Caso Cospito
Nordio all'attacco dei pm sul caso Donzelli: "Decido io se sono atti secretati"
Secondo il Guardasigilli la "segretezza dell'atto" divulgato alla Camera non può essere giudicata dalla magistratura ma soltanto "dall'autorità che forma l'atto, cioè dal ministero". E sulle possibili dimissioni di Delmastro parla di "aspirazioni velleitarie e metafisiche"
La saga del "caso Donzelli" continua. L'ultimo sviluppo è di ieri pomeriggio, quando nel question time alla Camera il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha rivendicato il suo diritto a decidere della segretezza del documento divulgato dal deputato di Fratelli d'Italia durante il suo discorso del 31 gennaio, riguardo i colloqui dell'anarchico Afredo Cospito detenuto al 41-bis con la mafia. La classificazione dei documenti, spiega il Guardasigilli, "per legge appartiene all’autorità che forma il documento, e quindi al ministero". E non spetta dunque ai pm di Roma, che stanno attualmente indagando nel fascicolo aperto a seguito dell'esposto del deputato di Europa Verde Angelo Bonelli. "Noi siamo rispettosissimi e attendiamo con fiducia quello che sarà l’esito dell’indagine", rassicura Nordio. Salvo poi specificare che "la qualifica della segretezza o meno dell’atto" non può essere materia della magistratura, ma soltanto "dell’autorità che forma l’atto, cioè del ministero".
La questione strettamente giudiziaria si intreccia con la questione politica. Il tema sono le possibili dimissioni di Delmastro, chieste da larga parte dell'opposizione. Qui Nordio si fa ancora più deciso: la richiesta sarebbe "un’aspirazione velleitaria e metafisica", dice, facendo scudo sul sottosegretario di FdI e chiudendo a ogni possibile evoluzione. Almeno per ora.