il plenum
Al Csm volano gli stracci tra il vicepresidente Pinelli e i laici di FdI
I consiglieri eletti in quota Fratelli d'Italia non si sono presentati al plenum in polemica con la deriva "dirigista" di Pinelli (Lega). Dopo due ore la crisi è rientrata, ma l'imbarazzo resta
Giornata convulsa quella vissuta oggi dal Consiglio superiore della magistratura. La seduta del plenum, prevista per le ore 13, è iniziata con due ore di ritardo dopo che i quattro componenti laici in quota Fratelli d’Italia (Felice Giuffrè, Isabella Bertolini, Daniela Bianchini e Rosanna Natoli) hanno deciso di non presentarsi, in polemica con il vicepresidente Fabio Pinelli (Lega). Le ragioni dello scontro, anticipate sul Foglio, sono legate a un’insofferenza dei laici di FdI – e anche di diversi membri togati – per il protagonismo di Pinelli attorno alla programmazione dei lavori del Csm. Appena eletto come vicepresidente, Pinelli ha deciso di cancellare da febbraio ad aprile la “settimana bianca”, cioè l’ultima settimana del mese in cui per tradizione il Consiglio superiore è fermo e non ci sono attività nelle commissioni o nel plenum.
A irritare laici e togati è soprattutto il metodo utilizzato da Pinelli: pesantemente decisionista all’interno del Consiglio e fortemente proiettato verso l’esterno, nei confronti dell’opinione pubblica, con l’obiettivo di apparire come l’uomo del cambiamento del Csm (per esempio, comunicando un aumento del 30 per cento del numero di pratiche definite rispetto al primo trimestre della consiliatura precedente e del 150 per cento solo per il mese di marzo). Visto, però, che per incrementare l’efficienza del Csm non basta approvare più pratiche, ma soprattutto istruirle e scriverle in maniera più adeguata (si pensi alle nomine, sistematicamente impugnate di fronte al Tar e al Consiglio di stato), i consiglieri hanno fatto presente l’esigenza di disporre di maggior tempo, per loro e per i funzionari amministrativi. Pinelli, però, non avrebbe voluto saperne di scendere a patti.
Da qui la rottura clamorosa con i consiglieri laici in quota FdI, che, essendosi sentiti trattati come dei pària, hanno deciso di non presentarsi al plenum delle 13 e di ritirarsi in una sorta di Aventino. “Siamo convinti – hanno fatto sapere in una chat interna –, come anche affermato da alcuni colleghi consiglieri togati, che occorra una responsabile pausa di riflessione affinché si possa articolare una soluzione adeguata a garantire reale efficienza, i necessari spazi di operatività ai magistrati segretari e all’intera struttura amministrativa, nonché gli essenziali momenti di studio e approfondimento delle pratiche da trattare per tutti i consiglieri”.
Non vedendo i laici arrivare, anche Pinelli ha deciso di non presentarsi, così da non formalizzare l’assenza del numero legale che avrebbe reso la situazione alquanto imbarazzante, ma di rinviare la seduta alle 15. Dopo due ore di trattative, il vicepresidente di estrazione leghista ha dovuto accettare alcuni piccoli compromessi. L’abolizione della settimana bianca è stata confermata sino alla fine dell’anno, ma nell’ultima settimana di ciascun mese la convocazione del plenum sarà solo eventuale, mentre a lavorare da lunedì a mercoledì saranno soprattutto le commissioni con maggiori carichi di lavoro: la quarta (quella per le valutazioni di professionalità), la quinta (per il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi), la settima (per l’organizzazione degli uffici giudiziari) e la ottava (per la magistratura onoraria).
Insomma, più che altro i consiglieri di FdI hanno voluto dare una dimostrazione di forza a Pinelli, palesando la loro insofferenza per il metodo decisionista utilizzato dal vicepresidente fino a oggi. Del resto, il regolamento interno stabilisce che il Consiglio può deliberare validamente “con la partecipazione di almeno 21 componenti, dei quali 14 magistrati e 7 eletti dal Parlamento”. Tradotto: è sufficiente che i quattro laici in quota FdI decidano di non presentarsi per bloccare l’intera l’attività del Csm. Prima di lanciarsi in altre prove muscolari, Pinelli farebbe meglio a pensarci due volte.