Panpenalismo al governo
Dai rave party agli scafisti, dalla maternità surrogata alle occupazioni e all’anoressia: la maggioranza meloniana sembra in grado solo di creare nuovi reati e alzare le pene. L’opposto del pensiero di Nordio
Nuovi reati e pene più alte. Insomma: carcere, carcere, carcere. Sembra essere questa la soluzione individuata dal governo Meloni, e dalla maggioranza che lo sostiene, per risolvere tutti i mali del paese. Il populismo giustizialista come metodo di governo. Si è partiti a ottobre con l’approvazione del decreto legge contro i rave party, per rispondere alle polemiche provocate da un mega raduno organizzato in un capannone a Modena. Il governo stabilì l’introduzione di un nuovo reato per punire l’“invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico, l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. Prevista una pena da tre a sei anni di carcere e la multa da mille a dieci mila euro. Dopo le critiche sulla scarsa chiarezza del decreto, il testo è stato modificato in Parlamento, ma solo con una più precisa definizione della condotta illecita. Si è stabilita comunque la creazione di un nuovo reato (articolo 633-bis) e le pene sono rimaste invariate.
Lo scorso 9 marzo il governo ha deciso di introdurre un altro reato, questa volta per inasprire il contrasto all’immigrazione clandestina, sull’onda della tragedia di Cutro, nelle cui acque sono morti almeno 91 migranti in un naufragio. Il Consiglio dei ministri si è riunito proprio a Cutro e ha adottato un decreto legge che prevede un aumento delle pene per il traffico di migranti e l’introduzione del nuovo reato di “morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina”, che prevede una pena fino a trent’anni di reclusione. Il reato verrà perseguito anche se commesso all’estero. Come dichiarato da Meloni, le autorità italiane cercheranno gli scafisti in tutto il “globo terracqueo”.
Nel frattempo, la logica del populismo penale domina anche l’attività della maggioranza in Parlamento. E’ notizia di ieri che alla Camera dei deputati è stata depositata una proposta di legge di Fratelli d’Italia, a prima firma del capogruppo meloniano Tommaso Foti, che prevede la creazione di un nuovo reato per punire le occupazioni abusive. Questo perché, si legge nella premessa del testo, le pene attualmente previste “non fungono da effetto deterrente”. Così ecco la soluzione: un nuovo reato con una pena che può arrivare fino a nove anni di reclusione.
Sempre negli scorsi giorni, Fratelli d’Italia ha depositato un disegno di legge che punta a far diventare la maternità surrogata un “reato universale”, punibile anche se commesso all’estero dai cittadini italiani. Le pene previste vanno dalla reclusione dai tre mesi ai due anni, con la multa da 600 mila a un milione di euro. Un’altra condotta che il governo vuole perseguire in tutto il “globo terracqueo”, anche se diversi giuristi hanno espresso forti dubbi sulla reale applicabilità della norma.
Al Senato, invece, FdI ha presentato un disegno di legge che propone di introdurre nel codice penale il nuovo reato di “istigazione all’anoressia”, con l’obiettivo di punire influencer, siti e piattaforme online che inneggiano al dimagrimento, soprattutto degli adolescenti. Previste multe fino a 150 mila euro e una reclusione fino a quattro anni.
Anche la Lega si muove. Seguendo gli annunci della premier, il partito guidato da Salvini ha presentato un disegno di legge, a prima firma di Claudio Borghi, che prevede arresto in flagranza, multa da 1.500 euro e un anno di reclusione per chi imbratta e danneggia opere d’arte, quadri, musei e monumenti storici. Non è tutto. A febbraio, nel corso di una diretta su TikTok, Salvini ha annunciato la presentazione di un disegno di legge per aumentare la pena da due a sei anni di carcere per chi maltratta gli animali e per introdurre anche il reato di “strage di animali” per chi posiziona polpette e bocconi avvelenati.
Insomma, la formula “panpenalismo” rischia addirittura di apparire riduttiva per descrivere l’azione del governo Meloni.
E chissà cosa ne penserà il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che nell’intervista a questo giornale dello scorso 15 marzo aveva ribadito la sua visione: “Io resto della mia idea. Aumentare le pene non credo abbia un effetto deterrente. Penso, per esempio, a casi come l’omicidio stradale. Avevo detto già in passato che aumentare le pene per avere un effetto deterrente sarebbe stato sbagliato. Molto semplicemente, perché quel modello non funziona. E resto dell’idea che la giustizia deve dare un segnale non di maggiore severità, ma di maggiore efficienza”.