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Via libera alla riforma Cartabia: dal Csm ai magistrati in politica, tutte le novità

Ermes Antonucci

L'Aula del Senato licenzia il testo (con il voto favorevole della Lega). Cartabia: "Passaggio importante per la storia del nostro paese". Ecco come cambia la giustizia 

Il Senato ha dato il via libera definitivo alla riforma Cartabia dell’ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura, confermando il testo già approvato dalla Camera. I sì sono stati 173 (compresa la Lega, a eccezione di poche defezioni), i no 37, gli astenuti 16. L’approvazione della riforma “è un passaggio importante per la storia del nostro paese, in cui troppo a lungo la giustizia è stata terreno di scontro”, ha detto la ministra della Giustizia Marta Cartabia, intervenendo aula al Senato per il voto finale sulla riforma.

Il testo contiene una delega al governo per la riforma di alcuni aspetti dell’ordinamento giudiziario e altre modifiche invece immediatamente applicabili. Di seguito, una breve sintesi delle principali innovazioni contenute nella riforma.

 

Riforma del Csm

Il Consiglio superiore della magistratura, organo di governo autonomo delle toghe, sarà composto da 30 membri (non più 24): 20 togati (2 magistrati di legittimità, 5 pubblici ministeri e 13 giudici), 10 laici, più i 3 componenti di diritto: il presidente della Repubblica, il primo presidente e il procuratore generale della Cassazione.

L’altra principale novità riguarda il meccanismo di elezione dei componenti togati: la legge introduce un sistema elettorale maggioritario binominale, con un correttivo proporzionale. I magistrati voteranno in 7 collegi (uno per la Cassazione, due per la magistratura inquirente; quattro per la giudicante). I collegi eleggeranno due componenti ciascuno, ma sarà prevista anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale per i giudicanti, e il recupero del miglior terzo per quelli requirenti.

La modifica del sistema elettorale si pone come obiettivo quello di ridurre l’influenza delle correnti togate, introducendo un elemento di imprevedibilità nelle procedure di elezione (il correttivo proporzionale). C’è da dire, tuttavia, che le correnti togate sembrano aver già concepito il modo per aggirare questo meccanismo.

 

Stop alle porte girevoli tra politica e magistratura

I magistrati con incarichi elettivi e governativi (sia a livello nazionale che locale) non potranno esercitare in contemporanea funzioni giurisdizionali (come avvenuto, per esempio, nel caso di Catella Maresca). Per loro, al momento dell’assunzione di incarichi, scatterà l'obbligo di collocamento in aspettativa.

Al termine del mandato elettivo i magistrati non potranno più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale, mentre quelli che hanno svolto incarichi apicali (ad esempio capi di gabinetto, capi dipartimento e segretari generali dei ministeri) dopo un mandato di almeno un anno, resteranno per ancora un anno fuori ruolo – ma non in posizioni apicali – e poi rientreranno, ma per tre anni non potranno ricoprire incarichi direttivi.

I magistrati candidati in competizioni elettorali e non eletti per tre anni non potranno tornare a lavorare nella regione che ricomprende la circoscrizione elettorale in cui si sono candidati, né in quella in cui si trova il distretto dove lavoravano, né potranno assumere incarichi direttivi e svolgere le funzioni penali più importanti (pm e gip/gup).

 

Limiti ai passaggi di funzioni per i magistrati

Il passaggio del magistrato da funzioni requirenti a quelle giudicanti (e viceversa) sarà possibile solo una volta entro i dieci anni dalla prima assegnazione, e non più per un massimo di quattro volte, come previsto dalla normativa attuale. Questa innovazione realizza la quasi totale separazione delle funzioni tra giudici e pubblici ministeri.

 

Valutazioni di professionalità aperte agli avvocati

Oggi i magistrati vengono valutati nei consigli giudiziari soltanto dai propri colleghi magistrati, nonostante nei consigli risiedano anche avvocati e docenti universitari. La riforma estende agli avvocati la possibilità di esprimere un voto unitario sul magistrato sottoposto alla valutazione di professionalità, ma esclusivamente a seguito di un deliberato del consiglio dell’ordine degli avvocati. Il tema era in parte contenuto in uno dei quesiti referendari votati domenica scorsa, senza il raggiungimento del quorum. Il quesito, tuttavia, permetteva anche ai docenti universitari di valutare le toghe. 

 

Istituzione del fascicolo delle perfomance dei magistrati 

Viene istituito il fascicolo della performance del magistrato che sarà preso in considerazione in sede di verifica della professionalità per l’attribuzione degli incarichi direttivi e semidirettivi e per la progressione economica. Il fascicolo conterrà per ogni anno di attività “i dati statistici e la documentazione necessaria per valutare il complesso dell’attività svolta, inclusa quella cautelare, sotto il profilo sia quantitativo che qualitativo, la tempestività dell'adozione dei provvedimenti, la sussistenza di caratteri di grave anomalia in relazione all'esito degli atti e dei provvedimenti nelle successive fasi o nei gradi del procedimento e del giudizio, nonché ogni altro elemento richiesto ai fini della valutazione”.

 

Nomine più meritocratiche e trasparenti

La legge affida al governo la definizione di criteri di assegnazione degli incarichi direttivi e semidirettivi più attenti ai principi di trasparenza e di valorizzazione del merito. Per evitare le cosiddette “nomine a pacchetto” nell’assegnazione degli incarichi direttivi si seguirà l’ordine cronologico delle scoperture. Si prevede l’obbligo di audire non meno di tre candidati per ciascun incarico.

Tra i criteri di valutazione delle attitudini e del merito, si terrà conto delle specifiche competenze richieste per l’incarico al quale il candidato aspira, considerando le esperienze fatte in posizione di fuori ruolo, solo se idonee a favorire l'acquisizione di competenze coerenti con le funzioni direttive e semidirettive.

Per la trasparenza delle procedure di selezioni, si procederà con la pubblicazione sul sito del Csm di tutti i dati del procedimento.

 

Nuovi illeciti disciplinari

Tra i nuovi illeciti disciplinari vengono inserite le condotte relative alla violazione dei divieti riguardo ai rapporti tra organi requirenti e organi di informazione. Mentre, a tutela della presunzione di innocenza, costituirà illecito “l’avere indotto l’emissione di un provvedimento restrittivo della libertà personale in assenza dei presupposti previsti dalla legge, omettendo di trasmettere al giudice, per negligenza grave e inescusabile, elementi rilevanti”. Nell’elenco degli illeciti commessi nell’esercizio delle funzioni giudiziarie verrà considerato anche il mancato rispetto delle misure relative alla funzionalità degli uffici e allo smaltimento dell’arretrato.