Il verminaio senza fine di Trani: il Csm destituisce l'ex gip Nardi
L'ex giudice tranese è stato condannato in via definitiva per calunnia nei confronti di due colleghe e un avvocato. Il Csm ha deciso di rimuoverlo dalla magistratura
La sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ha disposto la rimozione dall’ordine giudiziario del gip Michele Nardi, condannato in via definitiva a un anno, un mese e dieci giorni per calunnia nei confronti di due magistrate, Maria Grazia Caserta e Margherita Grippo, e dell’avvocato Michele Laforgia. La vicenda risale al 2012, prima che il Palazzo di giustizia di Trani venisse terremotato dallo scandalo delle sentenze svendute in cambio di soldi, gioielli e altre utilità (con l’arresto dei pm Antonio Savasta e Luigi Scimè, e dello stesso giudice Nardi).
Nardi accusò Caserta, Grippo e Laforgia di aver stretto un accordo che prevedeva l’astensione di Grippo dalla trattazione del processo “Truck Center” che vedeva imputati vertici dell’Eni, difesi dall’avvocato Laforgia, affinché il processo venisse assegnato a Caserta. Ciò sia allo scopo di ritardare l’esecuzione del decreto di trasferimento di ufficio di Caserta disposto dal Csm, sia di favorire l’avvocato Laforgia nel processo. Circostanze risultate non vere e che Nardi avrebbe falsamente dichiarato con intenti calunniosi. Da qui è nato il processo per calunnia, terminato con la condanna definitiva di Nardi. Alla luce della sentenza, il Csm ha disposto la sua rimozione dalla magistratura. La decisione del Csm, tuttavia, non è immediatamente esecutiva, ma può essere appellata in corte di Cassazione.
Nei confronti di Nardi è aperto anche un altro procedimento disciplinare (sospeso), che prende spunto dal suo arresto per corruzione in atti giudiziari. Nel novembre 2020 Nardi, Scimè e Savasta erano stati condannati dal tribunale di Lecce a pene pesantissime (rispettivamente 16 anni e 9 mesi, quattro anni e dieci anni), ma le sentenze sono state annullate e i procedimenti trasmessi per competenza territoriale a Potenza. A conclusione di questo quadro, bisogna ricordare che anche il magistrato che ha guidato la procura di Trani dal 2008 al 2016, Carlo Maria Capristo, è stato rinviato a giudizio dal gup di Potenza con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. Per i pm, Capristo avrebbe venduto la propria funzione giudiziaria all’avvocato siciliano Piero Amara, all’ex commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Laghi, e al suo consulente Nicola Nicoletti, in cambio “del costante interessamento” per la sua carriera e “per ottenere i vantaggi economici e patrimoniali in favore del suo inseparabile sodale” Giacomo Ragno, l’avvocato che dall’Ilva ottenne lucrosi incarichi di difesa.
Non è tutto. A dicembre Capristo è stato rinviato a giudizio con l’ex giudice Michele Nardi, per concorso in corruzione: secondo l’accusa, Nardi si sarebbe attivato affinché il Csm nominasse Capristo procuratore di Trani e, in cambio, il capo della procura tranese avrebbe svenduto le sue funzioni di procuratore per assecondare le illecite richieste di Nardi nella gestione di alcune indagini.
Fu sempre sotto la gestione Capristo che si affermò la figura del pm Michele Ruggiero, in prima fila nel condurre le pazze inchieste della procura tranese contro le agenzie di rating, Deutsche Bank e American Express. Ruggiero, con il collega pm Alessandro Pesce, è stato condannato in via definitiva per concorso in tentata violenza privata. I due magistrati sono stati condannati per aver minacciato durante un interrogatorio alcuni testimoni per spingerli ad ammettere di aver pagato tangenti a un imputato nell’inchiesta “Sistema Trani”.
Anche in questo caso il Csm ha preso atto delle condanne definitive e ha sanzionato sul piano disciplinare le due toghe, disponendo la sospensione dal lavoro di due anni per Ruggiero e di nove mesi per Pesce, e il trasferimento di Ruggiero a Torino e di Pesce a Milano, con il passaggio di entrambi alla funzione di giudice civile.
Il verminaio scoperchiato a Trani sembra non avere mai fine.