il colloquio
“Tornare all'autorizzazione a procedere”. La proposta del giudice Angelo Piraino
"Per riequilibrare i rapporti tra politica e magistratura si potrebbe reintrodurre l’istituto dell’autorizzazione a procedere nei confronti dei parlamentari”, dice il segretario di Magistratura indipendente
"Per riequilibrare i rapporti tra politica e magistratura si potrebbe reintrodurre l’istituto dell’autorizzazione a procedere nei confronti dei parlamentari”. La proposta non viene da un politologo o da uno storico, ma, a sorpresa, da un magistrato: Angelo Piraino, segretario di Magistratura indipendente. “Le tensioni nei rapporti fra politica e magistratura – dichiara Piraino al Foglio – derivano molto spesso, come di recente, dal fatto che periodicamente e inevitabilmente ci sono iniziative giudiziarie che coinvolgono esponenti politici e vengono viste come interferenze. In passato queste vicende non venivano vissute con le stesse tensioni di oggi. Da qui la proposta sull’autorizzazione a procedere”.
Qualcuno, dottor Piraino, potrebbe contestarle la proposta sostenendo che in passato la politica ha abusato di questo strumento. “L’immunità parlamentare – replica il segretario di Mi – nasce storicamente come una prerogativa a tutela del Parlamento, per evitare che quest’ultimo possa essere condizionato da iniziative esterne, ed è conosciuta in tantissimi ordinamenti occidentali. Con essa tutto viene ricondotto nell’ambito della responsabilità politica. Se una maggioranza abusasse di questa prerogativa ne risponderebbe davanti agli elettori”.
Negli ultimi giorni si sono manifestate tensioni fra governo e magistratura attorno alle vicende che riguardano il ministro Santanchè e l’onorevole Delmastro. Oggettivamente, la reazione del ministero – fatta di note provenienti da “fonti di Via Arenula” – è stata alquanto singolare. “Ma chi sono queste fonti? In democrazia è importante saperlo. A me sono sembrate come l’atto di chi lancia il sasso e poi nasconde la mano”, dice Piraino. “Tra l’altro, queste uscite sono coincise con un momento in cui la tensione già era abbastanza alta, in virtù delle vicende precedenti, come quella di Artem Uss. C’era una corda scoperta ed è stato facile farla vibrare. La domanda che mi pongo io è: ma chi ha l’interesse a far vibrare quella corda?”.
Entrando nel merito del primo pacchetto di riforma Nordio, non crede che questo intervento sia stato sovraccaricato di importanza? “E’ un intervento legislativo che mira a risolvere alcuni problemi specifici, come due reati contro la Pubblica amministrazione, le garanzie nella fase delle misure cautelari, divieti di pubblicazione delle intercettazioni. Però sono interventi, non è una riforma. Una riforma è qualcosa di più organico”.
Per Piraino “ci sono degli aspetti da valutare”: “Ad esempio, togliendo l’abuso d’ufficio potrebbero restare privi di sanzione comportamenti che riguardano la sfera dei concorsi pubblici. Il commissario di concorso pubblico che favorisce un parente o un amico per l’assunzione, senza il reato, potrebbe non essere sanzionato sul piano penale”.
“L’interlocuzione con la magistratura ci deve essere, perché vivaddio siamo in una democrazia – afferma Piraino – Però, tengo sempre a distinguere tra le scelte dei valori, che spettano alla politica, e l’attività della magistratura, che non può essere libera nei fini, perché è soggetta alla legge. Il contributo lo diamo nel momento in cui indichiamo quali potrebbero essere le conseguenze di un intervento, ma è chiaro che le scelte poi le fa il Parlamento”.
Sembra esserci un grande assente in tutto questo dibattito: le risorse per la macchina giudiziaria. “Questo è il tasto più dolente di tutti. Anche la riforma Nordio sembra rendersene conto, laddove posticipa l’entrata in vigore delle norme che riguardano l’aumento del numero dei giudici che devono valutare l’adozione della misura cautelare, in attesa delle necessarie assunzioni dei magistrati. Questa proposta, però, è difficilmente compatibile con i piccoli tribunali. Per fare un processo con misura cautelare, tenuto conto dell’incompatibilità delle funzioni, serviranno oltre venti magistrati. Su questo tema si dovrebbe avere la libertà di discutere serenamente, senza l’ansia di pensare che ci sia un’intenzione punitiva da una parte rispetto all’altra”.
Qui torniamo alla vicenda dei comunicati stampa veicolati per conto di “fonti di Via Arenula”. “La domanda che mi pongo io è: perché?”, insiste Piraino. “Il paradosso è che si veniva da una riunione tra il ministro Nordio e l’Anm che invece era stata caratterizzata da toni assolutamente ragionevoli, distesi e improntati al dialogo. Poi sono arrivate queste note, non attribuibili al ministro come avete scritto sul vostro giornale. Per questo chiedo: cui prodest?”.