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Cerasa: "Il grande guaio del processo mediatico è che diventa verità assoluta"
La questione di merito e quella di metodo. In Italia tutto ciò che si discosta dal processo condotto dai media si trasforma in fake news e la sentenza perde la sua importanza. L'analisi del direttore
C'è una differenza tra il processo della giustizia e quello mediatico. La distinzione tra la gogna condotta dai media e l'esito di una sentenza ufficiale, in casi giudiziari come quello sulla Trattativa o quelli che vedono coinvolti personaggi influenti della politica, risulta annebbiata. Il direttore Claudio Cerasa è intervenuto ieri a Piazza Pulita in merito, partendo dal processo Ruby ter, appena conclusosi con l'assoluzione di Silvio Berlusconi e altri 28.
"C'è stato un tempo in cui i suoi avversari criticavano Berlusconi perché era contro i magistrati. Oggi quegli stessi avversari criticano i giudici che lo assolvono" ha cominciato Cerasa. "In questa storia c'è un tema che riguarda il merito e uno che riguarda il metodo. Il merito ci dice che Berlusconi è innocente perché il fatto non sussiste e quello che è stato chiamato come vizio di forma un cavillo giudiziario, ma non è un dettaglio: è una serie di inquirenti che non sono stati in grado di far rispettare le garanzie di un cittadino. E non farlo significa violare lo stato di diritto".
Il direttore ha poi proseguito: "E quindi tutto ciò che noi abbiamo ascoltato e che sappiamo di Berlusconi riguarda il lato del processo mediatico. Qui entriamo nella questione di metodo. Perché sono anni che noi aspettiamo e parliamo di processi che hanno grande importanza dal punto di vista mediatico. Funziona così: la verità del processo mediatico diventa la verità assoluta. E quando c'è la sentenza, che si discosta dalla verità mediatica, tutto quello che vive al di fuori del processo mediatico diventa fake news. E molto spesso ci sono persone che dovrebbero avere il dovere di informare che si trasformano nella buca delle lettere delle veline delle procure. Il che, porta a non considerare la sentenza come qualcosa di importante".