L'Intervista
I referendum sulla giustizia rischiano di affossare la leadership di Salvini. Parla Panarari
“Il leader del Carroccio era alla ricerca di un’occasione per invertire la tendenza negativa rispetto a Meloni", dice il politologo. "Il problema è che questa difficoltà a toccare palla viene da lontano e non è stato affatto risolta dal referendum”
Anche i referendum sulla giustizia di domenica, così come le elezioni amministrative, costituiranno un banco di prova fondamentale nella sfida tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni per la leadership nel centrodestra. Il fatto che tutti i sondaggi prevedano il mancato raggiungimento del quorum dei quesiti referendari promossi dalla Lega (con il Partito radicale) sembra già prefigurare una sconfitta per Salvini, convinto fino all’estate scorsa di riuscire a cavalcare il sentimento anti-magistrati che scorreva nell’opinione pubblica. “Salvini era alla ricerca di un’occasione per cercare di invertire la tendenza negativa rispetto a Giorgia Meloni”, afferma il politologo Massimiliano Panarari, docente di Sociologia della comunicazione all’università Mercatorum di Roma. “I referendum hanno rappresentato per lui un tentativo di riposizionare la sua leadership all’interno del destra-centro in un momento in cui si trovava in una forma di appannamento strategico. Il problema è che questa difficoltà a toccare palla viene da lontano e non è stato affatto risolta dal referendum”.
L’atteggiamento di Salvini attorno ai referendum è stato a dir poco paradossale. Basti pensare, come raccontato ieri su queste pagine, che negli ultimi giorni si è indignato per la revoca della misura cautelare in carcere dopo tre anni dell'uomo (ora ai domiciliari) che nel 2019 a Vittoria uccise con l’auto due bambini, sconfessando così – senza rendersene conto – il contenuto del secondo referendum dedicato proprio alla limitazione delle misure cautelari. “Salvini è sostanzialmente un performer comunicativo, alla ricerca di finestre di opportunità che sono necessariamente momentanee. In altri termini, cavalca i temi che in quel momento i sondaggi, i sentiment monitorati o anche la percezione del clima d’opinione indicano come più redditizi dal punto di vista elettorale – spiega Panarari – Questa caratteristica di Salvini è diventata ancora più forte nel momento di difficoltà. La fase di difficoltà ha fatto sì che anche temi non tradizionali della destra securitaria che lui ha rappresentato in questi anni diventassero un’opportunità per cercare di risalire nei sondaggi, al prezzo di contraddizioni e di quelli che potremmo definire paradossi post moderni. Questa operazione funziona se il sentiment nei confronti del leader è favorevole, ma diventa marcatamente contraddittoria ed esaspera una situazione negativa se i pezzi del mosaico non si tengono insieme, e infatti oggi assistiamo a ulteriori contraddizioni”.
La sconfitta per Salvini potrebbe diventare doppia se al mancato raggiungimento del quorum dovesse aggiungersi – come previsto dai sondaggi – anche la prevalenza del “no” sui primi due quesiti (abolizione della legge Severino e limitazione delle misure cautelari), contrastati proprio da Fratelli d’Italia. “Se al mancato raggiungimento del quorum verrà confermata anche questa indicazione dei sondaggi, per cui verrà sostenuta la linea securitaria ribadita da Meloni, ciò sommerà sconfitte a sconfitte per Salvini”, nota Panarari.
“L’improvvida gestione dell’ipotetico viaggio a Mosca di Salvini, che si è sviluppata nel corso degli ultimi giorni, sta producendo altri problemi – aggiunge il politologo – perché ha rinfocolato le tensioni interne alla Lega, in particolare tra Salvini e l’ala più governista (il partito dei governatori)”. Insomma, conclude Panarari, “in caso di queste ripetute sconfitte Salvini farà fatica a rinviare un regolamento di conti all’interno della Lega e della coalizione”.