L'Associazione magistrati attacca Nordio e le riforme, ma il governo snobba le toghe
Per il presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia, nelle riforme del ministro della Giustizia "non c'è nulla di liberale", anzi, sono un rischio per il paese. Ma la magistratura ormai è talmente delegittimata che il governo non replica agli attacchi
"Anm chi?”. Non siamo ancora a questi livelli, ma il silenzio del governo di fronte alle bordate sparate nel fine settimana dall’Associazione nazionale magistrati contro le riforme annunciate dal Guardasigilli Carlo Nordio fa capire (ancora una volta) quanto la delegittimazione subita dalla magistratura abbia ridotto il potere di ricatto delle toghe sulla politica italiana. “Non c’è nulla di liberale nelle riforme che il ministro Nordio sta annunciando. Credo che il nostro sistema di garanzie democratiche non possa fare a meno di azione penale obbligatoria e unità delle carriere: se si toccano questi capisaldi non si fa una riforma in senso liberale ma si pongono le premesse per un controllo politico sull’azione penale”, ha affermato sabato il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, in apertura del comitato direttivo centrale dell’associazione, criticando anche le parole di Nordio sulle intercettazioni (“Un attacco a freddo”). Domenica, in un’intervista a Repubblica, il presidente dell’Anm ha rincarato la dose, parlando di “uno scenario che dovrebbe allarmare tutti i cittadini”, perché le proposte prospettate finora da Nordio “farebbero fare passi indietro al rapporto tra i poteri dello stato sul piano dell’equilibrio”.
Insomma, come è spesso accaduto in passato, l’Anm ha bocciato, definendole anticostituzionali e illiberali, delle riforme che non sono state ancora neanche abbozzate in provvedimenti concreti. Chi si aspettava reazioni energiche da parte del governo, tuttavia, è rimasto deluso. A esprimersi, paradossalmente, sono stati solo esponenti del centro. Il senatore Ivan Scalfarotto (Iv), ad esempio, su Twitter si è chiesto: “L’Anm dice che non c’è nulla di liberale nelle proposte di Nordio: sono invece liberali i processi infiniti, le ingiuste detenzioni, l’abuso delle intercettazioni, il sovraffollamento delle carceri, o i processi sommari a mezzo stampa a cui stiamo assistendo da 30 anni?”.
Dalla maggioranza e dal governo, invece, nessuna sollevazione. Silenzio assoluto, come se le critiche dell’Associazione nazionale dei magistrati ormai non rappresentassero più un problema. “I magistrati li ascoltiamo, ma non ci facciamo condizionare su temi così delicati dalle loro prese di posizione. Le leggi le fa il Parlamento”, dice al Foglio Pierantonio Zanettin, deputato di Forza Italia.
Dal ministero della Giustizia giungono voci persino più nette, anche perché – si precisa per l’ennesima volta – “mai nessuno ha pensato di sottomettere il pm all’esecutivo, né di privare i magistrati dell’uso delle intercettazioni”. Insomma, “giusto consultare anche i magistrati nel momento in cui le riforme vengono progettate, ma poi spetta alla politica fare il suo lavoro”.
Altro che ritorno alla “guerra dei trent’anni” di berlusconiana memoria. Lo scandalo Palamara ha affossato talmente tanto la credibilità della magistratura, che la politica, per la prima volta dopo trent’anni, sembra in grado (almeno per ora) di rialzare la testa.