Voyeurismi duri a morire
L'assoluzione del Cav. ha messo in subbuglio la stampa giustizialista
Manettari dispersi fra titoli roccamboleschi che gettano discredito sul verdetto. Così si spegne, con gli ultimi guaiti, l’ira funesta delle cagnette rimaste con la bocca asciutta: non c’è più l’osso su cui sbavare
"L’ira funesta delle cagnette a cui aveva sottratto l’osso”. Nulla toglie alla bellezza del verso di De André la prosaica necessità di doverlo accostare alle irose e bavose tricoteuse oggi in lutto stretto (bavose sia preso alla lettera: basta vedere l’eccitazione da tastiera di chi s’attarda a fantasticare sui “partouze destinati a soddisfare i peculiari appetiti sessuali”. L’ira delle cagnette giustizialiste cui una sentenza liquidatoria (dei teoremi d’accusa) ha tolto definitivamente – dopo dodici anni di ciarpame voyeurista senza pudore, per estendere a chi lo merita il brocardo della signora Lario – l’osso sugoso del piacere inquisitorio. Primo su tutti il Fatto della serratura: “Criminali in festa: pagare e farla franca non è reato”.
Il mio regno per un cavillo, è il grido di chi si sente tradito sulla strada di casa, quella che “dalla sacrestia porta alla cattedra di un tribunale” (sempre grazie De André). L’attempata tricoteuse Barbacetto non si capacita, “la procura di Milano ha sbagliato tutto”. Già, ma quando le persone per bene denunciano l’orrore degli errori giudiziari, i Barbacettos si nascondono tra le gambe delle toghe. L’ira acceca ex magistrati e politici. Giggino ’a manetta, del resto esperto di giudici che non riconoscono gli sforzi fantasiosi dei pm, è stupito che “il Tribunale non abbia ritenuto sussistere la prova”. Apoteosi per l’Avvocato ex del popolo, che infilata la talare da penitenziere del popolo va salmodiando: “I comportamenti accertati non mi sembrano edificanti sul piano etico e tali da suscitare tutto questo entusiasmo”. Chissà se lo dirà anche del “processo politico” del figlio di Grillo.
A bocca asciutta persino le cagnette di Avvenire, che si aggiudica uno dei titoli più incresciosi, “Berlusconi assolto (sbaglia l’inchiesta)”, che nemmeno la Santa Inquisizione. Lacrima l’occhio guardone che confonde ricerca del reato e ricerca del peccato. Tiziana Siciliano usò parole al limite del sessismo, roba da beghine di Liegi: “Un gruppo di odalische, schiave sessuali che a pagamento lo divertivano, allietavano le sue serate”. Degna erede di Ilda la Rossa, che nelle sue memorie scrive: “Ho provato rabbia per quel mondo popolato da giovani donne pronte a soddisfare i desideri del ‘re’ per ambizione, denaro e un po’ di visibilità”, e qui siamo alla educazione delle fanciulle (peccato che nessuno l’abbia intervistata su Rosa Chemical: ne avrebbe dette di belle, visto che le libere donne di Arcore le definisce “angosciante prodotto di trent’anni di cultura dozzinale, in cui l’ambizione massima è un’ospitata in mediocri trasmissioni tv”). Ma secondo Carlo Bonini “ne escono tutti vinti”, compreso “l’ottuagenario”. Che invece ha vinto. Così al segugio non resta che la pista follow the money: “È costata oltre dieci milioni”. Fatti del Cav., però. E come diceva George Best: “Ho speso gran parte dei miei soldi per donne, alcol e automobili. Il resto l’ho sperperato”. Ilda la Rossa si godeva quelle ore “immersa in uno scenario paradisiaco”. Il breve paradiso artificiale di una Giovanna d’Arco fattasi piromane. Così si spegne, con gli ultimi guaiti, l’ira funesta delle cagnette rimaste senza più l’osso.