La doppia figuraccia del Csm sulla nomina del procuratore di Reggio Calabria

Ermes Antonucci

Il Consiglio di stato ha annullato per la seconda volta la nomina avvenuta nell’aprile 2018 di Giovanni Bombardieri a capo della procura reggina, accogliendo il ricorso proposto da Raffaele Seccia

Si fa sempre più grottesca la vicenda della nomina del capo della procura di Reggio Calabria, uno degli uffici giudiziari più importanti del paese, in prima fila nella lotta alla ‘ndrangheta. L’ultimo atto è giunto la scorsa settimana, quando il Consiglio di stato ha annullato per la seconda volta la nomina avvenuta nell’aprile 2018 da parte del Csm di Giovanni Bombardieri a capo della procura reggina, accogliendo il ricorso proposto da Raffaele Seccia, ex capo della procura di Lucera (Foggia) e attuale sostituto procuratore generale presso la Corte di cassazione. La nomina di Bombardieri a procuratore di Reggio Calabria era stata annullata una prima volta nel maggio dello scorso anno dal Consiglio di stato, in accoglimento di un primo ricorso presentato da Seccia. Nonostante l’annullamento, il Consiglio superiore della magistratura aveva confermato all’unanimità la nomina di Bombardieri, ribadendo la decisione che aveva assunto quattro anni prima. Una scelta ora di nuovo bocciata dal supremo organo di giustizia amministrativa.

 

La vicenda risulta ancor più paradossale se si considerano le motivazioni delle sentenze. Per il Consiglio di stato, Seccia è stato “oggetto di un’immotivata svalutazione nel giudizio comparativo, malgrado l’esperienza in questione costituiva un profilo che valesse a differenziare a favore dello stesso ricorrente il profilo di carriera rispetto al dottor Bombardieri, che mai aveva ricoperto incarichi di direzione di uffici giudiziari”. Bombardieri infatti era stato preferito a Seccia nonostante, a differenza di quest’ultimo, non avesse mai rivestito il ruolo di dirigente di procura (all’epoca della nomina era procuratore aggiunto). Per queste ragioni, “il Consiglio superiore è andato alla ricerca di elementi di ordine quantitativo-dimensionale che potessero consentire di eliminare l’obiettiva prevalenza sul piano qualitativo” del profilo di Seccia.

 

Pur di far prevalere il profilo di Bombardieri, ad esempio, il Csm ha introdotto come elemento di valutazione la dimensione dell’ufficio di provenienza. Un criterio illogico soprattutto se applicato a un procuratore aggiunto (come Bombardieri), che può al massimo coordinare “un gruppo di sostituti addetti, e non certo tutti quelli in organico nell’ufficio medesimo”. Non solo: la delibera del Csm attribuisce a Bombardieri “una prolungata e variegata esperienza” nella trattazione dei processi per mafia, che “tuttavia non risulta dalla domanda di partecipazione al concorso per l’assegnazione dell’incarico”. Dal fascicolo personale di Bombardieri, infatti, “risulta che egli ha redatto soli quattro provvedimenti relativi a reati di mafia”.

 

Una figuraccia doppia per il Csm, con pochi precedenti nella sua storia. Quando in passato l’organo di governo autonomo delle toghe si è visto bocciare una nomina ha infatti sempre proceduto o a confermarla sulla base di motivazioni diverse o a cambiarla (si ricordi il caso del procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, scelto dopo la bocciatura di Michele Prestipino). Una prima grana per il nuovo Csm.

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