giustizia
Anomalie, manipolazioni, interruzioni. Il lato oscuro del trojan
Gli allarmi lanciati dall'esperto ascoltato in commissione Giustizia al Senato sull'uso del captatore informatico gettano ombre sulla vicenda dell'hotel Champagne, da cui prese avvio lo scandalo nella magistratura
E’ passata del tutto inosservata un’audizione tenutasi la scorsa settimana in commissione Giustizia del Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle intercettazioni. A essere ascoltato è stato Lelio Della Pietra, ingegnere informatico esperto di captazioni e in particolare di quelle compiute tramite trojan, i software inoculati nei pc e nei dispositivi mobili che consentono di acquisire tutte le conversazioni, le immagini e i messaggi, e di registrare tutto ciò che accade nel giro di diversi metri. L’audizione di Della Pietra assume un rilievo particolare, non solo per i suoi contenuti, ma anche per il ruolo rivestito dall’esperto. Della Pietra è infatti consulente tecnico di parte di Antonio Lepre, uno dei cinque magistrati (all’epoca consiglieri del Csm) puniti sul piano disciplinare per aver partecipato la sera dell’8 maggio 2019 all’incontro all’hotel Champagne con Luca Palamara, incentrato sulle nomine di vertice di alcuni uffici giudiziari. L’incontro venne intercettato tramite un trojan iniettato nel cellulare di Palamara e fornito dalla società Rcs, che custodiva i dati intercettati nel suo server di Napoli.
Dopo la bufera causata dallo scandalo, anche Rcs è finita sotto inchiesta sia a Firenze che a Napoli con l’accusa di aver immagazzinato i dati intercettati violando le norme. Le ipotesi di reato vanno dalla frode al falso in atto pubblico, fino all’accesso abusivo a sistemi informatici. Leggendo le intercettazioni captate attraverso il trojan, infatti, sono emerse diverse anomalie, di cui Lepre ha chiesto conto a livello giudiziario. Basti pensare che dalle trascrizioni delle intercettazioni mancano le parti in cui Lepre, che soggiornava abitualmente all’hotel Champagne, presenta sua moglie ai colleghi magistrati riunitisi in una sala adiacente alla hall.
Intervenendo al Senato, Della Pietra ha parlato (senza nominarla esplicitamente) della vicenda, mettendo in guardia i senatori dal rischio che il trojan possa prestarsi a malfunzionamenti, e anche a manipolazioni dei risultati ottenuti. Il Foglio ha potuto visionare la consulenza tecnica depositata da Della Pietra a Napoli. Le conclusioni sono piuttosto inquietanti. Dalla relazione emergono innanzitutto incongruenze sugli orari di programmazione dell’attivazione del trojan inoculato nel cellulare di Palamara, spiegabili solo con un intervento successivo da parte dell’uomo. Nelle tre giornate “clou” dell’indagine (8, 9 e 10 maggio 2019), qualcuno ha infatti apposto degli “zeri” dinnanzi al comando riportante l’ora in cui effettuare l’intercettazione.
Ma l’elenco delle anomalie è molto più lungo e preoccupante: “Esistono quattro casi in cui il trojan ha effettuato captazioni laddove non erano presenti le relative programmazioni”, “vi sono ventidue casi in cui il trojan, pur programmato per effettuare captazioni, per lunghi periodi trasmette solo sync e non pacchetti audio; “la notte fra l’8 e il 9 maggio, il captatore interrompe bruscamente le captazioni alle 2:00 laddove era programmato per continuare fino alle 2:00 del giorno successivo”; “vi sono quattro captazioni che risultano regolarmente ricevute dal server, ma che incredibilmente sono del tutto sparite, senza che vi sia modo di conoscerne il contenuto”.
Della Pietra sottolinea come proprio nei giorni dell’8 e 9 maggio 2019 (quelli a cavallo dei quali avvenne la riunione all’hotel Champagne) “si verifichino contemporaneamente più tipi diversi di anomalie, come non avviene negli altri giorni del periodo di captazione”.
Insomma, conclude l’esperto nella sua consulenza, si è di fronte a “comportamenti assolutamente inconcepibili per un software che dovrebbe garantire evidenza probatoria a quanto acquisito: informazioni mancanti, possibilità di modifiche retroattive, trojan che si comporta in modo differente da come programmato, captazioni di cui si è persa traccia, server e trojan che si ‘impallano’”.
Dopo l’apertura nel 2021, dell’indagine di Napoli non si sono più avute notizie. Qualora le conclusioni del perito di Lepre corrispondessero al vero, ci si ritroverebbe di fronte a uno scandalo grave quasi quanto quello emerso sulle nomine pilotate al Csm. Perché sarebbe messa in dubbio l’affidabilità, a livello processuale, di uno strumento così invasivo come il trojan, su cui i giustizialisti di tutta Italia hanno riposto le loro speranze di palingenesi dello stato.