Anm, che stai a dì?
Il sindacato dei magistrati chiede a Renzi di non fare ciò che i pm fanno con la politica
L'Associazione nazionale magistrati attacca il leader di Italia viva per il discorso pronunciato alla Leopolda sulle anomalie dell’inchiesta Open
Con un comunicato stampa, l’Associazione nazionale magistrati ha attaccato Matteo Renzi per il discorso pronunciato alla Leopolda sulle anomalie dell’inchiesta Open, condotta dalla procura di Firenze. Per il sindacato delle toghe, durante il discorso Renzi, “secondo un ripetuto schema”, avrebbe mosso nei confronti dei magistrati fiorentini “accuse gravissime e inaccettabili, come quella di voler imbastire ‘un processo politico alla politica’”.
“Sono parole – ha aggiunto l’Anm nella nota – che gettano discredito non solo e non tanto sui magistrati impegnati in quel procedimento ma sull'intero ordine giudiziario e che, provenendo da un autorevole esponente politico, che ha rivestito anche in passato alte cariche istituzionali, sono capaci di ingenerare disorientamento nell'opinione pubblica e di minare la fiducia dei cittadini nell’istituzione giudiziaria”. Per queste ragioni, l’Anm ha ribadito “la necessità che, fermo il diritto di critica delle azioni della magistratura e l'inviolabile diritto di difesa di qualunque imputato, il loro esercizio, specie ad opera di rappresentanti della politica, sia sempre ispirato al rispetto dell'autonomia e della indipendenza della giurisdizione, capisaldi di democrazia”.
Viene da chiedersi da quale pianeta i vertici dell’Associazione nazionale magistrati abbiano scritto il comunicato. Non dal nostro, sembra di poter dire. Intanto perché simili prese di posizione non vengono adottate dall’Anm per censurare le invasioni di campo nella sfera autonoma della politica operate continuamente da magistrati (basti pensare, solo per rimanere a fatti recenti, ai costanti attacchi rivolti dal procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, contro la riforma della giustizia promossa dalla ministra Cartabia). Ma l’uscita dell’Anm genera ancora più perplessità se si considerano le dichiarazioni effettivamente espresse da Matteo Renzi sulla vicenda Open dal palco della Leopolda.
Nel corso di un lungo intervento, durato circa un’ora e un quarto, il leader di Italia Viva ha elencato le tante anomalie che caratterizzano l’indagine condotta dalla procura di Firenze, peraltro riprendendo i contenuti di un’inchiesta pubblicata sul nostro giornale la scorsa settimana: la mole mostruosa di atti di indagine depositati dai pm (92 mila pagine), l’inclusione di atti dal contenuto penalmente irrilevante, come quelli relativi al suo conto corrente, nonché di sms e chat inviati quando egli era parlamentare, i sequestri compiuti nei confronti di numerosi finanziatori della fondazione poi dichiarati illegittimi dai giudici in quanto aventi “fini esplorativi” (cioè compiuti in cerca di un reato e non per trovare conferme a ipotesi di reato): “Siccome non hanno trovato niente fanno la pesca a strascico, che è un atto gravissimo”, ha detto il leader di Iv.
“Quale reato si contesta? Il finanziamento illecito alla politica – ha spiegato Renzi – Fa venire in mente che ci siano soldi presi di nascosto, violando le regole, poi scopri che quei soldi non solo sono tracciati, ma tutti bonificati. Il tema del contendere non è il finanziamento illecito, ma la seconda parte della frase, ‘alla politica’”. E qui si arriva alle dichiarazioni al centro della dura reazione dell’Anm: “Il pm – ha affermato Renzi – dice che alla Leopolda si svolgeva un’attività di un partito o di una corrente di un partito. Incredibile, ho sempre detto che non farò mai una corrente dentro un partito, piuttosto faccio un partito e restituisco la tessera: fatto. E ora mi accusano di voler fare una corrente. Chi decide che cos’è politica e che cosa non è? Nei Paesi democratici lo decide il parlamento”.
Nel criticare Renzi, l’Associazione nazionale magistrati evidentemente non si è accorta che con la loro indagine i pm fiorentini intendono proprio stabilire cosa è politica e cosa non lo è. Sono gli stessi pm a chiarirlo nell’avviso di conclusione delle indagini, sostenendo che i finanziamenti ricevuti da Open sarebbero illeciti perché finalizzati a sostenere “l’attività politica di Renzi, Lotti e Boschi e della corrente renziana”.
Eppure, la corrente renziana non è formalmente mai esistita, né quindi Open ha potuto far parte della sua organizzazione. Inoltre, la finalità principale della fondazione Open, prima della sua chiusura nel 2018, è stata quella di “promuovere nella politica un ricambio generazionale e novità di idee”, in primis attraverso l’organizzazione della Leopolda. A stabilire quando un evento ha carattere politico-culturale e quando invece è attività di partito vogliono essere proprio i magistrati.