giustizia
“Ideologico l'appello contro la separazione delle carriere”. Parla il pm Paolo Itri
Il sostituto procuratore di Napoli critica la lettera di circa 300 magistrati in pensione contro la riforma annunciata da Nordio: "La separazione delle funzioni tra pm e giudici è già nei fatti. L'opposizione delle ex toghe è solo ideologica"
"Purtroppo il tema della separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici è ormai diventato una sorta di totem all’interno della magistratura, nel senso che se ne fa una battaglia di carattere ideologico, piuttosto che di carattere pratico e istituzionale, e l’appello di questi 300 magistrati lo conferma. Io ribadisco di non essere contrario alla separazione, anche se non risolverebbe certamente i problemi della giustizia in Italia”. Così, intervistato dal Foglio, il sostituto procuratore di Napoli, Paolo Itri, commenta la lettera sottoscritta da circa trecento magistrati in pensione, destinata al ministro Carlo Nordio, contraria all’annunciata riforma della separazione delle carriere.
Dall’ex pm di Mani pulite Piercamillo Davigo all’ex procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, passando per Gherardo Colombo, Giuliano Turone, Francesco Greco, Nello Rossi e gli ex procuratori torinesi Marcello Maddalena e Armando Spataro, le toghe in pensione hanno deciso di scagliarsi in anticipo contro una riforma che ancora non esiste, ma che “stravolgerebbe l’attuale architettura costituzionale”. “Sinceramente – afferma Itri – non riesco neanche a capire il motivo di questa opposizione alla separazione delle carriere, visto che, com’è ben noto, la separazione è ormai nei fatti: la quasi totalità dei pubblici ministeri ha sempre svolto soltanto la funzione di pubblico ministero, perché esiste una serie di paletti che rende ormai estremamente difficile il passaggio tra le funzioni”.
Del resto, facciamo presente a Itri, sono gli stressi firmatari dell’appello rivolto a Nordio a premettere che “dalle riforme Castelli e Cartabia già sono stati praticamente eliminati i passaggi da una carriera all’altra”. Il problema, sostengono, è di principio. “Quindi sono loro stessi a dire che la loro è un’opposizione ideologica, non legata a esigenze reali!”, nota Itri. “La riforma potrebbe tranquillamente funzionare – aggiunge il sostituto procuratore napoletano –. Il problema è un altro. Anche il pubblico ministero deve avere delle doti di professionalità e di equilibrio. Se dovessimo avere due Csm che continuano a nominare i capi degli uffici sulla base degli stessi criteri di natura spartitoria e clientelare, il problema sarebbe soltanto sdoppiato. In Italia si pensa di risolvere ogni problema con una legge, quando invece bisognerebbe investire più sugli uomini. Chi mi garantisce che un procuratore della Repubblica nominato in un regime di unità della giurisdizione possa essere più equilibrato di un procuratore nominato in un sistema di separazione delle carriere? Non vorrei che questa contrarietà ideologica alla separazione sia un modo per sfuggire da quelli che sono i veri problemi della nostra categoria”.
I sottoscrittori dell’appello sostengono, come sempre, che l’obiettivo della separazione delle carriere è quello di porre il pubblico ministero alle dipendenze dell’esecutivo, anche se nessuno lo ha mai proposto, a partire dal ministro Nordio. “Qui siamo al processo alle intenzioni – dichiara Itri –. Ovviamente va salvaguardata l’autonomia e l’indipendenza del pm dal potere esecutivo, ma queste devono far parte del patrimonio culturale e personale del magistrato. Siamo alla solita questione: bisogna investire sulle persone, non occuparsi esclusivamente delle norme”.
Uno dei problemi più evidenti, secondo Itri, è la presenza di criteri spartitori nelle nomine delle cariche direttive e semidirettive. “Questo è il vero problema – ribadisce il pm – e riguarda in primo luogo le modalità con cui vengono eletti i componenti del Csm. Fino a quando i magistrati eletti al Csm saranno ognuno espressione di una corrente, e quindi di un gruppo di potere, chiaramente il problema si riprodurrà. Basta seguire le attività l’organo per rendersene conto, così come basta andare a vedere le volte che la giustizia amministrativa interviene per annullare delle nomine del Consiglio”. Come è possibile rendere i consiglieri indipendenti dalle correnti? “L’unica soluzione è il sorteggio temperato: selezionare un certo numero di magistrati candidabili, sulla base di una serie di requisiti, e poi procedere al sorteggio”, conclude Itri.