l'inchiesta

L'indagine sull'omicidio Tramontano è uno schiaffo allo stato di diritto

Ermes Antonucci

Sull'omicidio della giovane donna la procura di Milano ha deciso di rispondere alla barbarie con una giustizia barbarica, fatta di continue violazioni del segreto istruttorio e mostrificazione dell'indagato

Rispondere alla barbarie con una giustizia barbarica. Sembra essere questo l’approccio con cui la procura di Milano ha reagito al tragico omicidio di Giulia Tramontano, ventinovenne incinta di sette mesi: non conducendo un’indagine con equilibrio, sobrietà e nel rispetto dei princìpi cardine dello stato di diritto, bensì portando alle estreme conseguenze il processo mediatico, con la diffusione quasi in presa diretta di ogni informazione raccolta dagli inquirenti e con un’opera costante di mostrificazione dell’autore del reato.

 

Si è partiti con una imponente conferenza stampa tenuta in procura dal procuratore aggiunto di Milano, Letizia Mannella, con la pm Alessia Menegazzo e il comandante provinciale dei Carabinieri, Iacopo Mannucci Benincasa. Tutti hanno voluto evidenziare la brutalità delle azioni compiute dal fidanzato della ragazza, Alessandro Impagnatiello, che dopo aver ucciso avrebbe cercato di disfarsi del cadavere “prima con l’alcool e poi cospargendolo di benzina”. “Le modalità con le quali l’indagato ha deciso di uccidere la compagna erano state pensate, studiate e organizzate ore prima”, afferma  Menegazzo per motivare la premeditazione

 

Come se non bastasse, il comandante dei Carabinieri, Mannucci Benincasa, tratteggia il profilo (dis)umano dell’assassino: “Non abbiamo di fronte solo un assassino, ma un assassino che aveva di fronte la persona che dichiarava di amare e che portava in grembo il figlio che stava per nascere, un figlio che la legge ancora non riconosceva come tale, quindi l’omicidio è della donna, ma in realtà è un feto che, forse, con un taglio cesareo sarebbe potuto nascere di per sé. E non solo non ha esitato a uccidere, ma si è accanito sul corpo tentando di disfarsene dandogli fuoco”. Il senso è chiaro: siamo di fronte a un mostro.     

 

Poche ore dopo, però, la premeditazione dell’omicidio viene esclusa dal gip di Milano, Angela Laura Minerva, mancando – diversamente da quanto ipotizzato dalla procura – i due elementi costitutivi dell’aggravante stessa, quello ideologico e quello cronologico, più volte delineati dalla Corte di cassazione. Cade così la prima “verità mediatica” costruita dalla procura di Milano, con la classica conseguenza di generare nell’opinione pubblica un diffuso sentimento di ingiustizia. Sui social fioccano insulti nei confronti della gip, che si è permessa di mettere in dubbio le ricostruzioni dei pm. 

 

Nel frattempo in televisione, di fronte a milioni di italiani, Mara Venier si rivolge alla madre di Impagnatiello dicendole: “Sì signora, suo figlio è un mostro”. I contenuti dell’interrogatorio di convalida dell’arresto reso da Impagnatiello vengono immediatamente pubblicati su tutti gli organi di informazione, a dispetto del segreto investigativo. “Perché ha ucciso Giulia?”, una delle tante domande della gip. La risposta: “L’ho deciso senza motivazioni. Ci sto pensando costantemente. La situazione era per me, mi passi il termine, stressante. Questa è l’unica cosa che posso dire. Ma non c’era un reale motivo”.

 

Tutta l’indagine, ormai, avviene alla luce del sole. Non ci sono più filtri. Il Tg1 manda in onda degli stralci del verbale di sommarie informazioni rese dalla seconda fidanzata di Impagnatiello, che racconta ai pm di aver incontrato Giulia poco prima della sua scomparsa: “Ci siamo accordate pacificamente, anche perché eravamo entrambe vittime di un bugiardo”. Altri atti coperti da segreto, come quelli diffusi il giorno dopo con i contenuti delle dichiarazioni rilasciate al gip da una vicina, che avrebbe visto “una quantità ingente di cenere” uscire dall’appartamento di Impagnatiello. 

 

Ogni giorno c’è una novità dell’indagine che dovrebbe rimanere segreta ma che viene sbandierata ai quattro venti. Ieri è toccato ai rilievi svolti dalla Sezione investigazioni scientifiche del Nucleo investigativo di Milano nell’abitazione di Impagnatiello. Le immagini dei rilievi vengono diffuse:  le foto delle scale, della cucina, delle pareti.  “Nonostante le macchie siano state pulite, il luminol evidenzia sangue e segni di trascinamento del corpo”.
 
Grazie  ai rilievi viene subito ricostruita la possibile dinamica dell’aggressione: “Impagnatiello avrebbe colpito la compagna alle spalle dandole una coltellata alla gola che le avrebbe impedito di urlare”, scrivono i giornali con il solito accento macabro. E’ inoltre stato ritrovato un carrellino portapacchi che l’uomo avrebbe utilizzato per spostare il cadavere. Continuano poi a “essere passati ai raggi X i movimenti di diverse persone, a partire dalla madre”.
 
Oggi verrà effettuata l’autopsia sul corpo della ragazza. Ci si augura che almeno questa occasione sarà accompagnata da un minimo di decenza.

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