rischio far west
Nell'estate in cui gli italiani si fanno giustizia da soli, il ministro Nordio tace
Si moltiplicano gli episodi di “giustizia fai da te” ma dal Guardasigilli non giunge nessun richiamo al rispetto delle regole basilari del vivere civile. Breve rassegna degli ultimi casi di cronaca
A forza di invocare pene certe e rapide, ecco che in questa estate la società italiana sembra essersi trasformata in un Far West. Ciò che rimarrà è la cronaca di una costante giustizia fai da te, passata inosservata soprattutto alle istituzioni (ministro Nordio, non dice niente?). L’ultimo episodio è avvenuto giovedì scorso, a Ostia, dove un ragazzo di sedici anni si è arrampicato al primo piano di un palazzo per rubare in un appartamento. Scoperto dai condomini, il giovane ha tentato la fuga lanciandosi nel cortile, dove però è stato bloccato dagli inquilini, che si sono trasformati in giustizieri fai da te, pestandolo e prendendolo a bastonate. A salvare il ragazzo dal linciaggio sono stati i Carabinieri, avvisati da un collega che abita nello stesso edificio. Il sedicenne, di origine cubana, è stato poi identificato e denunciato per tentato furto. Nel frattempo, sui social network e le chat ha cominciato a circolare, con un’ondata di reazioni positive, il video che ritrae il tentato linciaggio.
Poche ore prima, nel centro di Roma, era avvenuta una scena simile. In uno dei tanti ristoranti presi d’assalto dai turisti, una donna è stata sorpresa a rubare lo zaino di un cliente. Anziché avvisare le forze dell’ordine, anche in questo caso la vittima del furto, i suoi amici e – da quanto risulta – persino i camerieri del locale hanno aggredito la donna, prendendola a calci e pugni. Quest’ultima è poi riuscita a darsi alla fuga. L’intera scena è stata filmata, pure stavolta, da uno smartphone e condivisa sui social.
Agli inizi di agosto l’istinto forcaiolo si è scatenato in Valpolicella, nel Veronese, contro Davide Begalli, il trentanovenne accusato di aver investito e ucciso con la sua auto un tredicenne, Chris Obeng, senza poi prestargli soccorso. L’8 agosto Begalli è stato stato vittima di una spedizione punitiva organizzata da una trentina di persone – con il volto coperto – nell’abitazione dove sconta gli arresti domiciliari. “Vieni fuori che ti ammazziamo”, ha sentito urlare dalla porta d’ingresso, presa a calci, pugni e bastonate. Gli aggressori hanno fatto diversi video con i telefonini, che poi sono circolati sui social.
Pochi giorni prima, un trattamento simile era toccato al diciassettenne che il 28 giugno scorso ha ucciso a coltellate Michelle Maria Causo, sua coetanea, in zona Primavalle a Roma, prima di cercare di occultarne il cadavere. Dopo una messa dove si erano svolti i funerali, un gruppo di circa cento ragazzi, tutti fra i 15 e i 18 anni, ha deciso di recarsi nella casa dell’assassino, di sfondare il portone, forzando i sigilli posti dall’autorità giudiziaria, e distruggere tutto l’arredamento.
L’ultima vittima di questo clima di giustizia fai da te è di nuovo un minorenne. Si chiama Cristian Umberto Barone, ha 17 anni e ha la sfortuna di avere lo stesso nome e cognome di uno dei ragazzi arrestati per lo stupro di gruppo avvenuto a Palermo il 7 luglio. Come raccontato da Palermo Today, da giorni il giovane riceve sui suoi profili social insulti e minacce di morte.
Che di fronte a tutto ciò i politici tifosi della gogna (e negli ultimi tempi della castrazione chimica) non abbiano detto nulla non sorprende. Ma che un ministro della Giustizia come Carlo Nordio, che ha fatto del pensiero garantista e liberale la sua stella polare, non abbia neanche trovato un minuto per condannare queste gesta, ricordando che sono completamente inaccettabili in un paese civile, ha del clamoroso.