L'ultimo flop di Gratteri: tutti assolti nell'inchiesta sulle spese al Festival di Spoleto
Il tribunale di Catanzaro ha assolto l'ex governatore calabrese Oliverio, l'ex parlamentare Aiello e l'imprenditore spoletino Luchetti, che al Foglio racconta: "E' stato un incubo, ho dovuto licenziare decine di dipendenti"
"E’ stato un incubo. Fino al 2019 avevo un’azienda che fatturava oltre venti milioni, oggi circa sei. Ho dovuto licenziare decine di dipendenti. Sono stato trattato come un presunto colpevole”. Inizia così il racconto al Foglio di Mauro Luchetti, presidente del gruppo di comunicazione ed eventi Hdrà, assolto martedì dal tribunale di Catanzaro insieme all’ex presidente della regione Calabria, Mario Oliverio, e all’ex parlamentare Ferdinando Aiello, dall’accusa di peculato. L’ultimo flop di Nicola Gratteri.
La vicenda esplose nell’agosto 2019, finendo sulle prime pagine dei giornali. La procura di Catanzaro accusò l’allora governatore Oliverio di aver utilizzato oltre 95 mila euro di fondi pubblici, destinati alla promozione turistica della regione Calabria al “Festival dei due mondi” di Spoleto, per finalità ritenute “privatistiche”. In precedenza, la procura guidata da Gratteri aveva aperto nei confronti di Oliverio altre due inchieste ben più pesanti, una per corruzione e abuso d’ufficio (che poi si è chiusa con l’assoluzione definitiva dell’ex governatore), un’altra in cui gli stessi pm hanno poi chiesto l’archiviazione. Un’iniziativa giudiziaria su larga scala che demolì l’immagine di Oliverio, poi non riconfermato governatore alle successive elezioni regionali.
In questo ambito si collocò anche l’indagine sulla partecipazione di Oliverio al Festival di Spoleto. Nel 2018 la Regione Calabria decise di contribuire al format “I dialoghi di Paolo Mieli”, ideato dal gruppo Hdrà, che da anni richiamava a Spoleto importanti personalità del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo, sponsorizzando l’evento con 95 mila euro al fine di promuovere la Calabria. Il marchio della regione calabrese comparve in tutti gli appuntamenti dell’ex direttore del Corriere della Sera, che nel corso del Festival intervistò personaggi come Raffaella Carrà, Paola Cortellesi, Franca Leosini, Gabriele Muccino e Marco Travaglio, oltre che lo stesso Oliverio. Venne anche organizzata una cena di gala a base di prodotti tipici calabresi.
Nonostante ciò, per gli inquirenti si era trattato soltanto di una “promozione politica” dell’allora governatore, tesi ora smentita dai giudici, che hanno assolto Oliverio, Luchetti e Aiello perché “il fatto non sussiste”.
“Io non ho nulla contro i magistrati, che fanno il loro mestiere”, dice Luchetti, per il quale i pm avevano chiesto una condanna a due anni e otto mesi. “Sono stato indagato, processato e assolto, sono contento così. Ma è da rivedere tutto quello che sta in mezzo a queste vicende giudiziarie: i risvolti mediatici, il comportamento delle banche, le conseguenze sulla propria reputazione e sulla propria vita personale”.
“Penso che il legislatore debba intervenire sul settore bancario a salvaguardia degli imprenditori, che pagano per il semplice fatto di essere indagati”, aggiunge l’imprenditore spoletino. “Se sei coinvolto in un’inchiesta, il sistema creditizio ti chiude improvvisamente le porte, sulla base di una condanna preventiva. Questo è molto grave, e lo dico da figlio di un banchiere”. Venuto meno il sostegno delle banche, Luchetti è stato costretto a licenziare decine di dipendenti e a vendere una parte dell’azienda. “E’ crollato tutto. Eravamo una realtà importante, dal 2019 abbiamo lavorato solo per stare al passo con le spese”.
Restano sullo sfondo le sofferenze personali. “Nel corso degli anni ho aiutato molte persone, ma in tanti si sono dimenticati di me dopo l’inchiesta”, confida Luchetti. “Anche dopo l’assoluzione ci sarà qualcuno che dirà ‘sì vabbè, l’ha fatta franca’. Di questo, purtroppo, sono cosciente”, conclude.