da gennaio a dicembre
2022, Odissea nel giudizio. Un anno vissuto ingiustamente alla gogna giudiziaria
Un'altra lunga la lista delle vittime di teoremi accusatori che si sono rivelati infondati. Almanacco degli orrori della malagiustizia che ha sostituito la presunzione d’innocenza con la presunzione di colpevolezza
Da Eni-Nigeria a Cpl Concordia, da Incalza a Renzi senior, da Mantovani a Briatore. Sono stati numerosi, nel corso dell’anno che sta per concludersi, i flop giudiziari. Ecco, partendo da gennaio, un catalogo delle troppo rapide presunzioni di colpevolezza, dei teoremi accusatori caduti in giudizio o ancor prima di andare a processo.
Gennaio
Ribaltando in maniera clamorosa la sentenza di primo grado di condanna all’ergastolo, la Corte d’appello di Firenze assolve l’infermiera Fausta Bonino dall’accusa di omicidio plurimo. L’infermiera era accusata di aver iniettato, tra il 2014 e 2015, dosi letali di eparina ai suoi pazienti all’ospedale Villamarina di Piombino, causandone la morte per emorragia. La procura generale aveva chiesto la conferma dell’ergastolo chiedendo che all’imputata fossero addebitate nove morti, cinque più della sentenza di primo grado. “Sono ancora stordita, è finito un incubo – dichiara Bonino – Finalmente è stata fatta giustizia e i giudici hanno capito la mia innocenza. Adesso voglio solo stare con la mia famiglia”.
La Corte d’appello di Catania assolve l’ex presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale. La procura, con i pm Sabrina Gambino e Agata Santonocito, aveva chiesto la condanna di Lombardo a sette anni e quattro mesi di reclusione, accusandolo di aver ricevuto voti dai clan alle regionali del 2008, quando fu eletto governatore, in cambio di favori. Un’odissea per l’ex presidente della regione. Nel febbraio 2014, col rito abbreviato, il gup di Palermo Marina Rizza aveva condannato Lombardo a sei anni e otto mesi ritenendolo, tra l’altro, “arbitro” e “moderatore” dei rapporti tra mafia, politica e imprenditoria, sentenza poi riformata in appello e in Cassazione, che aveva disposto un nuovo giudizio di appello.
“I giudici hanno avuto coraggio, per me sono stati 12 anni di sofferenza”, il commento di Lombardo.
Dopo dodici anni di indagini e processi, sei sentenze e confische milionarie, Flavio Briatore viene assolto dall’accusa di frode fiscale nella vicenda relativa allo yacht Force Blue. La Corte d’appello di Genova (chiamata a esprimersi per la terza volta sul caso) lo assolve insieme ad altre tre persone “perché il fatto non costituisce reato” dalle accuse di evasione fiscale sull’Iva per oltre tre milioni di euro e false fatturazioni.
Il colmo è che il mega yacht, fatto confiscare dai magistrati, nel frattempo è già stato venduto dallo stato per sette milioni e mezzo di dollari (contro un valore stimato in una ventina di milioni).
Febbraio
L’ex presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, viene assolto dal gup del tribunale di Catanzaro nell’ambito del processo Farmabusiness, istruito dalla Dda guidata da Nicola Gratteri, dalle accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e di scambio elettorale politico-mafiosa. Secondo la ricostruzione della procura, Tallini aveva agevolato gli interessi della cosca Grande Aracri nel settore della distribuzione dei farmaci. L’indagine lo aveva costretto a dimettersi dalla carica di presidente del Consiglio regionale, in quanto il gip di Catanzaro aveva applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari, poi revocata, quindici giorni dopo, dal tribunale del Riesame di Catanzaro, per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza e insussistenza delle esigenze cautelari.
Il tribunale di Roma assolve l’attore Luca Barbareschi dall’accusa di traffico di influenze illecite nell’ambito dell’inchiesta sui fondi al teatro Eliseo, di cui è proprietario e direttore artistico. “È paradossale: per un fatto che non sussiste sono stato messo alla gogna per cinque anni, quasi una pena capitale. Un danno enorme, per il quale farò causa allo stato”, dichiara Barbareschi.
Il gip di Milano Natalia Imarisio, su richiesta dei pm, archivia l’inchiesta in cui il governatore lombardo Attilio Fontana era indagato per autoriciclaggio e falso nella “voluntary disclosure” in relazione a 5,3 milioni di euro che erano depositati su un conto a Lugano, scudati nel 2015, e in particolare su parte del denaro, 2,5 milioni, che gli inquirenti ritenevano frutto di presunta evasione fiscale. Fontana aveva sempre ribadito che la somma regolarizzata sette anni prima era il lascito ereditario della madre.
Marzo
Ribaltando la sentenza di primo grado, che lo aveva condannato a cinque anni e mezzo, la corte d’appello di Milano assolve l’ex vicepresidente della regione Lombardia ed ex senatore Pdl-Fi, Mario Mantovani, dalle accuse di corruzione, concussione e turbativa d’asta. Sette anni prima, a causa dell’inchiesta, Mantovani era stato costretto a trascorrere sei mesi tra carcere e arresti domiciliari. La procura generale aveva chiesto di confermare la condanna di primo grado. “Credo che una delle vergogne di questo paese sia l’ingiustizia della detenzione durante le indagini preliminari – dichiara Mantovani al Corriere della Sera – La procura di Milano deve farsi un esame di coscienza per quello che mi è stato riservato. Non c’è peggior disonore per una civiltà che mettere in carcerare una persona innocente”. Nell’ambito dello stesso processo viene assolto, per la seconda volta, dall’accusa di turbativa d’asta anche l’ex ministro del Turismo ed esponente della Lega, Massimo Garavaglia.
Il deputato della Lega Edoardo Rixi, già viceministro alle Infrastrutture nel governo Conte I, viene assolto in via definitiva dalla Cassazione dalle accuse di peculato e falso nel processo sulle cosiddette “spese pazze” dei consiglieri regionali liguri negli anni dal 2010 al 2012. La sentenza di condanna in primo grado (poi ribaltata in appello) lo aveva spinto a dimettersi dall’incarico di governo. “Ho comunque scontato una pena lunga nove anni – dice Rixi a Repubblica – mi sono dimesso da viceministro, non ho corso per le regionali in Liguria. Ho avuto problemi a contrarre il mutuo per la casa, ho dovuto farmi prestare i soldi dai miei genitori, ho sostenuto 100 mila euro di spese processuali”.
Aprile
Si chiude dopo otto anni la vicenda giudiziaria paradossale che ha visto per protagonista la Cpl Concordia, una delle più grandi cooperative del paese. La Corte di cassazione, infatti, annulla le condanne per corruzione nei confronti del presidente Roberto Casari e degli altri imputati nel processo sugli appalti per la metanizzazione dell’isola di Ischia. Il presunto corrotto, l’ex sindaco di Ischia Giosi Ferrandino, era già stato assolto in via definitiva. In precedenza, erano crollate anche le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa rivolte nei confronti dei vertici della cooperativa. L’inchiesta per corruzione era stata avviata dai pm Henry John Woodcock, Celestina Carrano e Giuseppina Loreto, quella per mafia dai pm Catello Maresca e Cesare Sirignano. Tra contratti persi e danno reputazionale si calcola che Cpl Concordia abbia subito 180 milioni di euro di danni.
Dopo un processo durato sei anni, e a distanza di dieci anni dall’inizio dell’inchiesta, il tribunale di Campobasso assolve quattordici imputati su sedici nel procedimento sul cosiddetto “Sistema Iorio”, incluso lo stesso ex governatore del Molise Michele Iorio, dal quale il processo aveva preso il nome. Per la procura di Campobasso, che avviò l’indagine nel 2012 quando Iorio era ancora presidente della regione, il governatore (prima in Forza Italia, poi in quota Fratelli d’Italia) era diventato il fulcro di un sistema consolidato di connivenze, favori e corruttele. Al termine del giudizio di primo grado, però, l’impianto accusatorio messo in piedi dalla procura ha ceduto di schianto. Iorio, per il quale i pm avevano chiesto una condanna a sei anni di reclusione, viene assolto “per non aver commesso il fatto”. Assoluzione con formula piena anche per altri tredici imputati.
La Corte d’appello di Reggio Calabria assolve dall’accusa di associazione mafiosa l’ex consigliere regionale Cosimo Cherubino, uno dei principali imputati del processo “Falsa politica”, nato da un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria. In primo grado era stato condannato a 12 anni di carcere. Arrestato nel 2012, Cherubino ha trascorso quattro anni in carcere.
Il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Napoli, Nicoletta Campanaro, assolve con la formula piena, “perché il fatto non sussiste”, il consigliere regionale Massimo Grimaldi (Forza Italia) dall’accusa di concorso esterno alla camorra. Per Grimaldi i sostituti procuratori della Dda Maurizio Giordano e Graziella Arlomede avevano chiesto otto anni di carcere.
Si chiude con l’assoluzione di tutti e cinque gli imputati il processo d’appello sulla bonifica di Bagnoli, il quartiere della zona occidentale di Napoli dove sorgevano gli ex stabilimenti Italsider ed Eternit. Le accuse erano di disastro ambientale colposo e truffa ai danni dello stato. L’assoluzione di tutti gli imputati giunge a distanza di quindici anni dall’inizio delle indagini condotte dalla procura di Napoli, un’eternità. Nel frattempo il disastro giudiziario ha prodotto non solo danni irreparabili sulle vite degli imputati, ma anche danni economici e ambientali ingenti su un’area che, ancora oggi, attende la sua rinascita.
Maggio
Il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, viene prosciolto “perché il fatto non sussiste” con altre quattro persone dall’accusa di frode in pubbliche forniture per il caso dell’affidamento nell’aprile 2020 da parte della regione di una fornitura, poi trasformata in donazione, da circa mezzo milione di euro di 75 mila camici e altri dispositivi di protezione a Dama, società del cognato Andrea Dini. A deciderlo il gup di Milano Chiara Valori.
Ribaltando la sentenza di primo grado, la corte d’appello di Milano assolve l’ex presidente di Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari (7 anni e 6 mesi in primo grado), l’ex direttore generale Antonio Vigni (7 anni e 3 mesi) e l’ex responsabile area finanza Gianluca Baldassarri (4 anni e 8 mesi) per le presunte irregolarità nelle operazioni Alexandria e Santorini, Chianti Classico e Fresh, effettuate, secondo l’accusa, per coprire le perdite provocate dall’acquisto della banca Antonveneta. Assolte anche le banche Deutsche Bank AG, la sua filiale londinese e Nomura. Quello che era stato presentato come uno dei più gravi scandali bancari della storia d’Italia non ha rilevanza penale.
Il tribunale di Milano proscioglie Gianfelice Rocca (numero uno del gruppo Techint, presidente dell’Istituto clinico Humanitas ed ex presidente di Assolombarda), suo fratello Paolo Rocca e il loro cugino Roberto Bonatti, quali amministratori e soci della holding San Faustin, dall’accusa di corruzione internazionale per una presunta tangente pagata in Brasile. I pm avevano chiesto una condanna a 4 anni e 6 mesi di reclusione per ciascun imputato, ma i giudici stabiliscono il “non doversi procedere” nei loro confronti (e anche della società) evidenziando che “l’azione penale non doveva neppure essere iniziata per difetto di giurisdizione”.
La Corte d’appello di Torino assolve l’ex sindaca Chiara Appendino, insieme al suo capo di gabinetto Paolo Giordana e all’assessore al Bilancio Sergio Rolando, dall’accusa di falso mossa nell’ambito del processo Ream. In primo grado Appendino era stata condannata a sei mesi di reclusione. Le accuse erano legate al mancato inserimento nel bilancio comunale di un debito di cinque milioni di euro maturato dalla città nei confronti della società Ream per la conversione dell’ex area Westinghouse.
A distanza di dieci anni dall’inizio dell’inchiesta e dopo un processo di primo grado durato quattro anni, il tribunale di Cosenza assolve tutti gli imputati del processo denominato “Sistema Rende”: gli ex sindaci del comune rendese Sandro Principe (più volte deputato per il Psi e sottosegretario dei governi Amato e Ciampi) e Umberto Bernaudo, e gli ex assessori Pietro Paolo Ruffolo e Giuseppe Gagliardi. I reati contestati agli imputati erano quelli di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione in atti amministrativi aggravata dal metodo mafioso. La pubblica accusa aveva chiesto la condanna di Principe a nove anni di reclusione, di Bernaudo a otto anni, di Ruffolo a sette anni e sei mesi, e infine di Gagliardi a due anni. Tutti assolti con la formula più ampia “perché il fatto non sussiste”.
Tutti assolti a Milano i dodici imputati, tra cui Piergiorgio Peluso, figlio dell’ex ministra della Giustizia Annamaria Cancellieri, per concorso in bancarotta in relazione al fallimento di Imco, una delle holding della famiglia Ligresti, socia di Fonsai. Il rinvio a giudizio era stato disposto nel febbraio del 2016.
Giugno
Il tribunale di Arezzo assolve con la formula piena, perché “il fatto non sussiste”, tutti i 14 imputati a processo per il crac di Banca Etruria del 2015, nell’ambito del filone di indagine sulle cosiddette consulenze d’oro. Tra gli assolti anche Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministra Maria Elena ed ex vicepresidente di Etruria, nei confronti del quale il pm Angela Masiello aveva chiesto una condanna a un anno di reclusione, così come per altri tre dirigenti (Luciano Nataloni, Claudia Bugno e Luigi Nannipieri). Per gli altri imputati erano state chieste condanne da 8 a 10 mesi. “Oggi ho pianto. Avevo giurato a me stessa che non avrei mai pianto per Banca Etruria. Oggi l’ho fatto”, il commento di Maria Elena Boschi.
La Corte d’appello di Perugia assolve con formula piena gli imputati accusati di sequestro di persona per le presunte irregolarità legate al rimpatrio di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, espulsa verso il Kazakistan nel 2013 insieme alla figlia Alua e poi entrambe tornate in Italia. Tra loro gli ex capi della Squadra mobile e dell’Ufficio immigrazione della questura di Roma, Renato Cortese e Maurizio Improta. In primo grado gli imputati erano stati tutti condannati (Cortese e Improta a cinque anni di reclusione) per il reato di sequestro di persona. “Questi anni non torneranno – dichiara Improta al Messaggero – ho sofferto come mio padre. Quando era prefetto di Napoli è stato costretto a dimettersi dopo essere stato accusato di avere falsificato la data di un documento. Dopo cinque anni è stato assolto. È morto dopo nemmeno un anno”.
Al termine di una vicenda giudiziaria durata otto anni, Giuseppe Pagliani, avvocato ed ex consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia, viene definitivamente assolto dall’accusa di concorso esterno alla mafia nel processo di ’ndrangheta “Aemilia”. Fu arrestato all’alba del 28 gennaio 2015 e trascorse tre settimane in carcere prima che il Riesame lo liberasse. In primo grado, con rito abbreviato, fu assolto. La procura impugnò e la Corte d’appello lo condannò a quattro anni. La difesa fece ricorso e la Cassazione dispose un nuovo processo, concluso con l’assoluzione, di nuovo impugnato dalla procura generale. Il ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Cassazione.
Luglio
Diventano definitive tutte e quindici le assoluzioni nel processo che vedeva coinvolte Eni e Shell per la presunta corruzione internazionale da oltre un miliardo di dollari compiuta in Nigeria per l’acquisizione dei diritti di esplorazione del blocco petrolifero Opl 245. Assolti dunque, tra gli altri, l’attuale amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi, il suo predecessore Paolo Scaroni, e le due società Eni e Shell.
La procura generale di Milano ha rinunciato infatti all’impugnazione proposta dalla procura milanese, in particolare dall’aggiunto Fabio De Pasquale, nei confronti della sentenza con cui il tribunale il 17 marzo 2021 aveva assolto tutti gli imputati. I motivi d’appello “sono incongrui, insufficienti e fuori dal binario di legalità”, ha motivato la pg Celestina Gravina, proseguendo con parole durissime: “Non c’è prova di nessun fatto rilevante in questo processo. Gli imputati che hanno patito un processo lungo sette anni hanno diritto di vedere cessare immediatamente questa situazione, che in questo momento è contra legem rispetto alle indicazioni di regolarità formale del processo, di economia processuale e di durata ragionevole”.
Nuova assoluzione per l’ex vicepresidente della regione Lombardia Mario Mantovani, finito sotto processo per reati fiscali legati alle casse delle onlus da lui fondate. A scagionare il politico e i suoi sette coimputati, “perché il fatto non sussiste”, è stato il giudice della seconda sezione penale del Tribunale, Sandro Saba. Il pm Giovanni Polizzi aveva chiesto per Mantovani una condanna a due anni e mezzo di carcere.
La Corte d’appello di Firenze assolve con la formula piena “perché il fatto non sussiste” gli ex vertici del Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e Gianluca Baldassarri, dall’accusa di aver ostacolato la vigilanza nascondendo il “mandate agreement” stipulato per l’operazione di ristrutturazione del derivato Alexandria con la banca giapponese Nomura.
La Corte d’assise di Brescia assolve dall’accusa di omicidio volontario il medico Carlo Mosca, il primario (sospeso) del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari, in provincia di Brescia, finito a processo per la morte di due malati di Covid deceduti nel marzo 2020, durante la prima ondata dell’emergenza pandemica. Il pm aveva chiesto una condanna a 24 anni di carcere perché, secondo le testimonianze di due infermieri, Mosca avrebbe somministrato ai due pazienti degli anestetici senza però poi procedere all’intubazione, così causandone la morte, con lo scopo di liberare posti letto. Mosca ha trascorso oltre 500 giorni agli arresti domiciliari.
Il gup di Perugia, Natalia Giubilei, proscioglie la legale della Juventus, l’avvocato Maria Turco, nel processo sul presunto esame truccato sostenuto dal calciatore Luis Suarez nel settembre 2020 per ottenere la cittadinanza italiana. A giudizio l’ex rettrice dell’Università per Stranieri, Giuliana Grego Bolli, l’attuale direttore generale Simone Olivieri e la professoressa Stefania Spina.
Agosto
Dopo quasi un anno vengono depositate le motivazioni con cui la Corte d’appello di Palermo, ribaltando il giudizio di primo grado, ha assolto gli alti ufficiali del Ros dei Carabinieri Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, insieme all’ex senatore Marcello Dell’Utri, nel cosiddetto processo “Trattativa stato-mafia”. Secondo i giudici, tra il 1992 e il 1993 non ci fu nessun patto tra lo stato e Cosa nostra, ma “un’operazione di intelligence” da parte del Ros, che aveva come obiettivo quello di “disinnescare la minaccia mafiosa”, anziché “creare le basi di un accordo ‘politico’”.
Viene archiviata la posizione del senatore della Lega Roberto Marti, indagato per presunte irregolarità nell’assegnazione delle case popolari in cambio di voti a Lecce. L’archiviazione fa seguito alla mancata autorizzazione della Camera a utilizzare le intercettazioni a carico di Marti, che all’epoca dei fatti contestati ricopriva la carica di deputato.
Settembre
Si conclude a Genova con una raffica di assoluzioni (venti imputati su ventisette) il processo sulle presunte tangenti per la realizzazione del Terzo Valico. Tra gli assolti Pietro Salini, amministratore delegato di WeBuild (già Salini Impregilo), per il quale i pm avevano chiesto tre anni e cinque mesi per turbativa d’asta, ed Ercole Incalza, per quattordici anni super dirigente del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (un tempo dei Lavori pubblici), per il quale era stata richiesta una condanna di un anno e sette mesi. Per Incalza si tratta della diciassettesima assoluzione su diciassette processi. “Questa collezione di assoluzioni senza dubbio dimostra che la giustizia funziona, ma al tempo stesso scoraggia chi gestisce la Pubblica amministrazione a rimanerci”, dichiara Incalza al Foglio. “In Italia fare significa rischiare”.
Diventa definitiva l’assoluzione per il governatore campano Vincenzo De Luca dalle accuse di abuso d’ufficio, falso ideologico e altri reati urbanistici per la costruzione del complesso immobiliare del “Crescent” sul lungomare di Salerno, quando egli era sindaco della città. De Luca era stato assolto sia in primo grado che in appello. Una vicenda durata oltre dieci anni e che si conclude con l’assoluzione di altre 21 persone.
Il tribunale di Bergamo proscioglie l’ex giudice del Consiglio di stato Francesco Bellomo dalle accuse di stalking e violenza privata nei confronti di tre borsiste della scuola per magistrati “Diritto e scienza”. Bellomo era finito agli arresti domiciliari nel luglio 2019, nell’ambito di un’inchiesta della procura di Bari, che ipotizzava una serie di maltrattamenti da parte del magistrato nei confronti delle sue allieve (con alcune delle quali aveva anche avuto relazioni sentimentali). Bellomo era infatti solito chiedere alle aspiranti magistrate che si iscrivevano ai suoi corsi di rispettare un rigido codice di comportamento e un preciso dress code.
Ottobre
La Corte d’appello di Firenze assolve, “perché il fatto non costituisce reato”, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier Matteo Renzi, nel processo riguardante la presunta emissione di fatture false. In primo grado erano stati condannati a un anno e nove mesi. L’indagine venne coordinata dal procuratore aggiunto di Firenze Luca Turco, lo stesso che in seguito avrebbe contestato a Tiziano Renzi e Laura Bovoli anche l’accusa di bancarotta fraudolenta per il fallimento di tre cooperative, chiedendo e ottenendo dal gip persino gli arresti domiciliari per i due. Alla fine del 2019, sempre il pm Turco avrebbe avviato con il collega Antonino Nastasi l’indagine sulla fondazione Open, che ora vede a processo Matteo Renzi, insieme, tra gli altri, a Maria Elena Boschi e Luca Lotti.
L’ex ministra Nunzia De Girolamo viene assolta anche in appello nel processo sulle presunte irregolarità nella gestione dell’Asl di Benevento. L’inchiesta, nata sul finire del 2013 ed esplosa mediaticamente a inizio 2014, indusse De Girolamo a dimettersi dal governo Letta, in cui era responsabile delle Politiche agricole. Per i pm, che avevano chiesto una condanna a sei anni, De Girolamo sarebbe stata a capo di un presunto “direttorio politico-partitico” che avrebbe influenzato la gestione dell’Asl sannita. La Corte d’appello di Napoli conferma invece la sentenza di assoluzione di primo grado. “Un incubo durato nove anni che adesso finisce”, commenta l’ex ministra.
Il tribunale di Palermo assolve “perché il fatto non sussiste” l’ex concorrente del “Grande Fratello” Daniele Santoianni, finito ai domiciliari nel maggio del 2020 nell’ambito dell’inchiesta sul clan mafioso dell’Acquasanta che aveva portato a 91 misure di custodia cautelare. Era accusato di intestazione fittizia dei beni con l’aggravante mafiosa perché, secondo la procura, avrebbe fatto da prestanome di una società per la vendita di caffè legata ai clan. “È la fine di un incubo che ritenevo inimmaginabile e che non auguro a nessun cittadino. Essere vittima di un errore giudiziario causa un dolore indescrivibile alla persona ingiustamente arrestata e ai suoi famigliari”, dichiara Santoianni.
Novembre
Il tribunale di Catanzaro assolve l’ex presidente della regione Calabria, Mario Oliverio, dall’accusa di peculato nel processo sulla presunta distrazione di fondi pubblici in occasione dell’edizione del “Festival dei due mondi” di Spoleto svoltosi nel luglio 2018. Oltre a Oliverio, vengono assolti anche l’ex parlamentare Ferdinando Aiello e il presidente del gruppo di comunicazione Hdrà, Mauro Luchetti. La procura, guidata da Gratteri, aveva chiesto la condanna a quattro anni per Oliverio, e a 2 anni e 8 mesi per Aiello e Luchetti. Intervistato dal Foglio, Luchetti racconta: “E’ stato un incubo. Fino al 2019 avevo un’azienda che fatturava oltre venti milioni, oggi circa sei. Ho dovuto licenziare decine di dipendenti. Sono stato trattato come un presunto colpevole”.
Il tribunale di Roma assolve, con la formula piena “perché il fatto non sussiste”, l’ex premier Silvio Berlusconi dall’accusa di corruzione in uno dei filoni del caso Ruby ter. I giudici fanno cadere le accuse anche per il cantante e suo amico Mariano Apicella. I due erano accusati di corruzione in relazione alla falsa testimonianza del cantante napoletano in merito alle feste organizzate ad Arcore.
La Corte d’appello di Brescia conferma l’assoluzione per il pm di Milano, Paolo Storari, imputato per rivelazione di segreto d’ufficio, con l’accusa di aver consegnato i verbali secretati dell’avvocato Piero Amara sulla presunta loggia Ungheria all’allora consigliere del Csm, Piercamillo Davigo. In primo grado Storari era stato assolto perché convinto dallo stesso Davigo di “interloquire con soggetto legittimato a ricevere quelle informazioni e di veicolare allo stesso per finalità istituzionali”.
Dicembre
Il tribunale di Firenze archivia in via definitiva, “per infondatezza della notizia di reato”, l’indagine per riciclaggio nei confronti di Marco Carrai (imprenditore e amico di lunga data di Matteo Renzi) e di sua moglie Francesca Campana Comparini. L’indagine era stata aperta nel 2019 dai pm Luca Turco e Antonino Nastasi, gli stessi che all’epoca già stavano indagando sull’ex fondazione renziana Open. I coniugi Carrai vennero svegliati in piena notte da una visita della Guardia di Finanza e sottoposti subito a interrogatorio. La moglie di Carrai all’epoca era anche incinta. “Entrambi – si legge in una nota diffusa dopo la chiusura della vicenda – esprimono la loro amara soddisfazione per la fine di tale incubo che non sarebbe mai dovuto iniziare e che ha arrecato a loro e ai loro cari tanta sofferenza e danni materiali”.
Diventa definitiva l’assoluzione dell’ex pm di Torino Andrea Padalino, imputato con rito abbreviato a Milano per corruzione in atti giudiziari e abuso d’ufficio in un’inchiesta su presunti favoritismi nella procura piemontese. Padalino, tra i volti simboli della magistratura italiana (fu tra i gip di Mani pulite e poi, in anni recenti, pm delle inchieste sui disordini dei No Tav), era stato accusato nel 2018 dai suoi stessi colleghi torinesi di far parte di una “cricca dei favori in procura”. L’inchiesta poi era passata per competenza territoriale a Milano, dove Padalino era stato assolto in primo grado. I pm milanesi, che avevano chiesto una condanna a tre anni di reclusione, hanno poi deciso di impugnare la sentenza. La procura generale, col sostituto pg Gemma Gualdi, ha però deciso con formale rinuncia di non portare avanti il ricorso in secondo grado.
Il tribunale di Roma assolve l’ex presidente della regione Umbria ed ex presidente di Italferr, Maria Rita Lorenzetti, dall’accusa di corruzione nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto passante ferroviario di Firenze dell’alta velocità. A chiedere l’archiviazione era stata la stessa procura. In questo modo cadono tutti i reati che erano stati contestati a Lorenzetti a partire dal 2012 per la vicenda dell’alta velocità a Firenze. Per i reati ambientali era stata infatti già prosciolta dall’autorità giudiziaria di Firenze. A Roma, dove il procedimento era stato poi inviato per competenza, per Lorenzetti era già arrivato il proscioglimento dal reato associativo e da un’accusa di corruzione. Dieci anni di inchieste, senza mai neanche un processo. Nel frattempo, però, l’immagine politica e pubblica dell’ex governatrice umbra è stata demolita.