le dichiarazioni del sottosegretario

Carcere e tossicodipendenze: il piano di Delmastro sulla scia dei "Nordio file"

In un'intervista al Messaggero, il sottosegretario alla Giustizia spiega come intende cambiare prospettiva sulla detenzione di tossicodipendenti, che sono quasi il 30 per cento del totale e pesano sull'affollamento carcerario: "Comunità chiuse e coinvolgimento delle regioni"

Risolvere il sovraffollamento carcerario spostando i detenuti tossicodipendenti in strutture private. È l’idea del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che in un'intervista al Messaggero parla di un’iniziativa "condivisa" dal governo e soprattutto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il tema è tra quelli che sul Foglio, sabato scorso, il direttore Claudio Cerasa ha raccontato attraverso i “Nordio file”: 12 minuti audio inediti del ministro a Londra che illustrano lo schema di una riforma garantista che possa porre dei limiti alla carcerazione preventiva e, appunto, ripensare la detenzione per le tossicodipendenze. Occorre, è la tesi del ministro, ammettere che i reati "non sono tutti uguali" e per alcuni, come quelli legati “alla tossicodipendenza”, rispetto al tema della permanenza in carcere, bisogna agire per “differenziare”. 

    

Delmastro oggi conferma la determinazione di Nordio a modificare le norme per la carcerazione preventiva. "La fotografia è condivisa. C’è n’è un uso statisticamente smodato e il tentativo è di offrire maggiori garanzie all’imputato e all’indagato. Come detto dallo stesso ministro Nordio anche per il tramite di una collegialità di decisioni sulla libertà personale". Sul differenziare la custodia in base ai reati, invece, il sottosegretario frena e propone uno schema diverso. "Non mi risulta. Magari ne discuteremo in futuro, ma in questo momento sul punto sono concentrato sul testo che le ho illustrato", ha risposto al giornalista Francesco Malfetano. Il testo, appunto, è quello che permetterebbe allo stato di cambiare prospettiva sulla detenzione di tossicodipendenti, che sono quasi il 30 per cento del totale e pesano sull'affollamento carcerario. "Dobbiamo comprendere che per un tossicodipendente che ha commesso reati legati all’approvvigionamento economico per procurarsi la droga, il fine rieducativo della pena non sta nel fatto che conosca a memoria la Costituzione o abbia partecipato ad un ottimo corso di ceramica. La priorità per loro è la disintossicazione. Per questo sto lavorando ad un provvedimento che immagina di coinvolgere il terzo settore, quelle comunità chiuse in stile Muccioli (San Patrignano ndr), per costruire un percorso alternativo alla detenzione".
  

Il sottosegretario illustra poi l'idea di comunità ma "con dei paletti", cioè "se commetti un reato e torni in carcere da tossicodipendente dopo aver scontato la pena in una struttura di questo tipo, devi affrontare l’iter normale". Un modello del genere, sostiene, permetterebbe al detenuto di disintossicarsi più facilmente rispetto a un carcere affollato, produrrebbe posti di lavoro e costerebbe anche allo stato meno dei 137 euro al giorno (minimo) che la gestione di ogni detenuto attualmente richiede. "Il giudice già in sentenza può sostituire i giorni di carcere indicati con un numero uguale presso una comunità protetta. Cioè se vieni condannato a due anni puoi scontarli tutti lì. Se poi impieghi 8 mesi a disintossicarti, per il tempo restante la comunità ti aiuterà a formarti e a trovare lavoro", spiega il sottosegretario. Ma attenzione, "la comunità sarà controllata 24 ore su 24, se scappi hai bruciato la tua seconda possibilità e sarai perseguito per il reato di evasione". Il testo "è in stesura", prosegue Delmastro e bisogna confrontarsi con gli attori in campo, perché "è un percorso da condividere con il terzo settore per comprendere appieno la capienza strutturale. E con le Regioni che hanno la delega alla Sanità e dovranno certificare le cooperative e controllarne la gestione. Con loro e con la magistratura di sorveglianza aprirò un tavolo di dialogo".