L'intervista
"Visentini alla gogna. La lotta alla corruzione non può diventare giustizialismo”. Parla Bombardieri
Il leader Uil difende il sindacalista coinvolto nel Qatar gate: "Ha chiarito ed è stato rilasciato, ma viene sempre associato ai sacchi di soldi e trattato da colpevole. Ci sono politici che cancellano vecchi tweet su di lui. Serve rispetto per le persone"
Avrebbe voluto parlare prima, per difendere Luca Visentini coinvolto nel “Qatar gate”. Ma ha aspettato che si concludesse la riunione dell’Ituc, il sindacato mondiale di cui Visentini è da meno di un mese capo, che dopo un lungo confronto ed esame dei fatti gli ha confermato la fiducia. Ora Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, il sindacato da cui proviene Visentini, denuncia gli eccessi giustizialisti rispetto a una persona che è stata fermata e rilasciata dopo l’interrogatorio, senza che al momento ci siano accuse. “Premetto la più forte condanna per ogni caso di corruzione che mette in discussione le istituzioni prima che i partiti e le persone, perché è un danno per la democrazia”, dice al Foglio il leader della Uil. “Ma questo non può diventare un tritacarne mediatico che distrugge le persone”. Quando ha saputo la notizia come ha reagito? “Conosco Luca, non ho rinnegato la sua amicizia come ho visto fare da altri pubblicamente. Ho avuto massima fiducia nella magistratura belga e in Luca, perché potesse chiarire la situazione”. E così è stato, almeno per ora.
Segretario Bombardieri, ma quando è scoppiato lo scandalo non ha avuto qualche dubbio su Visentini? “Non ho dubitato. Conosco Luca da 25 anni, conduce una vita molto sobria e normale. Non c’era nessun segnale che mi potesse fare dubitare. Ma poi c’è la conoscenza diretta, le battaglie fatte insieme. Nessun dubbio pur in presenza di una campagna stampa sulla quale occorre fare una riflessione”. Visentini era stato fermato insieme ad altri sospettati di corruzione, nelle case di alcuni di loro sono state trovate cifre imponenti di contanti. Alcuni sono stati arrestati, mentre Visentini dopo l’interrogatorio delle autorità belghe è stato rilasciato. Qual è la situazione? “In Belgio c’è un sistema diverso e forse più equilibrato. Le notizie contrariamente a quanto avviene in Italia non filtrano. C’è solo un messaggio della procura che parla in modo chiaro. Luca è stato interrogato, ha chiarito ed è stato rilasciato, è ritornato in possesso dei suoi cellulari che erano stati sequestrati, non gli sono state mosse accuse. Rispetto al clamore giustificato per i sacchi di soldi ritrovati, però, non abbiamo visto lo stesso risalto per il rilascio. Anzi, continua a essere associato alla corruzione e il suo nome circola allo stesso modo come prima, quando si riteneva già che fosse colpevole. Il giustizialismo è un problema del nostro paese su cui riflettere”.
A differenza di quanto accaduto con i parlamentari sospesi dal gruppo o destituiti dall’Europarlamento, come nel caso della socialista greca Eva Kaili, l’Ituc non ha chiesto le dimissioni di Visentini. “L’Ituc – dice Bombardieri – ha chiarito un aspetto fondamentale, il sospetto che il sindacato potesse essere coinvolto in una storia in cui aveva ammorbidito le critiche al Qatar rispetto a tangenti o favori. Tutti si accorgono del Qatar ora che siamo alla finale di Coppa del mondo, ma noi facevamo le battaglie sulle condizioni dei lavoratori quando si costruivano gli stadi. Ma allora non interessava a nessuno”. È vero che l’Ituc si era schierata contro l’assegnazione dei Mondiali di calcio al Qatar, ma più recentemente aveva assunto una posizione diversa. Ad esempio a ottobre, e va precisato che Visentini non era ancora stato eletto al vertice, l’Ituc riconosceva i progressi del Qatar in materia di diritti dei lavoratori. “Come in ogni trattativa sindacale si parte da una piattaforma. Quando raggiungi un risultato lo riconosci sia per intestartelo sia perché pensi di ottenere altri miglioramenti, che sono stati riconosciuti anche dall’Ilo (l’Organizzazione internazionale del lavoro, ndr). Sono stati raggiunti degli obiettivi, ma non ci siamo mai fermati. Abbiamo continuato a denunciare le violazioni dei diritti”.
In questo scandalo ci sono molti italiani, tra cui un ex sindacalista della Cgil come Antonio Panzeri e, inizialmente, un importante sindacalista come Visentini. Non rischia di essere un duro colpo reputazionale per l’Italia e soprattutto per il sindacato italiano? “Su Panzeri, a me risulta che sia un lobbista. Essere passati da un’esperienza sindacale, chiusa vent’anni fa, dovrebbe lasciare qualche traccia. Ma nella vita ci sono tante strade che si interrompono. In ogni caso, penso che ci sia un tema di legalità che ci riguarda tutti, sinistra destra e sindacato”. Che rapporto aveva Visentini con la ong Fight Impunity di Panzeri? “Luca lo ha dichiarato, dice di aver avuto rapporti con quella ong in quanto si occupava di diritti dei lavoratori e diritti umani. Una ong accreditata in Europa, che aveva come membri onorari del board personalità come Federica Mogherini o Emma Bonino. Perché avrebbe dovuto evitare di collaborare con una ong che lavora sui temi che interessano al sindacato? È probabile che ci fosse l’interesse ad ammorbidire la posizione del sindacato, ma da un lato questo non è avvenuto e dall’altro all’epoca Luca era segretario del Ces, la confederazione europea, che non si occupava del Qatar. È diventato segretario dell’Ituc solo un mese fa, quindi non vedo neppure il nesso temporale”.
Cosa insegna questa vicenda? “Che dobbiamo alzare di più la barriera morale, ma anche fare una riflessione sul giustizialismo. Ci sono episodi che mi hanno molto colpito. Politici che hanno cancellato vecchi tweet di congratulazioni a Visentini (il riferimento è all’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando del Pd, ndr), senza nemmeno sapere se era indagato. Solo perché interrogato. In un tweet l’ex presidente della Camera Laura Boldrini ha messo insieme chi aveva 750 mila euro nei sacchi e chi era stato liberato. Sono reazioni ipocrite. Nella politica come nella vita valgono i rapporti personali e il rispetto delle persone e dei loro diritti, altrimenti diventa una giungla. Una persona non può essere scaricata ed esposta alla pubblica gogna solo per essere stata interrogata, senza che ci siano contestazioni né processi”.