Assolto dopo 12 anni, affitta una vela per far sapere la sua innocenza

Ermes Antonucci

L'iniziativa di Ezio Stati, ex consigliere regionale abruzzese, assolto dopo dodici anni dall'accusa di corruzione. Ha rinunciato alla prescrizione. "Devo far sapere a tutti che non sono un delinquente", dice al Foglio

Ha rinunciato alla prescrizione per veder riconosciuta la propria innocenza da un’accusa di corruzione. Ne è derivato un processo di primo grado durato oltre dodici anni, terminato con una sentenza di assoluzione, con la formula piena “perché il fatto non sussiste”, non impugnata dai pm e quindi diventata definitiva. Protagonista della vicenda è l’ex consigliere regionale abruzzese Ezio Stati, figura di spicco di Forza Italia.

 

Nel 2010 venne coinvolto insieme alla figlia, Daniela Stati, all’epoca assessore regionale con delega alla Protezione civile della giunta guidata da Gianni Chiodi, all’ex compagno di quest’ultima Marco Buzelli, e a due imprenditori, Vincenzo Angeloni e Sabatino Stornelli. Ezio Stati venne arrestato (trascorse quindici giorni in carcere e altri quindici ai domiciliari), la figlia Daniela fu costretta a dimettersi. L’accusa era di essere stati corrotti nell’ambito dell’assegnazione dei lavori per il post terremoto del 6 aprile 2009 all’Aquila, ricevendo non soldi ma regali: auto, gioielli, oggetti di valore. Secondo il procuratore capo dell’Aquila, Alfredo Rossini, il quadro probatorio era “incontestabile”, corroborato da “prove evidenti dei ‘doni’ e delle utilità che i privati hanno corrisposto al pubblico ufficiale (Daniela Stati) e alle persone a lei vicine”. Il castello accusatorio è lentamente crollato, fino a quando lo scorso dicembre il tribunale di Avezzano, al quale era stato trasferito il procedimento, ha decretato l’assoluzione di tutti gli imputati

 

Vista la scarsa evidenza ottenuta dalla notizia sugli organi di informazione, Ezio Stati ha deciso di affittare uno spazio su un camion vela, con la sua fotografia e la scritta a caratteri cubitali: “Assolto dopo dodici anni, quattro mesi, tredici giorni e nove ore perché il fatto non sussiste”. La vela sta andando in giro per Avezzano per ricordare agli abruzzesi che la famiglia Stati non c’entrava nulla con le accuse di corruzione. “Devo raccontare agli amici, a quelli che mi sono stati vicini e anche a quelli che non mi conoscono direttamente che io non sono un delinquente. Né io né altri membri della mia famiglia”, dichiara al Foglio Ezio Stati, difeso nel processo dall’avvocato Alfredo Iacone. “Altri mezzi non ne ho, perché la stampa spara grosso, ma oggi di me non si ricorda più nessuno”, aggiunge.

 

I magistrati si erano accorti che si trattava di un errore fin dal primo interrogatorio di garanzia, ma anziché ammettere un errore così clamoroso hanno preferito calciare la palla in tribuna e far trascorrere tutti questi anni – continua Stati – Intanto, però, la mia famiglia è stata distrutta. Per anni mia figlia ha dovuto portare i suoi figli a scuola sotto gli sguardi ironici di chi pensava che fosse una delinquente”. 

 

Proprio ieri Ezio Stati ha voluto tenere una conferenza stampa ad Avezzano, alla quale ha partecipato anche il deputato – ed ex governatore abruzzese – Luciano D’Alfonso. “Deve essere di interesse anche di chi indaga l’emersione della verità e non l’accettazione della verosimiglianza”, ha dichiarato D’Alfonso. “Questa vicenda dall’inizio ha invece assunto le fattezze di una partita antagonistica. Da una parte la famiglia Stati, dall’altra parte i servitori dello stato incaricati di accertare la verità. Questo è stato il primo segnale grave di patologia”, ha aggiunto, puntando il dito soprattutto verso i pm e gli agenti della polizia giudiziaria. “Chi restituisce a Stati i dodici anni persi dopo questa sentenza? In questi casi serve una riparazione, che non è danarosa, ma sociale”, ha affermato D’Alfonso. 

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