Il caso Cospito fa litigare le correnti della magistratura

Ermes Antonucci

Un proiettile è stato spedito al pg di Torino che si occupa del processo contro l'anarchico al 41-bis. L'Associazione nazionale magistrati e le correnti di sinistra non intervengono in difesa del collega: appartiene al gruppo conservatore di Mi

Il caso dell’anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame per protestare contro il regime di carcere duro a cui è sottoposto, sta provocando – lontano dai riflettori – forti tensioni nella magistratura, in particolare tra la corrente più conservatrice, Magistratura indipendente, e quelle di “sinistra”, Area e Magistratura democratica. Le tensioni sono emerse con chiarezza attorno alle minacce ricevute dal procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, che rappresenta la pubblica accusa nel processo che si sta svolgendo in corte d’assise d’appello nei confronti di Cospito per una serie di attentati aventi finalità terroristica e per strage politica (l’anarchico è già stato condannato in via definitiva per una serie di altri attentati, tra cui la gambizzazione dell’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi). Nelle scorse settimane a Saluzzo è stata indirizzata una busta contenente un proiettile e marchiata con la lettera “A” di anarchia.

 

Il macabro episodio è andato ad aggiungersi agli attacchi che la magistratura torinese sta subendo da tempo proprio per il processo in corso a carico di Cospito, ritenuto capo e organizzatore della Federazione anarchica informale (Fai). All’ultima udienza un gruppo di anarchici è entrato in aula e ha rivolto frasi contro i magistrati: “Fascisti”, “assassini”, “vergognatevi”. Gli attivisti hanno gridato anche altri slogan, come “chi va col nucleare impari a zoppicare”, con chiaro riferimento all’attentato ad Adinolfi compiuto da Cospito, e “Susy Schlein impara a parcheggiare”, con riferimento all’attentato subito a dicembre dal primo consigliere dell’ambasciata ad Atene, rivendicato da un gruppo anarchico greco. Nel giugno 2017 alcune buste esplosive erano state recapitate ai pm Antonio Rinaudo e Roberto Sparagna, quest’ultimo titolare dell’inchiesta su Cospito.

 

Di fronte a questi attacchi, l’Associazione nazionale magistrati, guidata da Giuseppe Santalucia (Area), sempre pronta a intervenire nel dibattito pubblico e politico in nome della tutela dell’indipendenza delle toghe, ha deciso di non prendere alcuna iniziativa. A intervenire è stata solo la sezione piemontese dell’Anm, guidata da Cesare Parodi, storico esponente di Magistratura indipendente. La giunta distrettuale, preso atto delle “gravi minacce” subite dal pg Saluzzo, ha condannato “fermamente il vile gesto” ed espresso “assoluta e incondizionata solidarietà a Saluzzo”, auspicando “un celere ed efficace accertamento delle responsabilità”. La giunta nazionale dell’Anm, invece, ha taciuto.

 

Tra le correnti della magistratura, soltanto Mi ha deciso di esprimere solidarietà nei confronti di Saluzzo. “E’ forte lo sdegno per la viltà di chi, rimanendo anonimo, cerca di condizionare l’esercizio della funzione giurisdizionale, minacciando un servitore dello stato per il sol fatto di svolgere con scrupolo il suo lavoro”, hanno affermato in una nota Angelo Piraino e Stefano Buccini, rispettivamente segretario e presidente di Magistratura indipendente. “Sappiamo che si tratta di una minaccia tanto vigliacca quanto inutile, perché conosciamo le qualità umane e professionali del procuratore Saluzzo e ci stringiamo intorno a lui, esprimendogli piena e incondizionata solidarietà”, hanno aggiunto i vertici di Mi, chiedendo che “vengano adottate tutte le iniziative necessarie per garantire l’incolumità del collega”.

 

Le altre correnti, dalla centrista Unicost a quelle di sinistra Area e Md, non sono intervenute. D’altronde, il distretto di Torino è da sempre ritenuto un feudo della corrente più conservatrice della magistratura. Eppure, viene da chiedersi cosa sarebbe avvenuto se simili attacchi a magistrati si fossero registrati a Milano, roccaforte delle “toghe rosse”.

 

Sulla vicenda Cospito (posto al 41-bis in quanto risultato “in grado di mantenere contatti con esponenti tuttora liberi dell’organizzazione eversiva di appartenenza”), in fondo, Md sembra pensarla diversamente. Basta leggere con attenzione l’appello rivolto da una ventina di giuristi e intellettuali al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per chiedere la revoca del regime di carcere duro nei confronti di Cospito. Tra i firmatari del testo, infatti, risultano numerosi ex magistrati simboli, se non addirittura fondatori, di Md: Giovanni Palombarini, Franco Ippolito, Nello Rossi, Livio Pepino, Gherardo Colombo, Beniamino Deidda, Elvio Fassone, Luigi Ferrajoli, Domenico Gallo.

 

Così, l’espressione di solidarietà nei confronti di Saluzzo, cioè di un magistrato minacciato di morte, per le correnti di sinistra (e per l’Anm) è diventata incredibilmente una questione di parte.