una sveglia per la giustizia
"Nell'attesa che l'Anm venga sciolta, è bene votare sì ai referendum” Parla il giudice d'Ambrosio
“Oggi il problema principale è dato dal rapporto patologico e incestuoso tra Csm e Associazione nazionale magistrati. L’organo di autogoverno opera secondo logiche sindacali, non istituzionali”, dice il giudice civile al Tribunale di Salerno
“Nell’attesa che l’Anm venga sciolta, è bene votare sì ai referendum sulla giustizia”, parla così al Foglio Corrado d’Ambrosio, giudice civile al Tribunale di Salerno, mai iscritto ad alcuna corrente e convinto assertore dello scioglimento del sindacato delle toghe. “I referendum del 12 giugno saranno un’occasione utile per mandare un segnale di cambiamento anche se le chance di successo sono obiettivamente limitate”. I promotori, Lega e Radicali, ci credono. “Ma il raggiungimento del quorum è fuori portata, soprattutto in un paese dove manca un’adeguata campagna di sensibilizzazione da parte della stampa e, in generale, dei mezzi di informazione. Si parla di tutto fuorché dei temi referendari. Il nostro è un paese senza memoria dove è assai facile lamentarsi di ciò che non va e lanciare strali contro le inefficienze del sistema, salvo poi, quando c’è da mettersi in gioco, dileguarsi nel nulla”.
Un quesito riguarda la separazione delle funzioni requirente e giudicante. “Sono favorevolissimo. Nella mia vita sono stato sempre e soltanto giudice, mai mi sognerei di passare a un mestiere completamente diverso com’è quello del pm. Il ruolo della pubblica accusa è assolutamente sproporzionato rispetto alle esigenze del sistema. Il pm è diventato un potere irresponsabile. E’ pericoloso per la democrazia”. Vero è che i magistrati che cambiano funzione sono pochissimi. “Ciò non toglie che il pm viva una condizione del tutto speciale: è il supercapo della polizia giudiziaria, di fatto non deve rispondere a nessuno e, nel contempo, gode di tutti i profili di protezione, tutela e garanzia propri della funzione giurisdizionale.
In Italia il magistrato ha una responsabilità disciplinare e civile, seppur indiretta. Il pm, a differenza del giudice, gode anche di una forma di legittimazione popolare che gli deriva dal protagonismo mediatico”. C’è un fattore “M” come “media”, dice lei. “Lo ha spiegato in modo inappuntabile il professore Vittorio Manes. Il processo si è trasferito interamente sulla stampa, nei tribunali è rimasto solo il rito dell’impugnazione”. E’ favorevole ad abrogare l’obbligo della raccolta firme per la candidatura al Csm? “Sì, tuttavia non basterà ad estirpare il potere delle correnti. Io sono favorevole al sorteggio per i componenti togati, penso che, con determinati requisiti e caveat, possa essere inquadrato anche sul piano costituzionale. E’ l’unico modo per rompere il monopolio delle correnti che agiscono come veri e propri partiti politici”.
Lei ce l’ha più con la politica o con la magistratura associata? “Oggi il problema principale è dato dal rapporto patologico e incestuoso tra Csm e Anm, per questo il sindacato va sciolto. L’organo di autogoverno opera secondo logiche sindacali, non istituzionali. A Palazzo de’ Marescialli non siedono i membri togati del Csm ma gli esponenti delle correnti”. Che pensa del quesito che intende limitare il ricorso alla custodia cautelare in carcere? “Non sono un penalista e non mi addentro in un terreno a me ignoto”. E sulla partecipazione degli avvocati nei consigli giudiziari? “Favorevole. Essendo parte del processo, l’avvocato ha diritto di partecipare al processo valutativo dei magistrati. Il loro coinvolgimento può contribuire alla laicizzazione del ruolo e della posizione di giudici e pm”. E sulla legge che prevede l’incandidabilità per i condannati in primo grado? “La ritengo in contrasto con la Costituzione e con il principio della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. Rischia di essere un ulteriore strumento di interferenza del potere giudiziario nello spazio politico e democratico. E’ l’ennesima spia del cortocircuito tra politica e magistratura”.
Annalisa Chirico