Le toghe rosse dichiarano guerra al governo su rave e migranti
Magistratura democratica lancia la "resistenza costituzionale" contro Meloni e Piantedosi. Ma l'offensiva dei magistrati di sinistra non piace alle altre correnti: "La magistratura non è e non deve mai diventare un attore della scena politica"
Magistratura democratica, la corrente di sinistra dei magistrati, ha dichiarato guerra al governo Meloni. Il paravento è quello della difesa della Costituzione, più precisamente quello della “resistenza costituzionale”, la stessa espressione che le toghe rosse utilizzarono durante la stagione del berlusconismo e del lungo conflitto tra politica e magistratura. La dichiarazione di guerra di Md è arrivata dopo l’approvazione da parte del governo del decreto legge che, tra le altre cose, introduce un nuovo reato per combattere i rave party illegali. “Se questo è il biglietto da visita del nuovo esecutivo in materia penale, ci aspetta una lunga stagione di resistenza costituzionale”, ha affermato Md in una nota, dopo aver definito il nuovo articolo 434-bis del codice penale “una norma pericolosa” e “in diretta collisione con l’articolo 17 della Costituzione”. La norma contro i raduni illegali, come abbiamo più volte sottolineato su queste pagine, presenta sicuramente innumerevoli criticità, ma parlare di “resistenza costituzionale” appare a dir poco eccessivo.
Poche ore dopo ecco una seconda presa di posizione, stavolta di Area, il cartello che riunisce Md e Movimento per la giustizia. Nel mirino stavolta la gestione degli sbarchi delle navi con a bordo i migranti soccorsi in acque internazionali. “Fateli sbarcare subito”, il titolo del comunicato di Area, indirizzato al governo guidato da Giorgia Meloni e soprattutto al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, autore dei decreti interministeriali con cui si consente alle navi che trasportano migranti di sostare nelle acque territoriali solo per il tempo necessario per consentire di vedere se a bordo ci sono eventuali emergenze di carattere sanitario o di altro tipo.
L’offensiva delle toghe di sinistra non è piaciuta al resto della magistratura associata. “La magistratura non è e non deve mai diventare un attore della scena politica. Mai, e nei confronti di qualsiasi governo, quale che sia il suo colore politico”, ha affermato in una nota Magistratura indipendente. Riferendosi alla tendenza dei gruppi “progressisti” a contestare le scelte discrezionali della politica, le toghe moderate hanno preso “nettamente le distanze da un simile approccio ideologico, che ci riporta indietro alla vecchia contrapposizione tra politica e magistratura di un passato che si vuole dimenticare e che ha portato la magistratura ad essere vista dai cittadini come politicizzata”.
“Parlare già di ‘una lunga stagione di resistenza costituzionale’ mi sembra francamente esagerato ed inappropriato”, ribadisce al Foglio l’ex segretario di Magistratura indipendente, Angelantonio Racanelli, che aggiunge: “Lasciamo ai partiti questi toni di contrapposizione politica”.
Anche il gruppo centrista di Unicost ha voluto prendere le distanze da Magistratura democratica. “Siamo in democrazia e ciascuno è libero di scegliere il proprio canone di comunicazione. Noi riteniamo che la magistratura abbia un dovere, oltre che il diritto, di fornire il proprio contributo quando si parla di istituti giuridici di nuova adozione che possano avere un impatto sulla giurisdizione. Ma lo spirito deve essere di leale e corretta collaborazione”, ha dichiarato Rossella Marro, presidente nazionale di Unicost.
Nonostante i richiami alla moderazione, Magistratura democratica va avanti per la propria strada. Lunedì la corrente è tornata all’attacco sulla questione migranti: “Il governo ritiri immediatamente i suoi decreti e consenta lo sbarco a tutte le persone naufraghe che da giorni sono costrette a rimanere sulle navi di soccorso”, ha affermato l’esecutivo del gruppo, aggiungendo di considerare i decreti adottati da Piantedosi “manifestamente illegittimi in quanto violano numerose norme del diritto internazionale e interno”.
L’ennesimo intervento di Md sul piano politico, che rischia di ledere ulteriormente l’immagine di imparzialità della magistratura. Basti pensare a cosa accadrebbe se un pm iscritto a Md decidesse di aprire un’inchiesta nei confronti di Piantedosi.