dopo nove anni

De Girolamo assolta anche in appello: “Nessuno chiederà mai scusa”

Ermes Antonucci

L'ex ministra delle Politiche agricole ha ricevuto il giudizio definitivo per l'inchiesta che nel 2014 la costrinse a dimettersi dal governo Letta: "Un incubo durato nove anni che adesso finisce"

L’ex ministra Nunzia De Girolamo è stata assolta anche in appello nel processo sulle presunte irregolarità nella gestione dell’Asl di Benevento. L’inchiesta, nata sul finire del 2013 ed esplosa mediaticamente a inizio 2014, indusse De Girolamo a dimettersi dal governo Letta, in cui era responsabile delle Politiche agricole. “Un incubo durato nove anni che adesso finisce”, ha detto l'ex ministra, oggi conduttrice e opinionista televisiva, commentando a caldo la sentenza della corte d’appello di Benevento.

 

Già in primo grado i giudici avevano demolito l’intero impianto accusatorio avanzato dai pm, basato sull’esistenza di un presunto “direttorio politico-partitico” che avrebbe influenzato la gestione dell’Asl sannita e di cui De Girolamo sarebbe stata a capo. Il gip Flavio Cusani, accogliendo le tesi dei pm, giunse a parlare di “ristretto direttorio politico-partitico costituito, al di fuori di ogni norma di legge, da componenti esterni all'amministrazione” che si “occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti e indecorose, di ogni aspetto di gestione” della struttura sanitaria.

 

Il Movimento 5 stelle arrivò a presentare una mozione di sfiducia nei confronti di De Girolamo (all’epoca ancora non indagata), sostenendo che le accuse nei suoi confronti gettavano “un’ombra indelebile sulla sua figura istituzionale da un punto di vista etico, morale e politico”.

 

De Girolamo venne poi formalmente indagata e processata, insieme ad altre sette persone: Giacomo Papa e Luigi Barone, stretti collaboratori dell'ex ministra, Michele Rossi (ex direttore generale dell'Asl), Gelsomino Ventucci (ex direttore sanitario), Felice Pisapia (ex direttore amministrativo) e Arnaldo Falato (ex responsabile budgeting), e Michele Napoletano, sindaco di Airola. Tutti assolti in primo grado nel dicembre 2020, con la formula “perché il fatto non sussiste”.

La procura generale, tuttavia, ha impugnato sei delle otto assoluzioni, tra cui quella dell’ex ministra, chiedendo per lei una condanna a sei anni di reclusione per tentata concussione e concussione. La corte d'appello ieri ha però dato ragione alle difese e per tutti i sei imputati è stata confermata l'assoluzione anche in secondo grado.

 

All'indomani dell'assoluzione in appello, De Girolamo con un tweet è tornata a commentare la vicenda, che dice molto non solo delle lentezze della giustizia italiana, ma anche dei danni causati dalla gogna mediatico-giudiziaria: “Per il linciaggio mediatico, nel 2014, mi sono dimessa da ministro. Non ero nemmeno indagata. Prime pagine, titoli roboanti. Per l’assoluzione, invece, tre righe per le quali serve il binocolo. Io mi dimisi, oggi nessuno ha coraggio di chiedere scusa. Questione di stile, credo”.