Il membro laico del Csm voluto dal Pd rischia l'ineleggibilità
Roberto Romboli è docente in pensione, e non ordinario come richiesto dalla Costituzione. La sua elezione potrebbe essere annullata: una figuraccia per i dem, che puntano su di lui per la vicepresidenza del Csm
Un nuovo pasticcio aleggia sull’elezione dei componenti laici del Consiglio superiore della magistratura. Dopo lo svarione di Fratelli d’Italia, che aveva proposto la candidatura di Giuseppe Valentino, salvo poi ritirarla durante la votazione in Parlamento una volta emerso il coinvolgimento del penalista in un’indagine contro la mafia (al suo posto è stato eletto Felice Giuffrè), stavolta è il Partito democratico a rischiare la figuraccia. Il laico eletto in quota dem, il costituzionalista Roberto Romboli, non disporrebbe infatti dei requisiti necessari per l’eleggibilità a Palazzo dei Marescialli. Un problema, se confermato, non da poco, perché farebbe saltare uno dei nomi il pole position per l’elezione del nuovo vicepresidente del Csm.
Ma su quale buccia di banana rischia di scivolare l’elezione di Romboli? La Costituzione stabilisce che i componenti laici del Csm debbano essere scelti dal Parlamento “tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati dopo quindici anni di esercizio”. Il problema è che Romboli (eletto con il maggior numero di voti dal Parlamento) è stato professore ordinario di Diritto costituzionale all’università di Pisa dal 1987 al 2021. Dall’ottobre 2022 Romboli è professore emerito presso lo stesso ateneo, ma un emerito non è un ordinario: è semplicemente un professore in pensione a cui viene attribuito un titolo meramente onorifico, privo di qualsiasi riflesso istituzionale.
Del resto, dove i costituenti e il legislatore hanno voluto parlare di soggetti in quiescenza, lo hanno fatto con chiarezza. L’articolo 135 della Costituzione, per esempio, prevede che i giudici della Corte costituzionale possano essere scelti “fra i magistrati anche a riposo, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni di esercizio”. Questo a conferma dell’estraneità dei docenti ordinari alla categoria dei professori pensionati, se pur emeriti.
Il caso Romboli sta agitando il dibattito tra i nuovi componenti del Csm. “Auspico che il Csm inizi sulla strada della legalità. E’ chiedere troppo?”, afferma un consigliere togato, ricordando un ulteriore dettaglio rilevante: durante i lavori di approvazione della Costituzione venne messo ai voti un emendamento diretto a consentire che fossero eleggibili al Csm da parte del Parlamento anche magistrati a riposo. L’emendamento venne respinto.
Il caso del laico eletto in quota Pd risulta essere ben diverso da quello dell’ex presidente della Consulta, Annibale Marini, eletto nel 2010 come membro laico del Csm pur essendo docente in pensione. Marini, infatti, svolgeva anche la funzione di avvocato, andando a soddisfare così i requisiti richiesti per l’elezione.
Martedì al Quirinale, di fronte al capo dello stato Sergio Mattarella, si terrà la cerimonia di commiato dei consiglieri uscenti e l’insediamento dei nuovi membri del Csm. Mercoledì la commissione verifica titoli comunicherà l’idoneità o meno di tutti i componenti laici. Lo stesso giorno il plenum del Csm eleggerà, fra i membri laici, il nuovo vicepresidente, così da consentirgli di partecipare giovedì all’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione.
In caso di inidoneità di Romboli, il Csm potrà procedere comunque all’elezione del vicepresidente perché per le deliberazioni non è necessaria la presenza di tutti i componenti. Insomma, potrebbe ripresentarsi quanto avvenuto nel 2014: il Pd ottenne l’elezione tra i laici di Teresa Bene, poi ritenuta ineleggibile dalla commissione verifica del Csm in quanto professoressa universitaria associata (e non ordinaria). Ancor prima che il Parlamento indicasse il sostituto di Bene, il plenum del Csm elesse come vicepresidente Giovanni Legnini, sempre in quota dem.
Tutto ciò, comunque, non farebbe venire meno la figuraccia per il Pd. L’esclusione di Romboli aprirebbe definitivamente la strada all’elezione alla vicepresidenza di un componente laico di estrazione di centrodestra. Tra i favoriti il penalista Fabio Pinelli, eletto in quota Lega ma apprezzato in maniera trasversale.