sotto tiro
Il fuoco incrociato di magistrati e penalisti contro Nordio per il caso Uss
"Grave invasione di campo”, “deriva pericolosa”, “intimidazione”: Anm, correnti e avvocati uniti contro il Guardasigilli e la sua azione disciplinare nei confronti dei giudici milanesi per la fuga del russo sospettato di spionaggio
"Grave invasione di campo”, “deriva pericolosa”, “intimidazione”, “caccia ai giudici”, “grave lesione all’autonomia e all’indipendenza della magistratura”, “pericolosa interferenza”, “attacco alla libertà di tutti”, “scivolone da evitare”. Qualcuno stenterà a crederci, ma questo lungo elenco di critiche alla decisione del Guardasigilli Carlo Nordio di avviare un’azione disciplinare nei confronti dei tre giudici milanesi che disposero i domiciliari per Artem Uss (poi evaso) comprende dichiarazioni di esponenti sia della magistratura che dell’avvocatura. Toghe e penalisti uniti contro l’iniziativa del ministro della Giustizia: uno scenario più unico che raro.
A intervenire prima di tutti è stata la sezione milanese dell’Associazione nazionale magistrati, che ha parlato di “uso strumentale” dell’azione disciplinare. Una richiesta, quella di Nordio, “gravemente lesiva delle prerogative costituzionali che presidiano l’esercizio della giurisdizione”. Poi è toccato ai vertici nazionali dell’Anm, dotati di ben altra forza mediatica e politica: “Da parte del ministro Nordio – ha affermato la giunta dell’Anm – c’è stata una grave invasione di campo nella sfera di competenza della giurisdizione, con inaccettabile intromissione sul sindacato interpretativo delle norme e sulla valutazione degli elementi di fatto sottesi alla decisione, che non possono essere oggetto di azione disciplinare, se non a costo di minare in radice l’autonomia e l’indipendenza dei giudici”.
Concetti ribaditi in un’intervista alla Stampa dal presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia (“Sono sconcertato, si tratta di un’invasione di campo inaccettabile e senza precedenti, che apre uno scontro tra poteri costituzionali, mina lo stato di diritto ed evoca quanto accade in paesi come Polonia e Israele”) e nella serata di mercoledì dai circa 170 magistrati che hanno partecipato, in presenza o in videocollegamento, all’assemblea dell’Anm milanese. Presente, in prima fila, anche Armando Spataro, ex procuratore di Torino e per anni alla procura di Milano, che si è sfogato: “Non mi sono mai incazzato come in questa occasione”.
Poi è stata la volta delle correnti che animano la vita associativa dei magistrati: Area, Magistratura democratica, Unicost, Magistratura indipendente. Tutti hanno voluto partecipare alla condanna collettiva nei confronti di Nordio, chi con toni scomposti (come Area, che ha parlato di una “caccia ai giudici di Milano”, scatenata come quella all’orso Jj4), chi con maggiore precisione (come Unicost, che ha evidenziato “l’inedita forma di ingerenza nell’attività di interpretazione di norme di diritto, nonché di valutazione del fatto e delle prove che non possono, per legge, dare luogo a responsabilità disciplinare”), chi con ponderazione (come Magistratura indipendente, che ha preferito ascoltare l’informativa di Nordio alla Camera prima di rilasciare una nota in cui, senza entrare nel merito della vicenda, si ricorda che “l’azione disciplinare non è e non deve essere uno strumento per criticare e mettere in discussione il merito dei provvedimenti giudiziari, che può e deve essere contestato soltanto con gli ordinari strumenti di impugnazione che il nostro ordinamento prevede”).
Ma stavolta ad attaccare non sono state solo le toghe. Durissimo l’intervento della Camera penale di Milano, tanto da sorprendere anche alcuni membri togati del Csm: “Che si invii un’ispezione ministeriale per verificare l’operato della Corte di appello di Milano, e il ministro eserciti l’azione disciplinare entrando nel merito della fondatezza di un provvedimento non impugnato dagli organi legittimati, ci appare come un forte elemento di intimidazione”. I penalisti milanesi hanno anche sottolineato “come i nominativi dei giudici componenti i collegi della Corte che si sono occupati del caso siano stati pubblicati con un’alea stigmatizzante dai mezzi di informazione. Quasi che scarcerare sia comunque sempre grave, molto più che incarcerare”.
Pure l’Ordine degli avvocati di Milano ha voluto esprimere “vicinanza alla magistratura milanese”, ribadendo che “ogni provvedimento giurisdizionale, se non condiviso, è impugnabile dai soggetti legittimati con gli ordinari rimedi previsti dal codice di rito; non può, quindi, divenire oggetto di valutazione disciplinare il merito della motivazione resa dai magistrati, nel rispetto dell’autonomo esercizio della funzione giurisdizionale, atteso che la magistratura è un ordine indipendente da ogni altro potere”.
Un fuoco incrociato nei confronti di Nordio senza precedenti, che rischia di avere ripercussioni ben oltre il caso Uss, finendo per riversarsi sul tavolo ministeriale in cui si discute delle riforme penali e dell’ordinamento giudiziario.