La riforma Cartabia del processo penale rischia il fallimento
I decreti attuativi della legge approvata un anno fa rischiano di essere bocciati in Consiglio dei ministri. I ritardi della Guardasigilli, le divisioni fra i partiti e il nodo Pnrr
Le riforme della giustizia targate Marta Cartabia, in particolare quelle del processo penale e del processo civile, rischiano di essere spazzate via dalla crisi di governo, di essere cestinate. L’ottimismo fatto trapelare negli ultimi giorni dal ministero della Giustizia rischia infatti di scontrarsi con la realtà politica, fatta di una spaccatura insanabile tra i partiti che fino a pochi giorni fa hanno sostenuto il governo Draghi. Il divorzio tumultuoso tra gli alleati di governo dovrebbe far sentire i suoi primi effetti concreti la prossima settimana, quando al Consiglio dei ministri dovrebbero approdare i tanto attesi decreti attuativi della legge delega di riforma del processo penale, approvata lo scorso anno dal Parlamento e i cui termini scadono il 19 ottobre.
In teoria, il Cdm dovrebbe adottare i decreti e sottoporli alle commissioni parlamentari competenti per ottenere il loro parere non vincolante entro sessanta giorni. Il problema non riguarda solo i tempi tecnici strettissimi richiesti dall’operazione (qualora le commissioni avanzassero proposte di modifica, la Guardasigilli dovrebbe rielaborare i testi e risottoporli al Cdm, il tutto prima delle elezioni del 25 settembre). Il problema è a monte: immaginare che Pd, Lega, M5s, Forza Italia e Italia viva dicano sì a Cartabia e raggiungano un accordo sui contenuti dei decreti attuativi della riforma penale, che solo un anno fa già aveva rischiato di far saltare la maggioranza, al momento sembra pura utopia.
Insomma, anche se da via Arenula continuano a dirsi pronti a presentare in Cdm gli schemi dei decreti legislativi, il fallimento sembra ormai essere dietro l’angolo. A essere venuto meno è l’accordo politico tra i partiti. Se un anno fa, al momento dell’approvazione della legge delega, Lega e M5s avevano abbozzato su alcune disposizioni non gradite, come l’accesso alle pene alternative al carcere per condanne sotto i quattro anni, ora che tra le forze politiche che sostenevano il governo sono volati gli stracci è difficile immaginare una simile predisposizione al compromesso, con la campagna elettorale già iniziata.
Di certo, la situazione non è stata favorita dagli evidenti ritardi con cui la ministra Cartabia ha gestito la fase di elaborazione dei testi, istituendo ben sei gruppi di lavoro per la scrittura dei decreti legislativi nel settore penale e altri sette gruppi per il civile (la scadenza di questa delega è fissata al 24 dicembre), composti da magistrati, avvocati e docenti universitari. Agli inizi di maggio i gruppi di lavoro per la giustizia penale hanno completato il loro lavoro. Da allora, però, sui decreti attuativi è calato il silenzio, con una colpevole sottovalutazione degli sviluppi politici e dei continui scricchiolii attorno al governo.
Il fallimento della riforma del processo penale non sarebbe da addebitare soltanto allo scarso tempismo del ministero, ma anche e soprattutto alla convinzione diffusasi nei partiti di centrodestra di prevalere alle prossime elezioni. In altre parole, perché – è la domanda che in queste ore si sta diffondendo in maniera silenziosa in diversi settori di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia – il centrodestra dovrebbe approvare i decreti attuativi delle riforme Cartabia (con alcune norme non gradite) quando, dopo il voto del 25 settembre, si ritroverà con molta probabilità a governare il paese e quindi a poter finalmente elaborare le proprie riforme del processo penale e civile?
Ci sono le scadenze del Pnrr da rispettare, risponderà qualcuno. Vero: il piano concordato con Bruxelles prevede che entro la fine del 2022 il governo adotti i decreti attuativi delle leggi delega del processo penale e del processo civile. E’ altrettanto vero, però, che in caso di fallimento delle riforme Cartabia la Commissione europea non ignorerebbe la particolare fase politica vissuta dal nostro paese e i ritardi dovuti alle elezioni. Nel Pnrr, inoltre, il termine per l’entrata in vigore definitiva delle riforme del processo penale e civile è fissato alla fine del 2023.
Nel frattempo, comunque, la figuraccia per la riforma Cartabia sarebbe assicurata.