L'intervista

“Dai rave agli youtuber: sulla giustizia il governo non ha una prospettiva”. Parla il prof. Pelissero

Ermes Antonucci

Dal reato anti rave party alla stretta contro gli youtuber, un filo sembra unire le iniziative del governo in materia criminale: il populismo penale. "Si vedono soltanto interventi spot", dice Marco Pelissero, docente di Diritto penale a Torino

"Un governo può essere di destra o di sinistra,  e può avere prospettive di politica criminale diverse. Il punto è che al momento non si vede una prospettiva, un disegno organico. Si vedono soltanto interventi spot”. Così al Foglio Marco Pelissero, docente di Diritto penale all’Università di Torino, commenta l’ultima idea del governo: creare un reato contro gli youtuber che istigano sul web. 

 

L’ultima novità del governo in materia penale, secondo quanto riportato ieri dal Messaggero, sarebbe proprio questa: la creazione di un reato ad hoc per punire chi, maggiorenne o meno, “esalta condotte illegali” o “istiga alla violenza” postando dei video sui social. E’ la linea dura (pene fino a cinque anni) su cui sta ragionando il governo di Giorgia Meloni per evitare che possano ripetersi ancora tragedie come quella avvenuta pochi giorni fa a Casal Palocco, a Roma. Insomma, dal reato anti rave party alla stretta contro gli youtuber. Un filo sembra unire le iniziative del governo in materia criminale: il populismo penale.

 

“Bisognerà vedere come la norma sarà formulata”, afferma Pelissero (che riveste anche l’incarico di presidente dell’Associazione italiana dei professori di Diritto penale). “Si dice che il reato dovrebbe riguardare maggiorenni e minorenni, ma sappiamo benissimo che sotto i 14 anni c’è il principio di non imputabilità, e dai 14 ai 18 ci può essere già adesso la responsabilità del minorenne. C’è solo la riduzione di pena tenuto conto della minore età. Quindi non si comprende l’uso dell’espressione ‘anche i minorenni’”. “E poi – aggiunge Pelissero – abbiamo già il reato di apologia e di istigazione a delinquere. Il reato prevede che la condotta debba essere commessa pubblicamente, anche a mezzo stampa o con altro mezzo di propaganda. Sappiamo benissimo che la comunicazione via internet rientra  in questa categoria. Quindi c’è già un reato, non si capisce l’esigenza di intervenire, se non con l’intenzione di inasprire il trattamento sanzionatorio. Ma pensiamo davvero che il contrasto a questi episodi lo risolviamo inasprendo le pene per fatti che costituirebbero già reato?”.

 

A questo punto, Pelissero allarga lo sguardo: “Il primo intervento del governo è stato proporre un decreto legge anti rave, come se in Italia avessimo rave party ogni settimana e quindi ci fosse una situazione di emergenza”, ricorda. “Dopodiché – prosegue – sul diritto penale sono stati fatti interventi minimali, basati molto sull’onda della notizia di cronaca, oppure riprendendo dei disegni di legge che hanno una forte portata puramente simbolica. Penso al reato universale in materia di Gpa (gestazione per altri)”. 

 

Proprio ieri nell’Aula della Camera è ripreso il dibattito su questa riforma, sulla quale Pelissero è già stato audito in commissione Giustizia: “La Corte costituzionale – dice – aveva sollecitato il legislatore a intervenire per risolvere il problema del riconoscimento dello stato giuridico dei nati dalla Gpa. Invece il Parlamento tace e si preoccupa di rendere il reato universale. Insomma, per un reato che è punito con una pena fino a due anni e che in altri paesi non costituisce reato, qualcuno vorrebbe prevedere la giurisdizione universale come se fosse un crimine contro l’umanità. Rimango veramente stupito”.

 

Pelissero appare perplesso anche sul pacchetto di riforma penale presentato nei giorni scorsi dal Guardasigilli Carlo Nordio: “La riforma dei reati contro la Pubblica amministrazione richiederebbe interventi più ampi”, dice. “Attenzione: L’abolizione dell’abuso d’ufficio apre a vuoti di tutela anche per fatti che possono avere una consistente gravità. E’ vero che le procure a volte esagerano a contestare questo reato, ma ho la sensazione che si stia buttando via il bambino con l’acqua sporca”.

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