Tar on my mind
Ecco la mappa dei ricorsi che bloccano lo sviluppo del paese
Dal nodo ferroviario di Bari al nuovo stadio di San Siro: i tribunali amministrativi sono diventati il rifugio di chi vuole bloccare ogni progetto infrastrutturale che possa cambiare lo status quo
Il caso più paradossale è quello di Piombino, dove il comune, guidato dal sindaco Francesco Ferrari (esponente di Fratelli d’Italia), ha deciso di impugnare di fronte al Tar del Lazio l’autorizzazione concessa dal commissario straordinario Eugenio Giani per la collocazione nel porto toscano del rigassificatore, ritenuto dal governo di Giorgia Meloni (leader di FdI) un’opera strategica per risolvere l’emergenza energetica nazionale. Ma è infinito, ormai, l’elenco delle infrastrutture bloccate davanti ai giudici amministrativi.
I tribunali amministrativi regionali sono diventati da tempo il rifugio di tutte le resistenze anti industriali e anti sviluppiste che circolano nella politica e nell’opinione pubblica. E’ ai Tar che amministratori pubblici, ambientalisti, comitati civici si rivolgono per bloccare ogni progetto infrastrutturale che possa cambiare lo status quo, magari rilanciando dal punto di vista economico un’area abbandonata al nulla o al degrado. Come già raccontato su queste pagine, mercoledì il Tar della Puglia ha annullato il primo progetto finanziato in Italia con le risorse del Recovery fund europeo: il nodo ferroviario di Bari. Un’opera da 406 milioni di euro, di cui oltre la metà (205) provenienti dal Pnrr.
Ma quello barese è solo l’ultimo caso finito nel groviglio della giustizia amministrativa. E’ notizia di ieri il deposito di un nuovo ricorso al Tar della Lombardia da parte di un’associazione ambientalista contro la costruzione del nuovo stadio di San Siro. I ricorrenti chiedono di annullare la delibera con cui la giunta comunale ha certificato che Milan e Inter avevano rispettato le condizioni richieste per poter proseguire il progetto e dare via al dibattito pubblico. “Non ho letto il ricorso, ma è chiaro che questo è un percorso a ostacoli”, ha commentato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala.
Da nord a sud. Nei giorni scorsi il Tar della Sicilia ha stabilito che il Muos, il super-sistema di difesa voluto dagli Stati Uniti e installato a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, è stato costruito senza rispettare le norme edilizie. Secondo il tribunale amministrativo, il ministero della Difesa “non avrebbe potuto concludere la conferenza di servizi disponendo l’approvazione dei progetti in parola, dando per acquisito a tale data il silenzio assenso del comune”. Una vicenda, quella del Muos e della mobilitazione nata tra i cittadini per bloccarlo, che va avanti da oltre dieci anni.
E cosa dire del caso che da oltre vent’anni blocca il raddoppio del binario della ferrovia adriatica tra Termoli e Lesina, interrotto in seguito ai continui ricorsi al Tar da parte delle associazioni ambientaliste, secondo cui la realizzazione dell’opera metterebbe a rischio la nidificazione degli uccelli fratini? Una vicenda paradossale, che sembra essersi sbloccata solo la scorsa estate, anche se ora ci si ritrova ancora alla fase di progettazione.
In Toscana, i comitati ambientalisti si oppongono alla costruzione del nuovo parco eolico di Monte Giogo, nel Mugello. Il via libera della regione è arrivato a febbraio, quello del Consiglio dei ministri a settembre. I lavori cominceranno nel febbraio 2023. Le sette turbine eoliche produrranno 80 milioni di kWh annui, con un risparmio stimato di circa 40 mila tonnellate all’anno di CO2. Ma intanto pende di fronte al Tar della Toscana un ricorso presentato dagli ambientalisti contro l’opera.
Sempre in Toscana, sono già pendenti quattro ricorsi al Tar da parte di comuni e comitati contro la nuova centrale per la geotermia prevista in Val d’Orcia, mentre altri comitati ambientalisti hanno presentato ricorso al Tar contro il progetto di trivellazioni geotermiche esplorative in Maremma.
Il ricorso al Tar ormai costituisce un tic. Nei giorni scorsi, la regione Lazio, con l’ok dei vari enti preposti, ha dato il via libera definitivo alla costruzione ad Anagni di un biodigestore, impianto che che tratta la parte umida dei rifiuti urbani per ricavare energia elettrica. In una nota, la presidenza del Consiglio ha spiegato che, secondo la legge in vigore, i comuni non hanno competenza in materia di tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali e della salute e pubblica incolumità in quanto gli enti dotati di tali facoltà sono altri. Nonostante ciò, il sindaco di Anagni, Daniele Natalia, ha annunciato di aver “comunque deciso di ricorrere al Tar”.
A Roncade, in provincia di Treviso, è invece nato un comitato di cittadini contrari all’ampliamento di un allevamento di maiali (da 1.270 a circa 5.000): anche qui “è pronto un ricorso al Tar”.