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Il protagonismo di Pinelli sta creando qualche problema nel Csm
La logica aziendalista del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura genera tensioni all'interno dell'organo di autogoverno delle toghe. A essere irritati sono soprattutto i laici di Fratelli d'Italia
Si stanno vivendo giorni di tensione al Consiglio superiore della magistratura. La ragione, almeno apparente, riguarda la programmazione dei lavori dei prossimi mesi. Appena eletto come vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli (laico in quota Lega) ha infatti deciso di imprimere una svolta alla nuova consiliatura, nata con diversi mesi di ritardo a causa dello scioglimento anticipato delle Camere, cancellando la “settimana bianca”, cioè l’ultima settimana del mese in cui per tradizione il Consiglio superiore è fermo e non ci sono attività nelle commissioni o nel plenum. Da febbraio, per tre mesi, il calendario dei lavori è stato riprogrammato includendo l’ultima settimana del mese, così da recuperare parte degli arretrati accumulati dal Csm.
Mercoledì scorso, nel corso del plenum, Pinelli ha snocciolato i risultati che sarebbero stati raggiunti nei primi 90 giorni della nuova consiliatura: nel primo trimestre il Csm ha definito 5.771 pratiche, mentre nei primi tre mesi della consiliatura precedente le pratiche definite erano state 4.428. Un incremento, dunque, pari al 30 per cento. In particolare, raffrontando la definizione delle pratiche nel mese di marzo 2022 con quelle del marzo 2023, è emerso come si sia passati da 1.471 pratiche a 3.660 pratiche, con un incremento percentuale del 150 per cento. Il mese di marzo 2023, ha sottolineato Pinelli, è stato il primo e allo stato unico mese interamente operativo con il nuovo assetto organizzativo dei lavori consiliari, senza soluzione di continuità. Messo al corrente di questi dati, il capo dello stato, Sergio Mattarella, ha voluto inviare al Csm (di cui è presidente) una lettera in cui esprime “apprezzamento per l’incremento dell’attività del Consiglio superiore nel corso dell’ultimo periodo, realizzato grazie anche al nuovo assetto organizzativo dei lavori consiliari, svolti senza alcuna soluzione di continuità”.
Un assist perfetto per spingere Pinelli a chiedere il rinnovo della programmazione dei lavori senza settimana bianca fino alla fine dell’anno, seppur con alcune modifiche per permettere alle commissioni più importanti di smaltire ancora più pratiche. Oggi si capirà se il sistema sarà rinnovato come proposto dal vicepresidente.
Il “metodo Pinelli”, infatti, ha fatto storcere il naso a diversi consiglieri, sia togati che laici. A essere criticata è innanzitutto la logica “aziendalistica” che sembra muovere il vicepresidente. Comunicati in maniera asettica, senza alcuna distinzione per tipologia, i dati forniti da Pinelli sulle pratiche definite dal Csm risultano avere ben poco senso. Lo conferma il fatto che nessun particolare aumento della produttività del Csm si è registrato in uno dei settori più importanti, cioè il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi: restano ancora in sospeso le procedure di nomina dei vertici di alcuni tra i più importanti uffici del paese, sia requirenti (come le procure di Firenze e di Napoli), sia giudicanti (il tribunale di Milano attende ancora un presidente).
Allo stesso modo, non sembra essere emersa alcuna accelerazione in un altro ambito di rilievo, quello disciplinare. Basti pensare che il Csm non ha ancora affrontato la vicenda dei due ex pm di Trani, Michele Ruggiero e Alessandro Pesce, condannati in via definitiva per tentata violenza privata (per aver fatto pressioni su alcuni testimoni per fare loro ammettere episodi di corruzione), eppure ancora in servizio alla procura di Bari.
Piuttosto, il dato così elevato (5.771 pratiche in tre mesi) sembra suggerire una riflessione sulla quantità di pratiche soltanto formali che il Csm potrebbe tranquillamente evitare di affrontare.
Insomma, la narrazione dell’uomo nuovo al comando, capace di mettere ordine a un’istituzione inefficiente nel giro di poche settimane non sembra corrispondere alla realtà. E’ proprio questa narrazione, alimentata dal protagonismo del vicepresidente, ad aver infastidito i consiglieri.
I più irritati, rivelano fonti interne al Consiglio, sono i componenti laici eletti in quota Fratelli d’Italia, cioè il partito da cui sarebbe dovuto provenire il nuovo vicepresidente prima che scoppiasse il caso Valentino. Dopo aver perso la guida del Csm, i laici di FdI non ci stanno a far passare il leghista Pinelli come l’uomo della provvidenza. Insomma, altro che calendario dei lavori: all’interno del Csm si sta svolgendo una partita politica. Il prossimo match andrà in scena proprio questa mattina nel plenum.