IL CASO
A Brindisi c'è un pm che colleziona flop sulla pelle di innocenti. Csm, dove sei?
Tutti assolti gli otto imputati dell'inchiesta sul porto di Brindisi imbastita dal magistrato Raffaele Casto, già noto per altri fallimenti. Scrive il giudice: “Totale infondatezza, oggettiva e soggettiva, delle imputazioni”
"Accuse artificiose", “asserzioni gravissime e del tutto gratuite”, “totale infondatezza, oggettiva e soggettiva, delle imputazioni”. Sono durissime le motivazioni, depositate nei giorni scorsi, della sentenza con cui 13 aprile il tribunale di Brindisi ha assolto il presidente dell’autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Meridionale, Ugo Patroni Griffi, insieme ad altre sette persone, bocciando clamorosamente l’inchiesta portata avanti per anni dal pm Raffaele Casto sui lavori nello scalo salentino.
Il procedimento riguardava in particolare la realizzazione delle opere di sicurezza nel porto di Brindisi negli anni 2017-2018. Patroni Griffi era accusato a vario titolo, con gli altri imputati (anch’essi assolti), di abuso edilizio, smaltimento illecito di rifiuti, frode in pubblica fornitura, falsità ideologica e abuso d'ufficio. Tutto finito nel nulla, se si escludono i danni prodotti dall’inchiesta sulla vita delle persone coinvolte, e anche quelli economici causati alla città di Brindisi.
La vicenda è infatti emblematica dei danni che possono produrre inchieste fondate su meri teoremi giudiziari. “Si deve, purtroppo, prendere atto che gli imputati hanno dovuto attendere ben sei lunghi anni per vedere affermata la loro innocenza – evidenzia il gup Maurizio Saso nella sentenza – L’azione penale è obbligatoria ma proprio perché provoca in chi subisce il processo, innegabili sofferenze, richiede un’accurata valutazione degli elementi raccolti sia in fatto che nella disamina delle questioni giuridiche, evitando il rischio di un atteggiamento pregiudizialmente accusatorio, autoreferenziale e privo di qualunque considerazione dell’interpretazione emersa sia dai precedenti giurisprudenziali in materia che, addirittura, sulla specifica questione. In caso contrario, l’esercizio dell’azione penale si risolve di fatto in un’attività persecutoria e non di affermazione della legalità”.
Nel caso in questione, prosegue il giudice, la disamina dei fatti “fa emergere, con indiscutibile evidenza, la totale infondatezza, oggettiva e soggettiva, delle imputazioni”. Il gup si spinge persino più in là, come a richiamare sul caso l’attenzione delle istituzioni competenti (come il Consiglio superiore della magistratura o direttamente il ministero della Giustizia): “In questo processo, non solo sono state ‘scelte’ persone da non imputare per gli stessi fatti addebitati ad altri, ma si è costruita un’accusa portando avanti, in modo ossessivo, una tesi giuridica sconfessata dai giudici amministrativi e, perfino, alterando la struttura di alcune imputazioni rispetto alla fisiologica e pacificamente riconosciuta configurazione”.
“Una crociata ideologica contro il porto”: con queste parole Ugo Patroni Griffi, presidente dell’autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Meridionale, definisce al Foglio l’inchiesta portata avanti in questi anni dalla procura di Brindisi. “Sto cercando in tutte le maniere – aggiunge – di difendere il diritto di Brindisi ad avere un porto infrastrutturato, che gli permetta di affrontare la transazione energetica e di compensare le perdite occupazionali che deriveranno dalla chiusura della centrale di Cerano. Questa azione è stata fortemente ostacolata da queste inchieste, che poi hanno generato il classico fenomeno di burocrazia difensiva: abbiamo realizzato molte meno opere di quelle che avremmo dovuto realizzare e abbiamo perso finanziamenti per decine di milioni di euro”.
Non è la prima volta che il pm protagonista della vicenda, Raffaele Casto, balza agli onori delle cronache. In un articolo pubblicato un mese fa abbiamo raccontato la storia di un ex dirigente comunale di Brindisi assolto nel giro di cinque mesi per tre volte, in tre diversi processi, dalle accuse di abuso d’ufficio e falso. Il pm era stato sempre lo stesso: Raffaele Casto, che in un’occasione si era spinto pure a chiedere e ottenere gli arresti domiciliari dell’indagato. Ora per lui arriva una nuova pesantissima bocciatura. Non sarà arrivato il momento che il Csm getti un occhio su ciò che accade a Brindisi?