Forza Italia con Nordio: “Limiti al carcere preventivo”. Le ambiguità di FdI
"Il ricorso alla custodia cautelare deve rappresentare l'extrema ratio", dice al Foglio Pietro Pittalis, vicepresidente della commissione Giustizia alla Camera (FI), commentando le parole di Nordio. Il partito di Meloni resta avvolto nelle contraddizioni
Forza Italia dice “sì” ai propositi di riforma della giustizia espressi dal Guardasigilli Carlo Nordio alla Lse a Londa e rivelati sabato scorso sul Foglio, in particolare l’obiettivo di limitare la carcerazione preventiva. “Mi ha fatto piacere leggere le dichiarazioni di Nordio perché noi di Forza Italia abbiamo anticipato con una nostra proposta di legge quanto il ministro ha auspicato”, ci dice Pietro Pittalis, deputato di Fi e vicepresidente della commissione Giustizia alla Camera. In effetti, Pittalis è il firmatario di un progetto di legge che va proprio nella direzione indicata da Nordio: “Limitare al massimo le possibilità che una persona venga incarcerata prima di essere processata e condannata, salvo casi di flagranza”.
La proposta di Fi intende affermare il principio secondo cui il ricorso alla custodia cautelare debba rappresentare l’extrema ratio, in primo luogo imponendo ai giudici di accogliere le richieste dei pm evidenziando in concreto il carattere della “specificità” e di “oggettività” degli elementi a supporto dell’istanza cautelare. “Nel corso degli anni – afferma Pittalis – abbiamo visto molti magistrati, ovviamente non tutti, affidarsi a mere formule di stile per sostenere genericamente la sussistenza dei presupposti che legittimano la limitazione preventiva della libertà personale, cioè il pericolo di inquinamento delle prove, il pericolo di fuga e il pericolo di reiterazione del reato. Il progetto di legge intende rendere la valutazione del giudice più stringente e fondata su condotte ed elementi concreti in capo alla persona indagata o imputata”.
La proposta di legge di Pittalis prevede anche un altro punto auspicato da Nordio, cioè che a esprimersi sulle richieste di arresto dei pm non sia più un solo giudice ma un “pool” di giudici: “Le misure cautelari, incidendo su un bene fondamentale quale la libertà delle persone, devono essere assunte da un giudice collegiale – dichiara il deputato di Fi – Anche su questo ci troviamo in perfetta sintonia con la posizione di Nordio. Trovo assolutamente pertinente anche il riferimento alla flagranza del reato: abbiamo assistito a misure cautelari applicate anche a distanza di due o tre anni dalla commissione dei fatti. Ciò è assurdo, soprattutto quando parliamo di fatti che non destano particolare allarme sociale”.
Sul tema della limitazione della carcerazione preventiva, Fratelli d’Italia si mostra molto più cauta e reagisce alle parole di Nordio con il solito refrain: “Sono idee personali”. Diversa la posizione di Pittalis: “E’ chiaro che Nordio non parla da ex magistrato ma da ministro della Repubblica italiana. Sui temi della giustizia c’è un preciso impegno di tutte le forze della maggioranza per riforme che ripristino lo stato di diritto e che superino la stagione dell’oscurantismo manettaro dei Cinque stelle. Nordio fa sintesi del percorso della maggioranza”.
Del resto, fino a poco tempo fa Fdi sembrava pensarla proprio come Nordio e gli alleati azzurri. Nell’ottobre 2018, alcuni tra i principali esponenti del partito di Meloni, come Edmondo Cirielli, Francesco Lollobrigida e Ciro Maschio (oggi presidente della commissione Giustizia alla Camera) presentarono una proposta di legge che mirava proprio a “rafforzare i presupposti per l’applicazione delle misure cautelari”, richiedendo in particolare valutazioni più approfondite da parte dei giudici: “A causa della superficialità nella valutazione dei presupposti – premetteva infatti la proposta – troppo spesso la magistratura cade in una sorta di automatismo nell’applicazione della custodia cautelare, tralasciando di riflettere adeguatamente sulla possibilità di applicare, nei casi specifici, altre misure restrittive meno lesive della libertà personale”.
Lo scorso ottobre, il deputato di FdI Cirielli (divenuto nel frattempo anche viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale) ha depositato nuovamente la stessa proposta di legge.
Evidentemente, però, alla linea garantista (almeno nella fase delle indagini) Meloni ora preferisce la linea securitaria, al solo fine di rassicurare il proprio elettorato. E pazienza se, come sottolinea la proposta di Cirielli, le carceri italiane siano “colme di persone ingiustamente detenute”.