Il governo rischia la stangata dalla Cedu per i debiti della Pa
La Corte europea dei diritti dell’uomo sta condannando lo stato italiano a liquidare alle imprese i debiti non pagati dalla Pubblica amministrazione. In tutto ammontano a 58 miliardi di euro
Una valanga rischia di abbattersi sul governo e sulle sue politiche economiche. A causarla sono le pronunce con le quali da dicembre la Corte europea dei diritti dell’uomo sta condannando lo stato italiano a liquidare alle imprese i debiti non pagati dalla pubblica amministrazione. Nei giorni scorsi, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha iniziato a risarcire i danni morali ad alcune imprese e cittadini della provincia di Crotone dopo che la Corte di Strasburgo ha accolto le istanze presentate da quanti non riuscivano a incassare i loro crediti da comuni, province, aziende sanitarie locali e anche società controllate dagli stessi enti pubblici fallite senza onorare i loro debiti. Nei prossimi giorni il governo dovrà far sapere come intende procedere per la liquidazione dei crediti veri e propri, circa tre milioni di euro. Ma si tratta soltanto di un assaggio. La Corte di Strasburgo, infatti, nei prossimi mesi dovrà decidere altre decine di ricorsi presentate da imprese residenti in Calabria, Campania e Sicilia, assistite dall’avvocato penalista Francesco Verri. Parliamo di pendenze per circa 400 milioni di euro.
“Il mancato pagamento delle spese da parte delle amministrazioni locali e delle società partecipate viola i diritti umani, così come altre gravi omissioni dello stato in materia di libertà, giusto processo, diritto alla salute e ambiente”, spiega al Foglio l’avvocato Francesco Verri, che si sta occupando di portare all’attenzione della Cedu centinaia di ricorsi. “Il punto – aggiunge – è che in alcune regioni del sud, come Calabria, Campania e Sicilia, il problema è strutturale. In queste regioni imprese e cittadini vantano crediti nei confronti della pubblica amministrazione per decine di miliardi di euro. In certi casi al danno si è aggiunta anche la beffa, cioè l’Agenzia delle entrate ed Equitalia hanno preteso il pagamento delle tasse su soldi che le imprese non avevano incassato”.
Non è la prima volta che l’Italia viene condannata dalla Corte di Strasburgo per il mancato pagamento dei debiti della Pa nei confronti delle imprese. La differenza stavolta è che, come afferma Verri, si sta procedendo a presentare i ricorsi in modo strutturale: “Il valore dei crediti che direttamente e indirettamente è sul tavolo di Strasburgo è di circa 400 milioni di euro. Il Consorzio regionale per lo sviluppo delle attività produttive di Catanzaro, per esempio, ha 50 milioni di euro di debiti. La fondazione Campanella, che fino a qualche tempo fa ha gestito il policlinico universitario di Catanzaro, ha 97 milioni di euro di debiti. Le società che hanno gestito servizi per la provincia di Crotone, dai rifiuti all’acqua, hanno 20-30 milioni di euro di debiti”.
Anziché pagare questi soldi, lo stato italiano ha preferito fuggire: “Ha trasferito tutti i costi necessari per gestire servizi pubblici su società di diritto privato controllate, dopodiché ha lasciato che fallissero – afferma Verri – Questi fallimenti hanno inghiottito i costi dello stato. Lo stato quindi si è trovato con i servizi resi, a carico delle imprese, ma senza pagare i costi. Peccato che se questo lo fa il cittadino, quest’ultimo va in galera, se lo fa lo stato non succede niente. Non si può vivere in una repubblica che funziona così”.
La Corte di Strasburgo ha stabilito un principio molto chiaro: “La distinzione tra comuni, province, regioni, consorzi e organismi di diritto pubblico non esiste – spiega il penalista – Ciò che esiste è lo stato, che deve farsi carico dei diritti di tutti i cittadini sia a livello centrale che in quello periferico. Ecco perché il Mef viene condannato a pagare i danni morali e il governo viene condannato a pagare i crediti al posto degli enti locali. Poi il governo potrà rivalersi sugli enti locali, ma almeno così i cittadini hanno davanti a loro un debitore solvibile invece di una massa di enti insolventi”. “Insomma – aggiunge Verri – possiamo dire che per fortuna c’è un giudice a Strasburgo”.
Il giudice di Strasburgo potrebbe costare molto caro all’Italia. Secondo le stime della Banca d’Italia, l’ammontare dei debiti commerciali della pubblica amministrazione è di 53 miliardi di euro. Per Confartigianato la somma è persino più alta: 58 miliardi. Altro che legge di bilancio.