Gli assurdi discorsi politici (ignorati dal Csm) del giudice militante
“Il capitalismo ha portato miseria a miliardi di esseri umani”. La riforma costituzionale del 2016 di Renzi “simil piduista”. “No agli F-35, ai Benetton e ai pro Tav”. Sono solo alcune delle affermazioni fatte negli ultimi anni da Paolo Luppi, giudice di Imperia
"Il capitalismo ha portato miseria a miliardi di esseri umani”. La riforma costituzionale del 2016 di Renzi “simil piduista”. “No agli F-35, ai Benetton e ai pro Tav”. Sono solo alcune delle affermazioni fatte negli ultimi anni da Paolo Luppi, giudice del tribunale di Imperia, oggi sotto procedimento disciplinare del Consiglio superiore della magistratura per una serie di post pubblicati su Facebook contro esponenti politici.
Se nei post finiti nel mirino del Csm, Luppi si è “limitato” a definire “guerrafondaia” l’ex ministra della Difesa, Roberta Pinotti, e ad accusarla, insieme ad altre esponenti politiche (come Gelmini, Carfagna, Santanchè e Meloni), di essere peggiori di Vanna Marchi, nei discorsi pubblici pronunciati negli ultimi anni in occasione della celebrazione della Festa della Liberazione la toga si è lasciata andare ad affermazioni di gran lunga più discutibili.
Lo scorso 25 aprile, ad esempio, Luppi è intervenuto alla Festa della Liberazione a Taggia, in provincia di Imperia, affermando: “Il fascismo nacque per tutelare ben specifici interessi. I grandi potentati economici continuano i loro interessi nello stesso modo. Sfruttano i lavoratori e, in alcuni casi, evadono il fisco. L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è stato stralciato. Con la scuola lavoro abbiamo regalato ore di lavoro gratuite alle aziende, con i ragazzi che a volte muoiono”.
Negli anni precedenti, Luppi si è lasciato andare a dichiarazioni ancora più eclatanti, con probabilità non propriamente compatibili con l’immagine di magistrato equilibrato e imparziale. Il discorso pronunciato da Luppi in un video il 25 aprile 2020 può essere definito il “manifesto” del pensiero del giudice. “Il capitalismo, in Italia e nel mondo, ha portato miseria a miliardi di esseri umani e ricchezza e agio a pochi”, sosteneva Luppi, prima di attaccare i politici (soprattutto di area renziana) che “hanno cercato di scardinare la Costituzione con la riforma simil ‘piduista’ che mirava a smantellare il potere del Parlamento con lo scopo malcelato di cancellare o addolcire in un secondo tempo i severi e nobili principi che la ispirano”.
Luppi se la prendeva poi con i “cosiddetti democratici che hanno votato in spregio all’articolo 11 della Costituzione, le guerre umanitarie, le missioni di pace fatte a suon di bombardamenti, in realtà guerre di rapina o comunque volte a soddisfare le esigenze del neoimperialismo”. Proseguendo il suo intervento, il giudice affermava di non voler festeggiare il 25 aprile “con chi ha fatto spendere miliardi di euro per acquistare gli F-35 che oggi non possono aiutarci molto nella cura del virus corona”. “Non vorrei festeggiarlo – aggiungeva – con chi ha regalato miliardi con le concessioni ai vari Benetton in cambio di una malagestio di autostrade e di finanziamenti elettorali. Non vorrei festeggiarlo con le madamine, pro Tav e i pescecani del cemento che si sono battuti per quell’inutile opera”.
Più che discorsi istituzionali, quelli pronunciati da Paolo Luppi, figlio di un comandante partigiano, sembrano essere interventi politici espressi da un militante di estrema sinistra. Da ricordare l’intervento del 25 aprile 2016, quando il magistrato si scagliò contro l’allora governo Renzi e la sua riforma costituzionale: “Questa Costituzione oggi è oggetto di un vergognoso attacco da parte del governo volto a scardinare un sistema che funziona come un orologio, un monumento di sapienza giuridica. Allora ecco che l’Anpi si è schierata per opporsi a questo progetto di modifica. E io spero che ognuno di noi, in questa data, rifletta sulle garanzie e le libertà che la Costituzione ci offre e sui rischi ai quali conduce un sistema bonapartistico”.
Ma tracce della “militanza” del magistrato risalgono persino al 2011, quando Luppi (sempre il 25 aprile) attaccò Roberto Benigni per non aver pronunciato la parola “resistenza” sul palco del Festival di Sanremo, “per non infastidire qualche ministro in platea, che non ha mai preso le distanze dal fascismo”, riferendosi a Ignazio La Russa.
Insomma, più che i post pubblicati su Facebook, a preoccupare sono i discorsi politici pronunciati da Luppi durante tutta la sua carriera. In quei casi il Csm dov’era?