“Perché dico no allo sciopero delle toghe”. Parla Grasso, ex presidente Anm
Intervista all'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati Pasquale Grasso, che si schiera contro l'astensione proclamata per il 16 maggio dal sindacato delle toghe: "Credibilità della magistratura al minimo, molti colleghi sciopereranno turandosi il naso"
Dovremmo scioperare per una riforma tutto sommato di bandiera, che concretamente non porterà nulla di positivo al paese ma neppure sconquasserà la magistratura, quando siamo ai minimi storici di credibilità? Non sono per niente d’accordo”. A dirlo al Foglio è Pasquale Grasso, ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati, riferendosi allo sciopero proclamato per il prossimo 16 maggio proprio dal sindacato delle toghe. Per Grasso, che lasciò la guida dell’Anm in seguito allo scandalo Palamara (pur non essendovi coinvolto neppure indirettamente, ma solo per un ribaltone imposto dalle correnti di sinistra), siamo di fronte a uno sciopero che appare “di maniera”, “quasi finalizzato a rassicurare gli iscritti con un ‘protestiamo con veemenza’”, ma che è stato “indetto fuori tempo massimo” e “lascia l’impressione amara di una volontà di mera rappresentazione”.
“Come ho già dichiarato prima dell’assemblea generale dell’Anm, non condivido la decisione di proclamare lo sciopero”, spiega Grasso: “E’ una forma di protesta legittima ma estrema, che veicola rivendicazioni storiche e sacrosante dei magistrati, ma si fonda su un casus belli debole”. “Scioperiamo perché?”, si chiede. “Scioperiamo per il coinvolgimento degli avvocati nelle nostre valutazioni di professionalità? Mi pare ipotesi residualissima e congegnata in maniera non lesiva delle giuste prerogative dei magistrati”. “Peraltro – aggiunge – mi fa sorridere che la corrente di Area scioperi per questo motivo, visto che la partecipazione degli avvocati alle valutazioni di professionalità è una richiesta risalente e reiterata di quella corrente”. “Scioperiamo per il fascicolo della performance?”, si domanda ancora Grasso. “Considerata la normativa attuale, che fa riferimento alle anomalie delle decisioni dei magistrati, non mi pare ci sia una reale innovazione. Comunque, non tale da chiamare allo sciopero. Scioperiamo per la riforma del Csm? A dir la verità, mi pare proprio che la riforma riformi poco o nulla. Sono previste forme di collegamento tra candidati in ambito nazionale e in ottica proporzionale; fisiologicamente saranno ‘governate’ da gruppi organizzati di magistrati. Lascio a lei trarre le conclusioni”.
L’ex presidente dell’Anm non è l’unico a nutrire dubbi sullo sciopero, tanto che l’iniziativa potrebbe rivelarsi un clamoroso boomerang. Su questo Grasso rivela: “Purtroppo, ho notizia di molti colleghi che stanno pensando di scioperare, potremmo dire ‘turandosi il naso’, perché ‘l’Anm è pur sempre l’Anm e non possiamo apparire divisi all’esterno’. Posizioni che personalmente non condivido”.
“La verità – si sfoga Grasso – è che mi fa rabbia pensare che l’Anm è stata inerte e non ha scioperato in occasione della riforma della responsabilità civile dei magistrati e del taglio delle ferie, non sciopera per la perdita di stipendio dei magistrati quando si ammalano, non sciopera per la sempre più carente assistenza informatica. A ben vedere, l’Anm negli anni ha trascurato in concreto tutti i veri temi che interessano la magistratura e la giustizia, a cominciare da quella civile, sorta di parente povero cui si dà ogni tanto il contentino”.
Per l’ex presidente dell’Anm si è persa l’ennesima occasione per un confronto su temi concreti. “Perché si continua a non distinguere tra giustizia civile e penale, che hanno esigenze, possibili soluzioni e criticità del tutto difformi?”, si domanda, prima di entrare nel merito delle questioni. “Sul versante penale forse è giunto il momento per tutti di fare un piccolo esame di coscienza: abbiamo un processo penale coerente, funzionale, efficace rispetto al suo scopo? L’oralità che circa 35 anni fa ci è stata presentata come la soluzione di tutti i problemi ha senso, esiste o tante volte è un vuoto simulacro? L’udienza preliminare ha un senso o ha fallito? Il processo penale non è una gara tra pm e difesa, e il pm non può essere certo valutato sulla base delle percentuali di assoluzioni o condanne, ma forse dimentichiamo troppo spesso il fatto che il processo penale è una pena, e chi lo subisce vive questa condizione sulla propria carne”.
Sul versante civile, continua Grasso, “ci si affanna sempre a rimarcare la lunghezza dei processi, ma nessuna delle riforme di cui parliamo (incluso l’ineffabile ufficio per il processo, una montagna di costi che partorirà un topolino di risultati concreti) va davvero nella direzione di una efficace soluzione del problema”. “Servono più giudici, vera assistenza informatica, più risorse e sicuramente un miglior uso di quelle che abbiamo”, conclude Grasso.