covid-19
Commissione No vax. L'assurdità di un'inchiesta parlamentare sui vaccini che ci hanno salvato
Indagare sulla gestione dell'emergenza pandemica tenendo fuori le regioni che hanno competenza sulla sanità e mettendo in dubbio la legittimità dell'autorizzazione per le dosi vaccinali. Un'azione che sembra avere una precisa volontà politica
La commissione bicamerale di inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid inizia a prendere forma. Ieri la commissione Affari sociali della Camera ha adottato un testo base con i voti del centrodestra unito e del Terzo polo. Dure critiche sono state invece mosse dalle opposizioni, con il Pd che si è astenuto e il M5s che ha abbandonato l’Aula per protesta. Due le accuse che vengono mosse al testo: la volontà politica di tenere fuori l’operato delle regioni e un malcelato ammiccamento ai No vax con le indagini sui vaccini contro il Covid. Si parte da alcuni punti base che nel corso della scorsa settimana erano stati ufficiosamente condivisi da tutti i gruppi politici: il mandato della commissione si estenderà all’intera legislatura e questa sarà composta da 15 senatori e 15 deputati, nominati dai presidenti di Senato e Camera, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari.
Questa avrà il compito di far luce su diversi aspetti che hanno contraddistinto la gestione pandemica, soprattutto nella sua prima fase, quali ad esempio: valutare l’efficacia, la tempestività e i risultati delle misure adottate dal governo al fine di contrastare l’impatto del Sars-CoV-2; accertare le ragioni del mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale redatto nel 2006; valutare la tempestività e l’adeguatezza delle indicazioni e degli strumenti che il governo e le sue strutture di supporto hanno fornito alle regioni e agli enti locali nel corso di ciascuna fase dell’emergenza pandemica.
Comprensibile anche la volontà di far luce su altri aspetti, quali “eventuali abusi, sprechi, irregolarità, comportamenti illeciti e fenomeni speculativi che abbiano interessato l’attività, le procedure di acquisto e la gestione delle risorse destinate al contenimento della diffusione e alla cura della malattia da Sars-CoV-2 da parte del governo, delle sue strutture di supporto e del commissario straordinario”. Si indagherà quindi sugli acquisti dei dispositivi di protezione individuale prodotti in Cina, sull’acquisto dei banchi a rotelle, sui contratti di appalto e la progettazione delle famose “Primule”, poi accantonate durante la gestione Draghi, così come sull’applicazione Immuni.
E fino a qui, tutto bene. Desta però più di qualche sospetto la volontà di tener fuori le regioni, dal momento che la sanità è costituzionalmente materia a legislazione concorrente. Compito delle amministrazioni locali è, ad esempio, quello di organizzare la sanità del territorio. E se dunque la commissione doveva servire a comprendere cosa non ha funzionato nella fase di gestione emergenziale in modo da farsi trovare pronti in caso di future emergenze, qual è il senso di escludere quelle regioni che già oggi hanno ampie competenze sulla materia e che con l’autonomia differenziata ne avranno sempre di più in futuro? Il sospetto che dietro a questa scelta si celi una precisa volontà politica di preservare quelle amministrazioni locali in maggioranza di centrodestra è difficile da allontanare.
Ancora più discutibile è poi la scelta di tirare in mezzo quei vaccini contro il Covid che ci hanno permesso di uscire dalla pandemia. Sarebbe stato comprensibile far luce magari sul loro acquisto e sulla gestione iniziale del piano vaccinale. Ma quando si arriva a tirare in mezzo gli atti della rolling review sui vaccini, le decisioni in merito della Commissione europea e di Ema precedenti all’autorizzazione del loro utilizzo allora il discorso cambia. Il fatto che una commissione parlamentare indaghi sulla legittimità dell’autorizzazione di vaccini approvati da tutti i maggiori enti regolatori e somministrati in miliardi di dosi in tutto il mondo desta più di qualche perplessità.
Quando poi si legge che le indagini verranno estese anche agli “eventi avversi e sindromi post vacciniche denunciate” il sospetto sembra diventare certezza: l’intento è quello di strizzare l’occhio alle martellanti richieste del mondo No vax. A questo punto si abbia però il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, questa non è una commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza pandemica, ma solo sull’operato di Conte e dell’ex commissario Arcuri, oltre che sull’efficacia e sicurezza dei vaccini Covid. Peccato, un’occasione mancata.