il caso
Un altro sindaco condannato per omicidio colposo. Il Pd: “Le norme vanno riviste”
Dopo la condanna del primo cittadino di Rivarolo Canavese per una morte dovuta a un nubifragio non atteso, il Partito democratico propone di rivedere le responsabilità contestate agli amministratori locali. Parla Verini
Venerdì il tribunale di Ivrea ha condannato a un anno di reclusione ciascuno il sindaco di Rivarolo Canavese (in provincia di Torino), Alberto Rostagno, gli assessori Francesco Diemoz e Lara Schialvino, il capo della polizia locale Cavallo e l’ex capo ufficio tecnico Colombo, con l’accusa di omicidio colposo. Per i giudici, gli amministratori del piccolo comune piemontese sono colpevoli della morte di Guido Zabena, operaio di 51 anni annegato in un sottopasso di Rivarolo Canavese il 2 luglio 2018. La condanna ha riacceso i riflettori sulle responsabilità penali alle quali sono chiamati a rispondere gli amministratori locali, spesso per eventi al di fuori del loro controllo. Nel caso in questione, basti considerare che l’allagamento del sottopasso venne causato da un nubifragio che, secondo le deposizioni rese durante il dibattimento dai tecnici dell’Arpa, in 100 anni non si era mai verificato prima in quel modo e con quella violenza, e che soprattutto non fu previsto da nessuno: dalla protezione civile non venne diramata alcuna allerta meteo.
Insomma, l’impressione, ancora una volta, è che gli amministratori locali siano condannati secondo una sorta di logica di responsabilità penale oggettiva, piuttosto che personale. Dopo la condanna, il sindaco del piccolo comune, Alberto Rostagno, ha ribadito “di aver sempre agito nel rigoroso rispetto di quanto previsto e disposto dalla legge e di aver fatto tutto il possibile per impedire l’accaduto”, e si è augurato “che le competenti autorità giudiziarie, nei successivi gradi di giudizio, possano riconoscere la correttezza e la liceità del proprio operato”.
La vicenda, tuttavia, ha oltrepassato i confini piemontesi. In una nota la senatrice Anna Rossomando, responsabile giustizia del Partito democratico, pur senza entrare nel merito del caso di Rivarolo Canavese, ha ricordato che il Pd “sta lavorando per ripresentare nei prossimi giorni nelle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali un complesso di norme sugli amministratori locali”: “In particolare proporremo una modifica alla normativa vigente in merito alle cosiddette responsabilità omissive improprie che attualmente vengono contestate a sindaci e amministratori”.
Il Pd, dunque, mira ad andare oltre la semplice revisione del reato di abuso d’ufficio, solitamente individuato come principale causa del rallentamento dell’attività delle amministrazioni locali (la cosiddetta “paura della firma”), oltre che di paradossali vicende giudiziarie. A ben vedere, anzi, la modifica o l’abolizione del reato d’ufficio, auspicato nei giorni scorsi dallo stesso ministro della Giustizia Carlo Nordio, il Pd neanche la vorrebbe.
“Con la riforma di quattro anni fa, il reato di abuso d’ufficio è già stato prosciugato e limitato ai casi più gravi. Pensiamo quindi che debba rimanere”, dichiara al Foglio il senatore dem Walter Verini. “Piuttosto – aggiunge – occorrerebbe togliere la responsabilità diretta in capo a sindaci, ma anche ad assessori e ad amministratori, quando i fatti che accadono possono essere, sì, ricondotti in capo all’amministrazione, ma a responsabilità soggettive. Non può essere tutto responsabilità del sindaco”. Il senatore ricorda gli esempi della sindaca di Crema Stefania Bonaldi, indagata (e poi prosciolta) per il ferimento di un bambino che in un asilo comunale aveva avuto due dita della mano schiacciate in una porta tagliafuoco, ma anche dell’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, finita a processo (e condannata in primo grado) per omicidio colposo per la tragedia di piazza San Carlo.
“Stiamo lavorando a un pacchetto di riforme che riveda anche il Testo unico degli enti locali, definendo meglio le gerarchie e le responsabilità dirette degli amministratori pubblici. In questa opera speriamo di contare sul coinvolgimento delle categorie che rappresentano i comuni e le province. Poi sarà il Parlamento ad assumere le sue decisioni”, spiega Verini, che ribadisce il suo “no” all’abolizione dell’abuso d’ufficio: “Oggi gli avvisi di garanzia vengono emessi solo in caso di sospetti di gravi abusi. Inoltre, e qui sono d’accordo con Cafiero De Raho, spesso l’abuso d’ufficio costituisce un reato spia, dietro il quale si celano altri reati che possono riguardare gli appalti o le forniture, e dunque casi di possibile corruzione”. “Del resto, se il reato di abuso d’ufficio fosse stato abolito il sindaco di Rivarolo sarebbe stato comunque processato”, conclude Verini.