Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Il giustizialismo duro e puro di Giorgia Meloni sull'ergastolo ostativo

Riccardo Lo Verso

Per la leader di Fratelli d'Italia non si può rischiare "di rimettere in libertà mafiosi conclamati". Per fortuna però non è più la stagione della strage di Capaci

L'ultima in ordine di tempo ad issare il vessillo del giustizialismo duro e puro è Giorgia Meloni. Serve una legge per mantenere l'ergastolo ostativo altrimenti, dice, "si rischia a maggio 2022 che mafiosi conclamati, assassini, che si sono rifiutati di collaborare con la giustizia, invece di rimanere in galera possano tornare in libertà a fare in propri comodi perché hanno avuto una buona condotta in carcere o perché hanno partecipato ai programmi di rieducazione". La questione è ormai tutta politica, dopo che la Corte costituzionale ha stabilito che la norma sul carcere ostativo così com'è non va.

 

L'ergastolo ostativo è l'impossibilità assoluta per i condannati per reati di mafia e terrorismo di poter accedere ai benefici penitenziari concessi agli altri detenuti. Vi si accede solo se si diventa collaboratori di giustizia. Ed ecco la bocciatura della Consulta: anche i mafiosi non pentiti possono avere permessi premio o la liberazione anticipata a condizione che dimostrino di avere reciso i rapporti con la criminalità e di essersi ravveduti. Non farlo significa violare due principi inseriti nella nostra costituzione: di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e di funzione riabilitativa del carcere. Insomma, non è detto che si resti criminali per sempre.

Apriti cielo. Il partito dei magistrati è insorto e ora insorgono anche i politici ostinati nel non tenere conto che la norma sul carcere ostativo fu decisa all'indomani della strage di Capaci, e cioè nel pieno di un'emergenza che per fortuna non c'è più. Per decenni ci si è turato il naso di fronte all'incostituzionalità della norma, ora ci dovrà pensare il Parlamento a cambiarla, entro il prossimo mese di maggio, altrimenti provvederà la Consulta ad abrogarla. Il che non significa mafiosi e terroristi liberi tutti. Ci sarà sempre un magistrato a valutare l'attuale pericolosità dei detenuti sulla base dei pareri delle Procure.

Ad avanzare una proposta di legge è stata la fondazione Falcone, presieduta da Maria, sorella del magistrato ucciso a Capaci. Nessuna cancellazione dell'ergastolo ostativo, ma una riforma che condizioni la concessione dei benefici alle iniziative degli ergastolani in favore delle vittime, alla loro partecipazione alle forme di giustizia riparativa, e, soprattutto, al loro contributo per la realizzazione del diritto alla verità spettante alle vittime, ai loro familiari e all'intera collettività.

Una proposta che ricalca i punti cardine del testo presentato dal presidente della commissione Giustizia della Camera Mario Perantoni, deputato di M5S, per avviare la discussione. Una discussione che si preannuncia in salita a giudicare dalla linea dura di Fratelli d'Italia e della Lega di Salvini, e che pone temi che vanno ben oltre il diritto.

Come ha detto il giurista Giovanni Fiandaca la Costituzione "rispecchia una visione antropologica non pessimistica, ma aperta per ogni essere umano alla speranza di possibili miglioramenti futuri". Ma è questo lo scoglio che, ascoltando le parole di Giorgia Meloni, appare insuperabile. Se serve si cambi pure la Costituzione perché, dice il leader di Fratelli d'Italia, "la funzione della pena non è esclusivamente rieducativa, ma serve a garantire la sicurezza dei cittadini".

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