Slitta al Csm la nomina del nuovo capo della procura di Milano, ormai allo sfascio
Rinviata la seduta del plenum del Csm prevista per la nomina del successore di Francesco Greco alla guida della procura milanese. Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, resta il favorito. Intanto è scontro totale tra il procuratore facente funzioni Targetti e De Pasquale
È slittata la nomina del nuovo capo della procura di Milano da parte del Consiglio superiore della magistratura, originariamente posta all’ordine del giorno del plenum di ieri. In apertura di seduta, il vicepresidente David Ermini ha infatti dato notizia dell’arrivo di due istanze di rinvio da parte di due consiglieri per motivi di salute. Il rinvio non fa che prolungare l’agonia del palazzo più importante della giustizia italiana, dove ormai la guerra intestina tra le toghe – nata in seguito al fallimento del processo Eni-Nigeria e alla vicenda Storari-Davigo – ha raggiunto livelli impressionanti.
Il successore di Francesco Greco, andato in pensione lo scorso novembre e ora sostituito temporaneamente dal facente funzioni Riccardo Targetti, verrà scelto tra i tre nomi proposti dalla commissione per gli incarichi direttivi. Il favorito è il procuratore generale di Firenze, Marcello Viola, che in commissione ha ottenuto due voti. La nomina di Viola rappresenterebbe una svolta storica, rompendo la tradizione ultra trentennale che vede le redini della procura milanese essere affidate a un magistrato formatosi all’interno dell’ufficio giudiziario e appartenente alla corrente di sinistra della magistratura associata (Magistratura democratica). Viola, infatti, è un esponente della corrente conservatrice di Magistratura indipendente e proviene da Firenze, dopo una lunga carriera trascorsa in Sicilia. Insomma, dovesse farcela, sarebbe la prima volta di un “Papa straniero” alla procura di Milano.
A sfidare Viola ci sono il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, della corrente centrista Unicost, e l’attuale procuratore aggiunto a Milano, Maurizio Romanelli, sostenuto dal gruppo di sinistra Area, che riunisce Md e Movimento per la giustizia. Anche se Viola è il favorito, nelle ultime ore starebbero risalendo le quotazioni proprio del candidato interno alla procura, Romanelli, su cui in plenum potrebbero convergere le preferenze di progressisti e centristi. Questa possibilità, tuttavia, potrebbe dar vita a ennesimi contenziosi in sede amministrativa (simili a quelli già clamorosamente avvenuti nel caso della nomina del capo della procura di Roma), vista l’indubbia prevalenza delle competenze di un procuratore generale rispetto a un mero procuratore aggiunto.
In attesa della nomina, nel frattempo alla procura di Milano ormai volano gli stracci. Dopo l’uscita di scena di Greco, Targetti si è ritrovato a gestire una situazione esplosiva. I pm che hanno portato avanti il processo Eni-Nigeria (conclusosi con l’assoluzione di tutti gli imputati), l’aggiunto Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro (ora alla procura europea), sono indagati per rifiuto di atti d’ufficio per la gestione di Vincenzo Armanna, il grande accusatore di Eni. Sui due sono in corso anche accertamenti sul piano disciplinare, viste le scorrettezze segnalate dai giudici nella sentenza sul caso Eni-Nigeria. Il pm Paolo Storari e Piercamillo Davigo sono invece coinvolti nella vicenda relativa alla consegna dei verbali secretati di Piero Amara sulla fantomatica “loggia Ungheria”, vicenda che spinse mezzo ufficio a ribellarsi all’allora capo Greco.
Visto che il 15 aprile anche Targetti andrà in pensione e la consegna del testimone al nuovo procuratore non sarà immediata, con una decisione piuttosto insolita Targetti ha deciso di indicare come suo possibile sostituto temporaneo non De Pasquale, cioè il magistrato con più anzianità di servizio, bensì Tiziana Siciliano, a capo del dipartimento ambiente e salute. Non solo. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, di recente Targetti ha espresso parere non positivo sullo stesso De Pasquale nell’ambito della valutazione di professionalità per la riconferma nel ruolo di procuratore aggiunto e di capo del pool affari esteri dopo quattro anni. Negli atti inviati al consiglio giudiziario, Targetti avrebbe lamentato soprattutto deficienze di carattere organizzativo, oltre che la trattazione di procedimenti dai numeri “incomparabilmente inferiori agli altri gruppi di lavoro”. Insomma, chiunque prenderà la guida della procura si ritroverà ad affrontare una situazione senza precedenti.