di portare in Aula una seconda revoca che tenga conto di quanto scritto dai giudici amministrativi.
C’è poi il capitolo Corte dei Conti. Se il Tribunale riconoscesse il diritto dei ricorrenti al risarcimento, il sindaco Raggi, i consiglieri che hanno votato e i funzionari che hanno predisposto il testo di revoca potrebbero essere chiamati a rifondere le casse comunali.
Infine, l’ultimo passaggio in caso di sconfitta del Comune, è l’eventuale rivalsa nei confronti della As Roma. La stessa delibera di revoca, infatti, contiene il mandato all’Avvocatura e agli uffici di valutare i danni subiti dal Comune. Ma questa è una storia ancora molto lontana.