Un nuovo genere
Gratteri inaugura le conferenze stampa show contro la politica
Il procuratore di Catanzaro attacca la legge sulla presunzione di innocenza dopo il maxi blitz contro la ‘ndrangheta a Cosenza. Prima di elevarsi a difensore della libertà di stampa, però, definisce "cretini" i giornalisti
Ha convocato una conferenza stampa per fornire i dettagli dell’ultima retata contro la ‘ndrangheta da 202 arresti, poi l’ha disdetta, infine l’ha riconvocata, ma allo scopo di attaccare la politica. Nicola Gratteri, capo della procura di Catanzaro, ne ha combinata un’altra. Giovedì mattina, alle prime luci dell’alba, la provincia di Cosenza si è risvegliata con un maxi-blitz contro la criminalità organizzata, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da Gratteri: 202 arresti chiesti dai pm e disposti dal gip, un totale di 254 indagati, un elenco infinito di accuse. Tra le persone arrestate e indagate ci sono anche amministratori pubblici, tra cui il sindaco di Rende, Marcello Manna, che finisce agli arresti domiciliari per una presunta corruzione politica-elettorale risalente alle elezioni comunali del 2019. Come da tradizione, l’operazione di Gratteri ha proporzioni mastodontiche, anche se, sempre seguendo la tradizione, sarà curioso vedere quanti di questi arresti saranno dichiarati illegittimi dal tribunale del Riesame e dalla Cassazione, e quante delle persone indagate saranno alla fine riconosciute come non colpevoli.
Comunque, all’alba di giovedì Gratteri comunica ai giornalisti che in mattinata si sarebbe tenuta una conferenza stampa incentrata sul maxi-blitz. Pochi minuti più tardi, il contrordine: conferenza annullata. Passa un’altra ora e arriva l’ennesimo colpo di scena: la conferenza stampa si fa. “Avevo annullato la conferenza – spiegherà Gratteri – perché qualche cretino su qualche sito online ha fatto uscire la notizia alle 5 con informazioni non contenute nel nostro comunicato stampa”, cioè con i nomi degli indagati. I cretini sarebbero i giornalisti che, essendosi procurati l’ordinanza di custodia cautelare, hanno diffuso legittimamente le generalità delle persone indagate e arrestate (come appunto il sindaco di Rende). Perché, dunque, la conferenza era stata annullata? Nessuno lo sa.
Fatto sta che, dopo aver dato dei “cretini” ai giornalisti, Gratteri si eleva a difensore della libertà di stampa e parte all’attacco: fornisce le informazioni generali dell’operazione di indagine, ma poi attacca la legge recentemente approvata dal Parlamento sulla presunzione di innocenza (in attuazione di una direttiva europea), sostenendo che questa gli impedisce di fornire i dettagli dell’operazione e i nomi degli indagati, definiti sarcasticamente “202 presunti innocenti”. “La stampa ha potere – dice ai giornalisti – chiedete ai vostri editori di dire ai politici di cambiare la legge”. In realtà la legge non afferma affatto che i dettagli dell’indagine e i nomi dei soggetti coinvolti non possano essere comunicati ai giornalisti. Afferma, invece, che le conferenze stampa non possano essere convocate senza un atto motivato che ne specifichi l’interesse pubblico, e che gli indagati non possano essere presentati come colpevoli prima di una sentenza definitiva.
Difficile farlo, occorre ammetterlo, quando Gratteri svolge le sue conferenze stampa circondandosi di forze dell’ordine a favore di telecamere e facendo intervenire, come in questo caso, anche il direttore dell’Anticrimine, un comandante del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (Scico), un comandante della Guardia di Finanza, un generale dei Carabinieri, il comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza e il capo della squadra mobile di Cosenza. Tutti in uniforme, con le loro medaglie al petto, le loro decorazioni militari, i loro “nastrini”. Impossibile comunicare il nome di un indagato senza farlo apparire come Al Capone.
Dunque, non potendo mettere in scena l’ennesima conferenza stampa show contro gli indagati, Gratteri (che tra l’altro ora punta a guidare la procura di Napoli) ha deciso di inaugurare un nuovo format: la conferenza stampa show contro la politica e le leggi adottate da quest’ultima. Un uso strumentale del proprio ruolo che, siamo sicuri, sarà attentamente valutato dal Csm e dal ministero della Giustizia.