Il calvario dell'ex governatrice umbra Lorenzetti, prosciolta dopo 10 anni
Tutti i filoni dell’inchiesta aperta nel 2012 contro Lorenzetti si sono chiusi con il proscioglimento, senza neanche mai arrivare a processo. Peccato che intanto l’immagine politica e pubblica dell’ex governatrice sia stata demolita
Un calvario giudiziario durato dieci anni, fatto di accuse gravissime (dalla corruzione all’associazione per delinquere), quindici giorni di arresti domiciliari, distruzione della reputazione personale e politica. Ma senza neanche un processo. Protagonista dell’incredibile vicenda è Maria Rita Lorenzetti, parlamentare di lungo corso per il Pci e poi Pds, presidente della regione Umbria per due mandati (dal 2000 al 2010), infine presidente di Italferr, società di ingegneria controllata da Ferrovie dello stato. Venerdì scorso il gup di Roma l’ha prosciolta dall’accusa di corruzione, con la formula “il fatto non sussiste”, nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto passante ferroviario di Firenze dell’alta velocità. A chiedere l’archiviazione era stata la stessa procura. In questo modo sono caduti tutti i reati che erano stati contestati a Lorenzetti a partire dal 2012 per la vicenda dell’alta velocità a Firenze.
Per i reati ambientali era stata infatti già prosciolta dall’autorità giudiziaria di Firenze. A Roma, dove il procedimento era stato poi inviato per competenza, per Lorenzetti era già arrivato il proscioglimento dal reato associativo e da un’accusa di corruzione. Per l’ultimo addebito, relativo a un’altra ipotesi di corruzione, nonostante la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, il giudice aveva ordinato lo svolgersi dell’udienza preliminare, ma anche questo filone è terminato con una sentenza di non luogo a procedere.
Insomma, tutti i filoni dell’inchiesta aperta nel 2012 si sono chiusi con il proscioglimento di Lorenzetti, senza neanche mai arrivare a processo. Probabilmente un record. Peccato che nel frattempo, l’immagine politica e pubblica dell’ex governatrice umbra sia stata demolita.
Pur esprimendo soddisfazione per l’esito del procedimento, Lorenzetti preferisce non commentare la vicenda, in attesa delle motivazioni dell’ultima sentenza.
A parlare al Foglio è invece l’avvocato Eriberto Rosso, legale dell’ex governatrice insieme a Luciano Ghirga: “Alla presidente Lorenzetti era originariamente contestata la ipotesi di associazione per delinquere, reati ambientali, corruzioni e sono stati necessari dieci anni all’autorità giudiziaria per proscioglierla definitivamente da ogni accusa, peraltro riferita al suo impegno, quale presidente di Italferr, finalizzato alla realizzazione di una grande opera a Firenze. Va sottolineato che in questo lunghissimo tempo non si è celebrato alcun processo pubblico, avendo i tanti giudici che si sono occupati di queste vicende preso atto che le accuse erano infondate e non richiedevano la verifica davanti al giudice del dibattimento. Intanto, però, la vita e la storia politica di Maria Rita Lorenzetti sono state contrassegnate dalle devastanti conseguenze degli atti di accusa e addirittura dalla esecuzione di misure cautelari”.
Nel settembre 2014, infatti, a Lorenzetti venne persino notificata una misura di arresti domiciliari. L’ex governatrice tornò in libertà 15 giorni dopo, in seguito alle sue dimissioni da presidente di Italferr. Indagata insieme ad altre trenta persone, Lorenzetti venne accusata di associazione per delinquere e abuso d’ufficio in relazione all’esecuzione dell’appalto per il sottoattraversamento ferroviario di Firenze, corruzione con funzionari del ministero dell’Ambiente per ottenere pareri favorevoli e addirittura “traffico illecito di rifiuti relativi ai fanghi di perforazione della fresa di scavo”.
Nella misura di custodia cautelare, il gip di Firenze parlò di “articolato sistema corruttivo”. Lorenzetti venne anche accusata di “promettere utilità ai pubblici ufficiali” a vantaggio delle società che avevano vinto l’appalto dei lavori, dalle quali “pretendeva favori per il marito nell’ambito della ricostruzione dell’Emilia”, colpita dal terremoto. L’indagine venne gonfiata da centinaia di intercettazioni, molte delle quali del tutto estranee alle accuse, che finirono per essere pubblicate sui giornali, alimentando la figura di un mostro, che alla fine mostro non era.