L'intervista

“Cartabia riforma canaglia? Non ritiro ciò che ho detto”. Dialogo col giudice Morello

Ermes Antonucci

Il giudice, candidato alle elezioni del Csm, non fa passi indietro sulle incredibili parole espresse contro la riforma promossa dal ministro della Giustizia, né sul "pezzo di m..." nei confronti di Palamara

Ritratta? “No”. Neppure un passo indietro? “No”. Scusi, ma da magistrato, peraltro candidato al Consiglio superiore della magistratura, non le pare un filino esagerato definire “canaglia” una riforma approvata dal Parlamento, come quella dell’ordinamento giudiziario e del Csm, voluta dalla ministra Marta Cartabia? “Le ricordo che contro quella riforma la magistratura ha scioperato”. E insomma, interpellato dal Foglio, non mostra alcun ripensamento Tullio Morello, il giudice del tribunale di Napoli, candidato per la corrente di sinistra Area al rinnovo del Csm (previsto domenica e lunedì prossimi), finito nell’occhio del ciclone per le parole espresse in un incontro elettorale (“Si preannunciano riforme più canaglia della riforma Cartabia”, “Palamara è stato un grandissimo pezzo di m..., puntini sospensivi”).

Quindi – proseguiamo – secondo lei il fatto che la magistratura abbia scioperato significa che la riforma è canaglia? “E’ una riforma che la magistratura non ha apprezzato – risponde Morello – Io non ho apprezzato neanche la discussione parlamentare in cui tutti i portavoce dei partiti hanno usato parole rancorose e punitive nei confronti della magistratura, che secondo me la magistratura non meritava nel suo complesso”. Quindi questo giustificherebbe la sua uscita. “Io ho usato un termine molto duro nell’ambito di una discussione privata”. Ma non era una discussione privata: era una discussione via streaming tra voi candidati e gli elettori del vostro collegio. Abbiamo ottenuto la registrazione facendo semplicemente richiesta all’Anm di Napoli…  

“Però lei l’ha pubblicata estrapolando delle parole dal mio intervento”. Del suo intervento completo abbiamo riportato le affermazioni più forti. “Sì ma sono state espresse in un contesto. Io stavo rispondendo a chi diceva che nelle correnti sono tutti imbroglioni”. Ma questo cosa c’entra col definire una legge approvata dal Parlamento una legge canaglia? “Perché è una legge che mina l’indipendenza della magistratura. E’ una legge che gerarchizza anche gli uffici giudicanti dopo gli uffici di procura. E’ una legge che mina l’organizzazione dei giudici e va contro l’interesse dei cittadini”. E non poteva dirla così? “Vabbè, se lei vuole parlare delle singole frasi. Per me canaglia è un termine per dire che è una cosa è sbagliata, pessima”.

Ah. Diversi suoi colleghi ed ex membri del Csm hanno ricordato che i magistrati hanno il dovere di rispettare il principio della continenza verbale. Non è d’accordo? “Io stavo parlando nell’ambito di una discussione tra candidati, alcuni dei quali avevano usato termini anche più duri dei miei. Mi meraviglio che per una parola così banale si faccia tutta questa polemica. Basta accendere la televisione che se ne sentono di tutti i colori”. L’Anm quando proclamò lo sciopero contro la riforma Cartabia non si spinse a definirla “canaglia”. “Per me canaglia significa una cosa sbagliata, punitiva”. Si sente sotto attacco? “L’indipendenza della magistratura la ritengo sotto attacco”. Va bene. “Si gerarchizzano gli uffici mentre i magistrati, secondo la Costituzione, devono essere organizzati in maniera orizzontale”. La Costituzione prevede anche il principio di separazione dei poteri, quello secondo cui i magistrati non dovrebbero invadere l’ambito della politica. “Il mio era un giudizio negativo sulla riforma che mette in discussione l’organizzazione orizzontale della magistratura”.

Passiamo alla seconda parte: il “pezzo di m…” nei confronti di Palamara. “Io stavo rispondendo a quelli che dicono che noi delle correnti siamo tutti imbroglioni. Per questo ho detto ‘per voi siamo sicuramente imbroglioni e sicuramente Palamara è un pezzo di m…’. Nelle correnti invece ci sono tante persone che si sono impegnate tutta la vita, senza sporcarsi le mani, ma seguendo degli ideali”. Però, scusi, è stato solo lei a dare del “pezzo di m…” a Palamara. “Io non penso che Palamara sia un pezzo di m… Penso che sia una persona che ha sbagliato. Ma figuriamoci se io penso che Palamara sia un pezzo di m… Lo conoscevo, abbiamo tantissimi amici in comune”.  Suona un po’ come “ho tanti amici gay”. “No, nel senso che io non sono nemico di Palamara”.

Dopo la pubblicazione del nostro articolo, su Facebook lei ha scritto che sente la sua indipendenza sotto attacco. Per un articolo di giornale? “Sì, perché avete estrapolato due frasi da un dibattito di dieci minuti molto serrato”. Molto serrato. “Sì, arrivederci”.