Dopo il caso Uss, Nordio è ancora più ostinato a riformare la giustizia
Fonti di via Arenula smentiscono qualsiasi sensazione di “isolamento” del Guardasigilli, che anzi è ancora più determinato a portare avanti le sue riforme per cambiare le cose
Il ministro Nordio non molla, anzi rilancia. Il Guardasigilli non ha alcuna intenzione di lasciarsi condizionare dall’ondata di critiche da parte di opposizioni, magistrati e pure avvocati per la gestione del caso Artem Uss. Fonti di Via Arenula smentiscono categoricamente qualsiasi sensazione di “isolamento” di Nordio, che anzi, si riferisce, nelle ultime ore è apparso ancora più determinato a portare avanti le sue riforme per cambiare la giustizia. Tra pochi giorni, a maggio, dovrebbe essere presentato il primo pacchetto di riforme, dal contenuto molto ampio: abuso d’ufficio, traffico di influenze illecite, prescrizione, intercettazioni, custodia cautelare e appellabilità delle sentenze di assoluzione. Dopo le vacanze estive, Nordio vorrebbe invece presentare il pacchetto di riforme costituzionali, puntando soprattutto sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, e sulla modifica del principio di obbligatorietà dell’azione penale.
Insomma, altro che passo indietro. Carlo Nordio guarda avanti spingendo sull’acceleratore, seppur con un po’ di stupore per l’errata interpretazione delle norme in materia di estradizione che a suo parere continua a essere offerta sul caso Uss da diversi esponenti della magistratura (un assist inaspettato al ministro è invece giunto dall’ex presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, che in un incontro a New York ha detto che “Nordio ha ragione”).
Su abuso d’ufficio e traffico di influenze, Nordio punta alla loro revisione, e non alla cancellazione come inizialmente si era ipotizzato. Lo scopo, resta comunque lo stesso: limitare il campo d’azione dei due reati che paralizzano l’attività di sindaci e amministratori locali, spingendoli alla fuga dalla firma. Sulle intercettazioni, l’obiettivo del Guardasigilli è quello di limitarne l’uso per i reati di mafia e terrorismo, e i vari reati satelliti collegati a quest’ultimi, ma soprattutto trovare una soluzione per evitare la diffusione delle captazioni penalmente irrilevanti (un punto sul quale il ministro si è detto addirittura “disposto a battersi fino alle dimissioni).
Come da lui stesso anticipato in un’intervista al Foglio, il ministro intende anche eliminare l’appello per l’assoluzione in primo grado. Visto che in Italia vi è il principio che l’imputato è condannato se risulta colpevole del reato contestatogli al di là di ogni ragionevole dubbio – disse Nordio – “mi dovete spiegare come puoi condannare una persona quando un giudice precedente ha giudicato l’indagato non colpevole”.
Sulle misure di custodia cautelare, si punta a prevedere che a esprimersi sia un organo collegiale. Possibile anche l’introduzione di un interrogatorio preventivo, e non successivo all’applicazione delle misure. Ripristinare la prescrizione sostanziale, superando il pasticcio creato dalla riforma Bonafede e dalla “toppa” introdotta da Cartabia, sarà un’altra delle priorità.
Insomma, vasto programma. Tanto che fra i corridoi del ministero della Giustizia c’è chi sospetta che la marea di attacchi giunta sul caso Uss da diversi settori della magistratura associata sia da legare anche – se non soprattutto – a un sentimento di opposizione delle toghe alle radicali riforme immaginate da Nordio.
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