La storia
La magistrata sorteggiata come candidata al Csm: "Le correnti dominano ancora"
Intervista a Gabriella Pompetti, giudice civile del tribunale di Ancona, tra le candidate estratte a sorte alle prossime elezioni del Consiglio superiore della magistratura: "Non esiste neanche un elenco degli indirizzi e-mail dei magistrati, difficile fare campagna elettorale"
"Sto portando avanti la campagna elettorale soltanto con i miei mezzi, perché ovviamente non ho l’aiuto delle strutture di cui dispongono le correnti. Si tratta di un’attività complicatissima. Mi sono accorta che non esiste neanche un elenco ufficiale degli indirizzi e-mail dei magistrati che lavorano nei tribunali dei distretti che fanno parte del mio collegio. Sto cercando di recuperarli dai siti dei tribunali, ma spesso questi non sono aggiornati. Alcuni siti addirittura non hanno neanche l’elenco dei magistrati che prestano servizio presso l’ufficio giudiziario". A parlare, intervistata dal Foglio, è Gabriella Pompetti, giudice civile del tribunale di Ancona, candidata alle prossime elezioni del Consiglio superiore della magistratura, previste il 18 e 19 settembre. Pompetti, 48 anni, è stata sorteggiata come candidata in applicazione della riforma voluta dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, che prevede l’estrazione a sorte delle candidature mancanti per garantire la parità di genere nei collegi. Pompetti è tra le magistrate candidate ex lege.
Una scelta non facile per una giudice che nel corso della propria carriera ha sempre pensato soltanto a fare il giudice, non a ottenere incarichi apicali o ruoli di potere tramite raccomandazioni correntizie: “Sono un magistrato di provincia dedito al lavoro, fuori da qualsiasi circuito delle correnti”, dichiara Pompetti. Accettata la candidatura, però, Pompetti ha scoperto quanto sia difficile portare avanti una campagna elettorale senza le risorse di cui dispongono le correnti, in termini sia economici che di networking. “C’è un lavoro enorme da fare. Ho stilato un mio breve profilo in cui racconto la mia figura di magistrato e di mamma, ed elenco i principi a cui dovrebbe ispirarsi l’attività del nuovo Consiglio superiore: imparzialità, trasparenza, indipendenza di giudizio, meritocrazia, innovazione, rigore verso le sacche di inefficienza, sensibilità anche verso i temi della tutela della genitorialità, della salute e del benessere organizzativo dei magistrati”. Il problema è far conoscere le proprie idee ai colleghi elettori.
Pompetti, in particolare, è candidata nella categoria giudici nel Collegio 3, che comprende Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Marche, Molise e Sardegna. “Sto provando a contattare i colleghi via e-mail e telefonicamente, oltre che attraverso il passaparola. E’ un lavoro complicatissimo. La concomitanza con il periodo feriale dei magistrati di certo non aiuta”. In altre parole, una campagna elettorale improvvisata, amatoriale e svolta “sotto l’ombrellone”, che difficilmente potrà intaccare il potere delle correnti.
Uno smacco ulteriore per chi ha vissuto lo scandalo Palamara come un’offesa al proprio lavoro: “Mi ritengo io stessa vittima di questo scandalo – confida Pompetti – Percepisco ogni giorno nel diretto contatto con le parti, non solo avvocati ma anche cittadini, un profondo sentimento di sfiducia. Devo convincere le parti della mia autorevolezza. Tutto questo crea un grande dispiacere, perché ho sempre vissuto il mio ruolo con un senso alto della giurisdizione”.
Insomma, se l’obiettivo del sorteggio era quello di scardinare il potere delle correnti, difficilmente si può dire che sia stato raggiunto. “Sicuramente nelle sue intenzioni la legge è positiva, la parità di genere è un elemento da coltivare e da proteggere”, afferma Pompetti. “Certo, il meccanismo è da rivedere sotto molti aspetti. In primo luogo la disparità di strutture e risorse rispetto ai candidati delle correnti. Già soltanto avere un elenco degli indirizzi e-mail dei magistrati sarebbe qualcosa. Il secondo elemento fondamentale riguarda la tempistica. Occorre tempo per farsi conoscersi dai colleghi, anche tramite la presenza fisica. Infine, c’è anche una questione di definizione dei collegi. Ad esempio, il mio collegio comprende la Sardegna, che è molto lontana. Non conosco i colleghi sardi e credo proprio che le mie e-mail rimarranno fine a se stesse”.