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L'indecente gogna di Salvini contro il giudice (aggredito) di Rigopiano
Il vicepremier ha definito "vergognosa" la sentenza sul disastro del 2017 emessa dal giudice di Pescara, aggredito in aula. L'Anm Abruzzo: "No attacchi a magistrati da organi istituzionali". Caiazza (Ucpi): "Idea spaventosa della giustizia"
Stavolta Salvini è rimasto solo. Solo con la forca in mano, nel suo mondo di gogna social e mediatica. E’ stato l’unico esponente politico a lucrare sul dolore causato dalla vicenda di Rigopiano, l’hotel posto ai piedi del Gran Sasso che il 18 gennaio 2017 venne travolto da una valanga, sotto la quale morirono 29 persone. “Ventinove morti, nessun colpevole (o quasi). Questa non è ‘giustizia’, questa è una vergogna. Tutta la mia vicinanza e la mia solidarietà ai famigliari delle vittime innocenti”, ha scritto Salvini, vicepremier e ministro per le Infrastrutture, su Twitter mentre il giudice di Pescara, Gianluca Sarandrea, che aveva appena emesso la sentenza sulla tragedia (cinque condannati e venticinque assolti) veniva salvato dai poliziotti dall’aggressione di alcuni familiari delle vittime e riceveva insulti e minacce verbali di ogni tipo: “Bastardo”, “devi morire”, “venduto”, “fai schifo”, “non finisce qui”. Insulti che devono essere piaciuti a Salvini (“funzionario dello stato”, ricorda Twitter), che arricchiva il suo pensiero con un video che mostra l’ira dei parenti delle vittime contro il giudice.
Chi si aspettava, però, quello di Salvini sarebbe stato solo il primo di una lunga serie di interventi di politici indignati, alla ricerca di consenso facile contro una “sentenza ingiusta”, è rimasto deluso. Nessun altro esponente leghista ha seguito il suo leader. Da Fratelli d’Italia, sempre in prima fila a denunciare i mali della giustizia italiana (cioè il poco carcere), bocche cucite. Difficile fare il contrario quando al proprio partito fa riferimento il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Dagli altri partiti nessun commento, eccetto uno. Parla il presidente del M5s, Giuseppe Conte: quella di Rigopiano “è stata una grande tragedia” e “capisco la disperazione dei familiari”, ma “è necessario aspettare le motivazioni della sentenza”. Non ci sono più neanche i grillini forcaioli di una volta.
Che un vicepremier, comunque, alimenti la gogna contro un giudice non sembra essere proprio cosa da paese civile, e qualcuno se l’è ricordato. La giunta distrettuale dell’Associazione nazionale magistrati dell’Abruzzo ha preso posizione e, “pur esprimendo vicinanza ai familiari della tragedia di Rigopiano”, in una nota ha respinto “fermamente ogni forma di attacco espresso senza che siano conosciute le motivazioni della sentenza, soprattutto se questo proviene da organi istituzionali, chiamati innanzitutto a garantire lo stato di diritto di cui fanno parte”, dando un evidente schiaffo a Salvini (in attesa di una presa di posizione dell’Anm nazionale).
Un altro schiaffone è giunto da Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione camere penali. Per Salvini, ha detto Caiazza, la “pietra dello scandalo” è nel fatto che gli imputati sono stati quasi tutti assolti. “Dobbiamo dedurne che, maggiore è il numero dei condannati, più saremo rassicurati che giustizia è stata fatta. All’inverso, più cresce il numero degli assolti, più cresce la vergogna”. Un’idea “stravagante (ed allarmante)” – ha proseguito Caiazza – che “ne presuppone un’altra, davvero spaventosa: e cioè che l’assoluzione dell’imputato sia il naufragio della giustizia, e la condanna il suo trionfo”. Il passo successivo è che il buon giudice sia colui che fa proprie le idee della pubblica accusa” e che “sta lì non per valutare se l’accusa sia fondata, ma per asseverarla. Pensa questo, ministro? Basta dirlo con chiarezza”. “Ieri piuttosto – ha concluso Caiazza – ci si sarebbe dovuti vergognare per un altro episodio. Alla lettura della sentenza, l’aula è stata profanata da una indecente gazzarra di insulti furibondi e di minacce gravissime verso un giudice della Repubblica, rimasto con dignità e coraggio, in piedi nell’aula, a riceverli. Un giudice che ha pronunziato una sentenza ‘in nome del popolo italiano’”.
La vergogna, aggiungiamo, non è soltanto nella mancata difesa di un giudice aggredito, ma anche in un sistema dell’informazione che, dopo aver assistito ai danni causati dal processo mediatico (insulti, minacce e violenze), ha continuato ad alimentare senza ritegno il meccanismo della gogna. “Rigopiano, nessun colpevole”, ha titolato ieri La Stampa, dimenticando di menzionare le cinque condanne comminate dal giudice. Nella stessa direzione La Repubblica (“Strage senza colpevoli”) e il Giornale (“La strage rimane senza colpevoli”). Un’incredibile opera di disinformazione che, questa sì, rimarrà senza colpevoli.