Il grottesco (e ridicolo) del caso Open
Una lotta greco-romana di corpi avvinghiati nel fango dell’arena, spettacolo truce, estraneo a ogni elegante e pulito esercizio di cinismo. Il renzismo, le bestie e le paludi. Il garantismo non c’entra
Il garantismo è una forma di cinismo ovvero di indifferenza di principio al bene e al male. E’ anzi la prova che il cinismo può essere una via verso l’uso sensato dell’intelletto, forse addirittura un requisito della ragione pratica, il viatico per una nozione efficiente di morale. Se giudichi decisivo il rispetto delle regole e ti batti per questo nell’ambito del diritto, allora non c’è posto per l’indignazione moralistica, devi respingere l’idea che il bene deve trionfare a ogni costo. Perché le regole di diritto sono neutre, sono indifferenti al bene e al male, sono il bene in sé anche quando tra le maglie del giusto processo e del rispetto dei diritti della persona passano fior di delitti.
Il garantista cinico per questo deve vivere le sue imprese e il suo decalogo nella botte dell’ironia e dell’autoironia, può considerare una trovata dell’immaginazione difensiva il sospetto avanzato che la signorina El Mahrough sia la nipote di Mubarak, ma non gli è lecito crederci, giurarci addirittura. Il garantista cinico non giura, non esprime la propria coscienza retta e la buona fede, osserva denuncia e corregge quanto gli si para di fronte con un metro diverso dalla coscienza, quello della convenzione giuridica. Ecco perché tra le carte dell’inchiesta sulla Fondazione Open si rintracciano elementi di grottesco, di ridicolo, di avventato ma non di cinismo. Le vittime designate del mai realizzato progettino di character assassination messo insieme con mezzucci ideativi da dark web e trovatine radiotelevisive e social si lamentano, certo, ma di che si lamentano? Del fatto che i loro metodi, come succede in tutte le Bestie e bestioline che si accaniscono per produrre il falso e il verosimile diffamatorio, sono emigrati nel campo degli avversari, del nemico.
A un certo punto il garantismo cinico, arma difficile da maneggiare ma arma assoluta e alla fine invincibile, sembra non bastare più, e all’informazione gestita dagli aguzzini si oppone una controinformazione che li imita. Con questo si esce dalla botte del cinismo e si entra nel campo della faziosità moralistica, precisamente come ha fatto l’avversario. Così si perdono le sfumature, gli atteggiamenti mentali ironici e consapevoli, ci si inoltra nella palude fangosa. Non fa specie, ma proprio per niente, che il mondo renziano a un certo punto abbia deciso di dare una lezione ai pesci pilota dell’accozzaglia che li ha ridotti in minoranza spesso con metodi banditeschi; fa impressione la facilità con cui si slitta sul terreno scivoloso proposto da chi ti è contro. E in quella facilità si annidano i vizi capitali della vita associata, nessuno escluso. Ne risulta una lotta greco-romana di corpi avvinghiati nel fango dell’arena, spettacolo truce, parodia della lotta tra bene e male, estraneo a ogni elegante e pulito e indifferente esercizio di cinismo. L’associazione per controinformare sigillata dal corrusco memo firmato Rondolino & Ercolani e indirizzato allo stato maggiore della fondazione non aveva niente di temibile per i giustizialisti grillini o fattaioli e altri dell’accozzaglia, molto di deprimente per i garantisti che li combattevano e li combattono con il garantismo cinico, senza false indignazioni, non con i loro mezzucci appassionati e faziosi.
L'editoriale del direttore